Opinionisti Marco Cestelli

Quando ci siamo stancati di essere Qualcuno?”

La ricchezza o si estrae o si intercetta

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Per quanto riguarda il rapporto nascite-decessi, si riportano 84 nuovi nati mentre le morti sono state 220. Sul fronte dei cambi di residenza, sono 415 le persone che hanno lasciato il comune biturgense, 51 delle quali per approdare all’estero. A questo dato si contrappongono i 428 cittadini che hanno scelto di risiedere al Borgo, 115 dei quali provenienti da nazioni estere.

Nel report del Comune si contano 6.791 nuclei familiari, le celebrazione sono 29 i matrimoni celebrati nelle sedi comunali e 9 quelli con rito religioso (da TTV.it). In poche parole ci avviamo ad un radioso futuro di cittadina di nicchia, ancora benestante e pasciuta, in pensione e da terza età. Insomma siamo uno spaccato del Paese: i poli di attrazione sono le città dove si trovano centri universitari, ricerca e terziario avanzato, dove ci sono connessioni stradali importanti, ferroviarie e marittime. Domando, perchè Sansepolcro dovrebbe essere l’eccezione? Per quale motivo, se non per lavoro, una persona dovrebbe trasferirsi qui? Chi viene per lavoro, di solito, è meno benestante rispetto agli indigeni, quindi è disposta a pagare meno per affitti, e se si tratta di lavoro meno qualificato anche la levatura culturale non è elevata. Da cui si protrae l’abbassamento delle rendite e del sostanziale impoverimento degli abitanti, la chiusura di negozi e case sfitte. Se si guarda alle statistiche delle zone di Sansepolcro si nota una fuga lenta e inesorabile dal centro storico; chi pensate possa trasferirsi tra le antiche mura se sono proprio gli abitanti che hanno preferito abbandonare il centro per trasferirsi fuori, magari con posto auto, giardino per i bambini e per animali da compagnia? E anche nelle grandi città molte tipologie di negozi chiudono i battenti e si moltiplicano i “mangifici”, ristoranti e pizzerie, locali per aperitivi e affini. I giovani sono di meno, gli anziani sempre di più, quindi pochi matrimoni e molti bambini nascono fuori dai “sacri” vincoli familiari (con le leggi e i trend attuali sfido a dire che è sbagliato), molti stranieri (ma sempre meno che in paesi europei d’oltralpe).
Ha chiuso “il punto nascita”, ormai da tempo, e si parla da tanti anni del continuo declassamento dell’ospedale, e per esperienza direi che tale abbassamento dei servizi sanitari continuerà ulteriormente; i politici comprensibilmente dicono il contrario ma i costi della sanità non premiano la provincia. Da anni non arrivano più treni a Sansepolcro e probabilmente la stazione ferroviaria si sposterà in zona S. Paolo; lo considero già un miracolo. Il collegamento con Arezzo mi sembra utopia. Perché la verità ultima è che siamo pochi, più vecchi e meno dinamici, non si giustificano più investimenti infrastrutturali.

Allora siamo destinati all’oblio e alla decadenza nei prossimi anni? Neanche per sogno, anzi il contrario ma sperare in una “resurrezione” dei tempi migliori è semplicemente improprio. Bisogna creare ricchezza. Come si fa? Ci sono poche alternative: la ricchezza o si estrae, o si intercetta (vedi strade, porti, aeroporti), o si coltiva, o si trasforma, o si crea con intelligenza e lungimiranza.  In primo luogo vorrei ricordare che ci sono già aziende in ottima forma e di eccellente capacità, che investono sul territorio e assumono, non siamo affatto messi male (viaggiare per credere). Abbiamo anche delle ottime istituzioni scolastiche. Poi ci sono ampissimi margini di miglioramento in ambito turistico, gastronomico e ambientale: noi che amiamo tanto Sansepolcro e che crediamo di abitare in un posto fantastico (ma il mondo è grande e di posti fantastici ce ne sono tanti), che quasi ci offendiamo se l’universo non ci riconosce i nostri primati (vedi sopra) abbiamo una mezza idea di come comunicare al mondo le “meraviglie” della nostra terra? In primo luogo suggerirei di smettere di lamentarsi, fa male a noi stessi e ci fa apparire come un ospizio di sfigati. Poi di tirar fuori idee e progetti: esempio, ho visto con soddisfazione che è stata restaurata la stazione ferroviaria a disposizione della città; molto bene. Che ci facciamo? E dell’area circostante che ha compresso l’abitato e la viabilità? Idee, progetti innovativi, sviluppo e strategia, altrimenti diventa un volume edilizio o un’area per parcheggi e associazioni che ripiegano ancora su noi stessi (la stessa cosa accadrà, se accadrà, per l’area ex magazzino de tabacchi). Terzo, basta sagre o manifestazioni di basso profilo, impariamo a investire (poco o tanto) su progetti che rendano Sansepolcro primo e unico in qualcosa. Avete visto ad Arezzo? Hanno creduto nel mercatino di Natale, nelle casupole di legno fintotirolesi, per me era un’assurdità ma è stato un successo straordinario, ha funzionato molto bene e oggi, a sud delle alpi, Arezzo è la città del Natale. Abbiamo la tradizione della pasta, grazie alla storia della Buitoni? Splendido, facciamo un grande evento, un vero festival della pasta, roba da grandi. Abbiamo la più grande azienda di erboristeria? Bene, facciamo il festival della tisana, ma in grande. Siamo meta di pellegrini e camminatori da mezzo mondo? Ottimo, facciamo qui un luogo pubblico di accoglienza e informazione. Siamo stati una capitale del rinascimento? Eccellente, creiamo un museo virtuale dello scibile umano e dell’arte (e storia) di quel periodo che piace a tanti, se non a tutti. Ecc. Non dovremmo mai pensare di produrre cose con vista sulla vallata ma almeno a livello nazionale, affidandosi a professionisti veri.
Piangersi addosso, ricordare quello che fu può essere consolatorio ma porta niente, non conta niente, anzi mi fa pensare… ma siamo davvero degni, noi stessi, di un rilancio culturale (e quindi economico) della nostra città?

Redazione
© Riproduzione riservata
08/02/2023 07:11:13

Marco Cestelli

MARCO CESTELLI: Persona molto conosciuta a Sansepolcro, studi economici e commerciali a Milano, manager e imprenditore, scrittore, conferenziere e comunicatore, ha viaggiato in molte parti del mondo, ha sperimentato innovazioni e il valore della cultura. Legatissimo alla sua terra ama l’arte e la storia, la geopolitica e la cultura europea. Sa di non sapere mai abbastanza.


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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