Papa Francesco: “Il celibato dei preti può essere rivisto”

Il Pontefice ha parlato anche della donna
«Non credo»: così il Papa risponde all'agenzia argentina Infobae che gli chiede se una eventuale abolizione del celibato dei sacerdoti possa aumentare il numero delle vocazioni. Al proposito il Papa ricorda che «nella Chiesa cattolica ci sono preti sposati: tutto il rito orientale è sposato. Tutto. Tutto il rito orientale. Qui in Curia ne abbiamo uno —mi sono imbattuto proprio oggi— che ha sua moglie, suo figlio. Non c'è contraddizione che un prete si sposi. Il celibato nella Chiesa occidentale è una prescrizione temporanea: non so se si risolve in un modo o nell'altro - precisa il Papa che si è sempre detto contrario all'abolizione del celibato -, ma è provvisoria in questo senso; non è eterno come l'ordinazione sacerdotale, che è per sempre, che tu lo voglia o no. Che te ne vada o meno è un'altra questione, ma è per sempre. Invece il celibato è una disciplina». «Ogni persona va rispettata nella sua dignità e nei suoi diritti fondamentali: istruzione, lavoro, libertà di espressione, e così via. Questo vale in modo particolare per le donne, perché più facilmente soggette a violenze e soprusi. La donna è il primo materiale di scarto. Non possiamo tacere di fronte a questa piaga del nostro tempo». Così Papa Francesco, ricevendo in udienza in Vaticano i membri della Fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice e della Strategic Alliance of Catholic Research Universities (Sacru), in occasione della presentazione del volume: "More Women's Leadership for a Better World. Care as a Driver for our Common Home".
«Oggi la donna è usata - ha sottolineato il Pontefice -. Ti pagano di meno, perché sei donna. Poi se ti vedono incinta ti tolgono il lavoro. E' una modalità che nelle grandi città si usa, per esempio con la maternità». Per il Papa, «è una piaga. Non lasciamo senza voce le donne vittime di abuso, sfruttamento, emarginazione e pressioni indebite! Facciamoci voce del loro dolore e denunciamo con forza le ingiustizie a cui sono soggette, spesso in contesti che le privano di ogni possibilità di difesa e di riscatto».
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