Bologna: in centinaia per l'addio a Alessandra Matteuzzi, uccisa dal compagno

Il sindaco: "Le istituzioni si sono mosse in ritardo"
Una storia cominciata sotto il titolo “bellezza e passione” e finita nel peggiore dei modi, in tragedia. C’erano i volti di un uomo e una donna in questa trama dall’epilogo estremo. Prestante, atletico e attraente lui, non ancora trentenne. Magnifica lei, che nonostante avesse superato i 50 anni, sembrava nel pieno di un’eterna giovinezza coi suoi capelli platino e gli occhioni blu. Bellezza e passione, ma purtroppo anche gelosia, molta, troppa. Un sentimento che, se non controllato, conduce soltanto a finali drammatici. E’ andata proprio così e anche questa storia d’amore ha avuto come ultima scena quella di un funerale. Le esequie dell’ennesima vittima della furia omicida di un compagno accecato dall’idea del controllo e del possesso. E stamattina c’erano oltre un centinaio di persone alla Certosa di Bologna per l'ultimo saluto ad Alessandra Matteuzzi, la 56enne uccisa dall'ex fidanzato, il 27enne calciatore di Senigallia Giovanni Padovani, che il 23 agosto l'ha attesa sotto casa per colpirla con un martello dopo che lei lo aveva segnalato e denunciato alle forze dell'ordine.
Nel giorno dell'addio ad Alessandra prevalgono il dolore ma anche - sottolinea ai cronisti presenti uno zio di Alessandra - la rabbia per una morte che, forse, si sarebbe potuta evitare.
«Forse la Procura avrebbe potuto fare qualcosa di più e meglio» per proteggere la vittima, ha detto il parente della vittima. Alla cerimonia, tra le autorità, il sindaco di Bologna, Matteo Lepore.
Una cerimonia carica di emozioni. Erano presenti moltissimi amici, colleghi e conoscenti della vittima: la più provata è apparsa la sorella Stefania, sorretta da amici e parenti all'uscita dalla camera ardente, visibilmente scossa.
E anche chi non le era parente si è sentito coinvolto in un dolore collettivo frutto dello sgomento per un avvenimento da un lato ipotizzabile visto che la donna uccisa aveva più volte segnalato l’uomo come stalker, ma dall’altro anche abbastanza imprevedibile nella sua dinamica fatta di azioni improvvise, veloci e in nessun modo arginabili. Un porticato sotto casa della vittima, un martello nelle mani dell’aggressore, una lite, le urla, perfino una telefonata della persona aggredita nel pieno del bisticcio con chi poi l’avrebbe assassinata. E infine i colpi, mortali. Il sangue e l’ambulanza che arriva. I medici che intervengono ma non riescono ad evitare che la vita di quella donna si spenga.
«Io non conoscevo Alessandra Matteuzzi, ma sono venuta qua perché credo sia opportuno salutarla e dare testimonianza di noi donne, qui presenti, per esprimere il nostro respingere questa violenza e il femminicidio». Ha commentato una donna, presente alla camera ardente di Alessandra Matteuzzi. «Voglio denunciare questa violenza spaventosa nei confronti delle donne - ha aggiunto -. Credo sia assolutamente necessario promuovere una maggiore attenzione rispetto al fatto che le donne denunciano e ciononostante non si riesca a interrompere questa catena di violenza spaventosa».
E anche una vicina testimonia il suo affetto per la vittima e condivide i ricordi di tanti anni: «Questa è una storia triste: abitavamo lì e ci conoscevamo, un po' anche con i cagnolini. Se ho mai visto lui? Occasionalmente, ma neanche da parlarci, così come posso vedere gli amici dei miei figli o altre persone, ma siamo in 30 in quel condominio, può passare uno, come può passare un altro. Se li abbiamo mai sentiti litigare? No, però noi siamo stati via tanto e siamo rientrati la sera stessa».
«Questa donna, come altre, ha denunciato e prima ancora ha segnalato ed e' passato troppo tempo da quando c'è stata questa segnalazione a quando purtroppo le istituzioni si sono mosse».
Ad affermarlo è Matteo Lepore, sindaco di Bologna. «Con i se e con i ma ci facciamo poco quando una persona perde la vita - sottolinea conversando coi cronisti a margine delle esequie - ma nel nostro paese non è possibile che ogni giorno centinaia di donne vengano dagli uomini considerati degli oggetti, vengano messe in situazioni di difficoltà, anche economiche».
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