Opinionisti Giorgio Ciofini

Il Malva: Editore, polemista e giornalista a tutto tondo

Inventò il lavoro precario con quarant’anni d’anticipo.

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Editore, polemista e giornalista a tutto tondo, inventò il lavoro precario con quarant’anni d’anticipo.

Il Malva

            Quella volta ero scappato dalle vacanze col cuore gonfio per il Malva. Lo trovai solo, sdraiato sul lettino del pronto soccorso a guardare il vuoto. Il giorno prima aveva perso la figlia giovanissima nel modo più assurdo e crudele, vittima di una caduta dal motorino che il Malva gli aveva regalato quel giorno stesso. Immobile davanti a lui che mi guardava senza vedermi, avevo il suo stesso sguardo, incredulo, inespressivo e muto. Dopo vent’anni non trovo ancora parole. La vita è corsa oltre quel giorno e quell’estate anche per il Malva ma, ogni volta che ci ripenso, quel vuoto lo sento ancora come un buco nello stomaco. Porta il nome impegnativo dell’Arcangelo Gabriele, ma tutti lo chiamano col nomignolo di un’erba rinfrescante e lui è sempre caldo come que’ canini ch’abaion sempre e solo da lontano, ma basta avvicinarsi e fagli du’ carezze, che si mettono a scodinzolare, a mugolare, a pistinare, t’anusano e ti leccano da capo a piedi. Però è meglio piglialli per il verso del pelo e un se girare, sennò d’adentano le caviglie e ti tocca sgranare il rosario anche se non è il mese mariano. È nato giornalista vecchio stampo da padre preside e pure letterato, da cui ha ereditato l’amore per la scrittura. Omino tondo che si potrebbe fare col compasso e stampato come n’edizione del Manuzio, che non per niente ha inventato ‘l corsivo e il formato tascabile. Da allora il Malva o scrive, o non mangia. Viaggia, oramai, su’ la sessantina e ha cambiato più giornali che donne Rodolfo Valentino, ma nessuno lo vole assumere e fa ‘l precario a vita. Praticamente ha inventato con trent’anni d’anticipo quei contratti ch’oggi fanno nei call center, o ‘n Cina. A  l’epoca campava d’addetto stampa al Villaggio dello Zerbini, uno ch’è mezzo amaranto e mezzo bianco nero come lui, che prima era bianconero fin’a la coradella, ma da quando la Juve de Cobolli & Gigli fece quello scherzo da prete all’Arezzo d’Antonio Conte, è armasto del colore delle zebre solo ne’ le parti basse. In quelle alte, se fa per dire visto ch’è più tondo che lungo, è armasto amaranto come lo Zerbini, il su’ ultimo datore di lavoro ch’è giusto ‘n par di centimetri de più e, al pari del Malva, è mezz’amaranto e mezzo bianconero, ma del Rastrello. S’erano apaiati perchè sono alti uguale e tifano pe’ gli stessi colori. Prima di provacce coi villaggi, il Malva ciaveva provato una vita coi giornali. Ha fatto l’editore, ‘l redattore, l’elzeviro, la nera, ‘l corsivista, la rosa, il notista politico e sportivo, il direttore, l’editore, il free lance e ‘l ragazzo de bottega. Una volta ha fatto anche ‘n giornale on line, ma non funzionò perch’ancora un c’era Internet. Ha lo spirito visionario e ‘mprenditoriale del Berlusca, anche se lo da a Grillo e vede più in là del normale. Precorr’i tempi, ma ‘l su ingegno fa a cazzotti con la logica. Al Corriere, quando correvon da matti l’anni ottanta, s’era specializzato in softball, pallamano, pugilato e hokej su prato, quando ancora unn’erano arrivati l’indiani e era diventato il mentore e ‘l cantore di Calamati. Roba che, se non vedeva il Malva a bordo ring, Efrem si rifiutava de combattere e scendeva dal ring. Ma quella volta che vinse il titolo d’Europa in Spagna, a pigliasse tutti l’onori e agratisse, ciandò ‘l Gigi Alberti! Ancora lo rivedo il Malva nel su’ sgabuzzino del Corriere a battere ‘n tasto e un moccolo, mentre faceva le cronache del softball. A sessant’anni sonati, pare un puttino di quelli che stanno sul cornicione dell’ospedale de l’Innocenti in piazza Brunelleschi, con quel’alucce che hanno l’amorini. Eterno precario è ‘n antesignano di questa generazione ch’è armasta senza lavoro, ch’oramai lui troverà quando andrà in pensione. Tanto il Malva è sempr’uguale. Ancora fa parte delle statistiche dei giovani disoccupati del governo Conte e è cittadino senza reddito. Diviso tra l’idea e la realtà, la necessità e le vugliuline, la destra e la sinistra, la deontologia e la prassi, tra l’arte d’arangiasse e la filosofia del carpe diem, il Malva la su’ mamma lo deve avere intinto nell’acqua de l’eterna giovinezza com’Achille, ma se la su’ donna unn’avesse avuto quel banchino al mercato de via Giotto, avrebbe dovuto cambiare anche filosofia e, da Orazio, sarebbe passato come gnente a quel Diogene che viveva ‘n una botte.

Giorgio Ciofini
© Riproduzione riservata
20/09/2019 12:37:15

Giorgio Ciofini

Giorgio Ciofini è un giornalista laureato in lettere e filosofia, ha collaborato con Teletruria, la Nazione e il Corriere di Arezzo, è stato direttore della Biblioteca e del Museo dell'Accademia Etrusca di Cortona e della Biblioteca Città di Arezzo. E' stato direttore responsabile di varie riviste con carattere culturale, politico e sportivo. Ha pubblicato il Can da l'Agli, il Can di Betto e il Can de’ Svizzeri, in collaborazione con Vittorio Beoni, la Nostra Giostra e il Palio dell'Assunto.


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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