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Mostro eolico di Badia del Vento: nuovo appello al presidente della Toscana, Giani

Obiettivo salvare il luogo sacro della campana tibetana

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Pennabilli ha recentemente inaugurato il museo diffuso “Fra Orazio e il Tibet”, che racconta il legame profondo tra questo territorio e la spiritualità tibetana, nato grazie al missionario cappuccino Fra Orazio Olivieri nel XVIII secolo. Un legame suggellato anche dalle due visite del Dalai Lama, che nel 2005 ha inaugurato la Campana Tibetana della Pace.

A pochi chilometri da questo luogo sacro, sul crinale del Monte Loggio, proprio di fronte a Pennabilli e alla sacra Campana, sorgerà il Mostro Eolico “Badia del Vento”: sette pale eoliche alte 180 metri — quasi il doppio del grattacielo di Rimini — con luci stroboscopiche rosse per renderle visibili anche di notte.  Un ecomostro che deturperà questi luoghi sacri, una ferita profonda e indelebile proprio dove il Dalai Lama è venuto due volte a portare la pace.

Chi firmerà questo scempio si porterà addosso il peso di aver violato un santuario della montagna e il suo nome sarà ricordato per aver distrutto un paesaggio identitario giunto pressoché intatto fino ai giorni nostri.

Non si tratterà solo di una scelta politica, ma di una condanna morale impressa nella memoria collettiva, che si rivolgerà alla Regione Toscana e in particolare al Presidente Giani e all’Assessora Monni ogni volta che qualcuno salirà su quel crinale e non vedrà più la bellezza, ma solo il segno del tradimento.

Un tradimento non solo nei confronti della comunità Romagnola, ma anche nei confronti di esponenti politici, diversi dei quali dello steso schieramento politico: da un lato il Presidente della Toscana Giani e l’Assessora all’Ambiente Monni, che con le loro recenti dichiarazioni hanno avvallato la realizzazione di Badia del Vento, ignorando ogni forma di dissenso e ogni dovere morale verso chi vive e protegge questi luoghi.

Dall’altro lato, nella Romagna, un fronte compatto e trasversale – dagli esponenti DEM come il Presidente De Pascale, l’Onorevole Andrea Gnassi, le Consigliere Emma Petitti e Alice Parma, l’Assessora Irene Priolo, e il Presidente della Provincia di Rimini Sadegholvaad, fino a rappresentanti di altri schieramenti come il Consigliere di FdI Nicola Marcello e il senatore pentastellato Marco Croatti – che, insieme al mondo delle associazioni del commercio e del turismo e alle principali realtà impegnate nella tutela dell’ambiente e del paesaggio, si oppone con fermezza a questo scempio.

Eppure, se ci fosse la volontà morale e politica, il Presidente Giani e l’Assessora Monni potrebbero ancora evitare un danno irreparabile, rinunciando a firmare la delibera di giunta che sancirebbe l’autorizzazione definitiva a Badia del Vento. Fermare questo progetto significherebbe dimostrare responsabilità e rispetto verso la storia, la cultura e il paesaggio di un territorio unico. Diversamente, si consumerà un atto grave destinato a lasciare una ferita profonda e indelebile, che segnerà per sempre la memoria collettiva. Una ferita inferta da un ecomostro che testimonierà la prevaricazione della Toscana e di chi oggi la governa, nei confronti della Romagna.

Redazione
© Riproduzione riservata
27/06/2025 13:56:51


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