Il Palio di Anghiari e quello di Sansepolcro
“Non ci rubano la Resurrezione solo perché è attaccata al muro”
Anghiari, dall’alto guarda Sansepolcro per ovvie ragioni orografiche ma, in qualche modo, anche per il successo del “suo” Palio della Vittoria. Ebbene sì, dopo una ventina d’anni questo Palio sembra piacere molto, sembra interessare molti, compare persino alla RAI, ha una bella cena sulle mura con una vista mozzafiato, vi partecipa anche il Presidente della Regione, vede una più che apprezzabile partecipazione popolare.
Non l’ho mai visto, non ci sono mai stato, l’ho sempre snobbato come un nobile che guarda con compiaciuta compassione il proprio fittavolo agricolo che s’è comprato, a rate, l’auto nuova. L’ho sempre considerata un tentativo maldestro di crearsi un vestito buono con una stoffaccia di lana grossa, l’ennesimo borgo che si crea un Palio per premiare la propria identità, per far festa, per il turismo, per dare modo alla gente di vestirsi, anzi travestirsi, in modo più o meno medievale, o più o meno rinascimentale, o più o meno antico. Evidentemente chi sbagliava? Io. Perché con poco hanno creato molto, perché la comunità di Anghiari si è mobilitata dando il meglio di sé, con calma, senza fretta, con il tempo e la pazienza. Sulla storicità del Palio della Vittoria ho letto abbastanza e, diciamo, che delle basi ci sono, anche se mi piacerebbe sapere perché partecipano anche squadre di Sansepolcro (o Milano) che il giorno della Vittoria in realtà furono sconfitti.
Insomma è una manifestazione che può crescere fuori dagli schemi accademici coinvolgendo sempre più città e squadre, migliorando quello che c’è da migliorare e confidando sulla bellezza (e ormai possiamo dire “fama”) di Anghiari stessa. E avrà successo perché è la gente che crea il Palio, qualsiasi palio, qualsiasi festa, qualsiasi presunta tradizione. E’ esattamente quello che non riescono a capire a Sansepolcro (ma c’è la “gente” al Borgo?), ed è per questo che continuerà la crescita di Anghiari che guarderà, a valle, con crescente soddisfazione.
Mi piacerebbe molto, per un anno, che a Sansepolcro non si svolgesse il Palio in piazza: così, “per vedere di nascosto l’effetto che fa” (Jannacci); credo che “ci sarà pianto e stridore di denti”, vesti stracciate da parte di quella stessa “gente” a cui del Palio interessa così poco da viverlo con “quasi” fastidio, invece di farne un patrimonio cittadino e lasciarlo in mano ai soli balestrieri. E poi i commercianti? E i turisti? Dove andremo a finire? “Non ci rubano la Resurrezione solo perché è attaccata al muro”.
Cari miei concittadini del Borgo, come me Borghesi, bisogna imparare ad essere conseguenti con le proprie velleità e i desideri; per questo, alla fine, Anghiari ci guarderà dall’alto: perché lì, con tutti i limiti, la “gente” c’è, la volontà popolare e politica c’è.
Marco Cestelli
MARCO CESTELLI: Persona molto conosciuta a Sansepolcro, studi economici e commerciali a Milano, manager e imprenditore, scrittore, conferenziere e comunicatore, ha viaggiato in molte parti del mondo, ha sperimentato innovazioni e il valore della cultura. Legatissimo alla sua terra ama l’arte e la storia, la geopolitica e la cultura europea. Sa di non sapere mai abbastanza.
Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.
Commenta per primo.