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Ai piedi dell'Everest per coronare il sogno e una dedica speciale al nipote Elia

Alla soglia dei trenta anni di matrimonio si regalano una escursione sul “tetto del mondo”

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Ai piedi dell’Everest.  Alla soglia dei trenta anni di matrimonio si regalano una escursione sul “tetto del mondo” per coronare un sogno ed una dedica speciale al nipote Elia.  La bella storia di Mara Luchetti, 54 anni e Massimiliano Bocciolesi, 56 anni, titolari di un negozio di calzature nel centro storico innamorati della vita e grandi amanti della montagna, iscritti alla sezione CAI di Città di Castello, che sono partiti per il Nepal pronti a coronare il sogno. Così è stato e dopo 16 giorni avventurosi (tutti documentati sul proprio profilo instagram) con qualche rischio e scampato pericolo ora sono pronti a raccontare quanto hanno visto e vissuto. “Originariamente – precisano - avremmo voluto fare questo viaggio nel 2026, per festeggiare i nostri 30 anni di matrimonio, ma, siccome Massimiliano ha avuto dei piccoli problemi di salute (per fortuna risolti con un piccolo intervento), abbiamo deciso di anticipare questa meravigliosa esperienza. Ci siamo affidati ad una locale agenzia di viaggi, e dopo una preparazione di circa sei mesi, siamo sbarcati in Nepal e abbiamo intrapreso il famoso trekking in direzione dell’EBC (Everest Base Camp 5364 metri sul livello del mare). Qui abbiamo incontrato la nostra guida locale  (Lal il suo nome) e dopo un briefing istruttivo, siamo volati a Lukla, considerato uno degli aeroporti più pericolosi al mondo. Già il viaggio in aereo, è stata una forte scarica di adrenalina, ma il bello doveva ancora arrivare. Da Lukla è partito il trekking a piedi, che in 12 giorni e circa 130 chilometri, ci ha portato fino al campo base e ritorno. Fondamentali sono stati i due giorni di acclimatamento a Namche Bazar (quota 3600 metri) e a Dingboche (4400 metri), che ci hanno permesso di salire tranquillamente, fino al nostro obiettivo, senza ricorrere all’uso di medicinali per evitare il cosiddetto “mal di montagna”. Camminare, con davanti montagne che superano i 7/8mila metri di altezza, è uno spettacolo che difficilmente si può raccontare a parole, consigliamo a tutti gli amanti della montagna e non solo, di provare a viverlo di persona.  La cosa che più ci ha colpito – prosegue il racconto di Mara e Massimiliano - è quando siamo arrivati al nostro obiettivo e abbiamo incontrato una signora in sedie a rotelle, che era arrivata fin lassù, accompagnata dagli Sherpa, popolazione locale che si occupa di portare sulle spalle, quasi tutto quello che serve a noi turisti, nei vari villaggi. Questo, ci ha fato pensare al nostro amato nipotino Elia (13 anni sempre con il sorriso appassionato di sport che è affetto da una rara forma di distrofia muscolare) e a tutti quelli che, nonostante gravi disabilità, possono riuscire ad arrivare in posti impensabili, aiutati da persone disposte a sacrificarsi per loro, magari grazie all’ausilio di apposite “joëlette” ovvero di carrozzelle da fuori strada.  L’altro fatto che ci ha colpito è accaduto quando siamo rientrati nella capitale Katmandu, dove, abbiamo incontrato e salutato il famoso alpinista Nirmal Purja, protagonista del docufilm su Netflix “14 vette scalate al limite del possibile” dove racconta la sua impresa di scalare tutti i 14  ottomila del pianeta, in soli 7 mesi. Quello che ci resterà del Nepal – concludono - è vedere come, una popolazione che vive in ambiente difficile, dove i comfort non esistono, riesce comunque a sorridere sempre e ad accontentarsi di quel poco che ha, questo dovrebbe essere un esempio per noi occidentali, abituati a troppi privilegi”.

Redazione
© Riproduzione riservata
08/04/2025 12:03:42


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