Il caso Cospito

Quanto accade intorno alla vicenda del detenuto Cospito è questione che mi costringe a domande con risposta complessa.

Si lascerà morire di fame contro un determinato regime carcerario?

Ricordo l'Irlanda del Nord, 50 anni fa, Bobby Sands ed altri. Così fosse, tutto il mio rispetto. A prescindere da precedenti responsabilità.

Confesso la mia ignoranza sul progetto dell'anarchia, anzi probabilmente vivo in  beata romantica incoscienza gli attuali sussulti di una visione dell'organizzazione umana che non mi convince, essendo basata sulla capacità del singolo di agire per il bene comune.

Ma certo non è che siano motivo d'orgoglio le organizzazioni statuali -che si sono costituite e che governano la vita delle comunità nei 200 più recenti anni.

Aborrisco tutte le forme di violenza che tendono ad imporre un modo di governare facendo male a persone. Anche se si parla di gambizzazioni non va bene. E mi pareva l'anarchia fosse prevalentemente non violenta, che non significa non fare atti perlomeno rumorosi. Non va bene mettere vite a repentaglio con esplosioni o incendi, ma non mi scandalizza l'incendio di auto. Sono tuttavia soldi nostri, beni al nostro servizio resi indisponibili, ci vadano con garbo; peggio fossero di qualche malcapitato “proletario”.

Ho vissuto gli anni di piombo, non mi sento di dire che quanto addebitato all'anarchico Cospito rientri nelle stesse modalità di brigate rosse ed affini che hanno inquinato la vita italiana con centinaia di morti innocenti. La banda dello uno bianca -morte di 24 persone e il ferimento di altre 114- ed altri casi mi hanno lasciato cicatrici emotive e dubbi

L'istituzione statuale italiana ha prodotto un aggravamento di condizioni carcerarie per alcune categorie di criminali (specificatamente terrorismo e crimine organizzato) con l'introduzione del carcere duro definito per semplicità 41 bis.

Non si possono gambizzare persone o organizzare attentati come se questa fosse la cosa più innocente del mondo; eppur credo che ci dovrebbero essere i termini per una revisione dell'applicazione di un regime carcerario che forse è pure meno efficace di quello che ci viene presentato.

Ma dall'altro lato non posso che rimanere inorridito e offeso dal comportamento dei manifestanti “anarchici” che vandalizzano la proprietà privata (che in molti casi sostiene semplici lavoratori dipendenti) e danneggiano la cosa pubblica perché tutto questo ha un costo per la collettività senza che sia meglio chiarito a quale ideale tutto questo sottende.

Quindi sarà bene che cambino registro perché sennò non posso altro che far cadere l'anarchia, il suo progetto ed i suoi militanti nel canestro di quelli che sbagliano e sbagliano di grosso.

Le strade dell'inferno sono lastricate di buone intenzioni.