Rubrica Tecnologia

I social sono le nuove sigarette?

“Temo il giorno in cui la tecnologia supererà la nostra interazione umana"

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Negli ultimi anni, il dibattito sui pericoli dei social media per la salute mentale dei giovani ha preso una piega sorprendentemente simile a quello che un tempo circondava l'industria del tabacco. In un articolo del New York Times, si legge come il Direttore Generale della Sanità degli Stati Uniti, Dr. Vivek Murthy, ha paragonato l'impatto dei social media a quello delle sigarette, suggerendo che la dipendenza generata dalle piattaforme digitali sia paragonabile a quella causata dalla nicotina. Murthy ha raccomandato misure simili a quelle utilizzate per regolamentare il tabacco, come etichette di avvertimento e restrizioni di età, per proteggere i giovani dai potenziali danni dei social media. La domanda da porsi quindi è: i social media sono come le sigarette?

Cosa sappiamo: i rischi per la salute

Studi recenti hanno dimostrato che l'uso eccessivo dei social media è collegato a una serie di problemi di salute mentale, tra cui depressione, ansia e disturbi dell'immagine corporea. Un rapporto dell'UNESCO ha evidenziato che le ragazze adolescenti sono particolarmente vulnerabili, spesso esposte a cyberbullismo e contenuti inappropriati che possono portare a disturbi alimentari e riduzione del benessere psicologico​.

Cosa si sta facendo al riguardo: uno sguardo sul mondo

Stati Uniti

Negli Stati Uniti, diversi stati stanno introducendo specifiche leggi per proteggere i minori dai danni dei social media. Ad esempio, la California ha proposto una serie di leggi che includono il divieto di raccolta dei dati personali dei minori da parte delle piattaforme senza un motivo giustificato, l'istituzione di una commissione per studiare l'impatto dei social media sulla salute mentale dei giovani e l'introduzione di programmi di alfabetizzazione mediatica nelle scuole​ (NCSL)​.

Europa

In Europa, la regolamentazione dei social media è tendenzialmente più rigorosa rispetto agli Stati Uniti. Un esempio significativo è il Digital Services Act (DSA) dell'Unione Europea, entrato in vigore il 1° gennaio 2024. Il DSA mira a creare uno spazio digitale più sicuro e trasparente, imponendo alle grandi piattaforme digitali obblighi stringenti in termini di moderazione dei contenuti, trasparenza sugli algoritmi e protezione dei dati degli utenti. Le sanzioni per la non conformità possono arrivare fino al 6% del fatturato globale delle aziende​​.

Il DSA ha già iniziato ad avere effetti concreti sull'operatività delle Big Tech. Ad esempio, Meta e Google hanno dovuto implementare modifiche significative ai loro processi di moderazione dei contenuti e di gestione dei dati per conformarsi alle nuove normative. Le piattaforme devono ora fornire report dettagliati sulla rimozione dei contenuti illegali e sull'uso dei dati personali, aumentando la trasparenza e la responsabilità verso gli utenti e le autorità di regolamentazione​​.

Cina

La Cina ha adottato un approccio molto più restrittivo, con un controllo quasi totale sull'uso dei social media da parte dei giovani. Le nuove normative cinesi includono il "minors’ mode", che limita il tempo di utilizzo e l'accesso a determinati contenuti per i minori. Queste misure sono supportate da un sistema di verifica dell'età basato sull'identità nazionale, che rende difficile per i minori eludere le restrizioni​​.

Italia

Nel nostro paese, le misure per regolamentare l'uso dei social media sono ancora in fase di sviluppo. Tuttavia, l'Italia ha adottato un approccio preventivo simile a quello di altri paesi europei, promuovendo l'educazione digitale nelle scuole e discutendo l'introduzione di leggi per proteggere i minori online.

Un caso significativo è stato il blocco temporaneo di ChatGPT disposto dal Garante per la Protezione dei Dati Personali il 31 marzo 2023, a causa della raccolta illecita di dati personali e dell'assenza di sistemi per la verifica dell'età dei minori. Questo blocco è stato revocato solo dopo che OpenAI ha implementato le misure richieste per conformarsi alle normative italiane ed europee sulla privacy​​.

Tuttavia, rimangono dubbi sull'efficacia e la sufficienza delle misure adottate per proteggere i giovani. La questione della prevenzione è centrale in quanto la sua efficacia dipende non solo dagli interventi legislativi, ma soprattutto da una continua collaborazione tra autorità, piattaforme digitali, educatori e famiglie.

E quindi?

"Il prezzo della libertà è l'eterna vigilanza" affermava Thomas Jefferson. Eppure, ci troviamo di fronte a una dicotomia sconcertante: mentre celebriamo la libertà di espressione e l'accesso illimitato all'informazione, trascuriamo i costi nascosti di questa libertà. I social media, come le sigarette, offrono un piacere immediato ma con conseguenze a lungo termine potenzialmente devastanti.

"La tecnologia è un servitore utile ma un padrone pericoloso" disse Christian Lous Lange. Mentre l'Europa cerca di imbrigliare questo padrone con il Digital Services Act, le Big Tech non devono solo conformarsi, ma devono assumersi una responsabilità morale oltre che legale. È essenziale che le piattaforme non solo rispettino le nuove normative, ma che abbraccino un ruolo attivo nella protezione dei giovani utenti.

In Cina, il controllo quasi orwelliano può sembrare efficace nel breve termine, ma a che prezzo? La libertà sacrificata sull'altare della sicurezza può creare una generazione che conosce solo la sorveglianza e la censura.

In Italia, il blocco temporaneo di ChatGPT è stato un segnale forte, ma è sufficiente? Possiamo davvero proteggere i nostri giovani con misure reattive anziché preventive? La vera sfida è creare un ecosistema digitale sicuro e sostenibile, dove la protezione dei minori non sia un'eccezione ma la norma.

In definitiva, non possiamo permettere che la nostra dipendenza dai social media diventi la nuova piaga del XXI secolo. Come società, dobbiamo scegliere tra il piacere effimero e la salute a lungo termine, tra la libertà senza limiti e una responsabilità consapevole. Come si legge in una citazione erroneamente attribuita ad Albert Einstein: "temo il giorno in cui la tecnologia supererà la nostra interazione umana. Il mondo avrà una generazione di idioti." La nostra sfida è evitare che questa profezia si avveri.

Vale la pena sacrificare la nostra salute mentale per un like in più?

Notizia tratta da tiscali.it
© Riproduzione riservata
04/07/2024 18:53:24


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