L'Italia e le istituzioni sovranazionali
Fosse un 2024 diverso...
Scrivo questa riflessione prima del discorso tradizionale che il presidente della Repubblica italiana rivolge al popolo. Sono anni che non lo seguo, pochi sono stati i presidenti della Repubblica che ho apprezzato nel corso degli ultimi sessant'anni: fra Saragat, Leone, Pertini, Cossiga, Scalfaro, Ciampi, Napolitano e Mattarella, salvo Pertini con tutti i suoi difetti e Ciampi per l'attenzione che focalizzò sui temi identitari della Repubblica italiana, in primis la bandiera.
Mattarella alcuni giorni fa ha esposto perplessità sul funzionamento delle Nazioni Unite e, indirettamente, dell'Unione europea; spero sia spunto per riflettere sul ruolo che la Repubblica italiana svolge all'interno di queste istituzioni, in subalternità. Non una novità. I rapporti internazionali sono sempre stati forieri di delusioni: l'Italia si schierò con Francia e Inghilterra ai tempi della prima guerra mondiale concordando annessioni territoriali in caso di vittoria; queste furono poi respinte in sede di trattative di pace con la Società delle nazioni per l'esplicito intervento del presidente statunitense Wilson col risultato della “vittoria mutilata”, ottimo propellente per l'affermazione del fascismo. Fascismo che poi entrò in collisione con la Società delle nazioni ai tempi della folle avventura colonial-imperialista della guerra di Etiopia.
Dopo la seconda guerra mondiale la Società delle nazioni venne sostituita dall'Onu con il suo folle meccanismo del consiglio di sicurezza permanente dove si cristallizzano le linee ideologiche fra il gruppo capitanato dagli Stati Uniti, quello della Unione sovietica e i cosiddetti non allineati, dove spiccava la Jugoslavia. L'Italia -che era stata comprata col piano Marshall dagli Stati Uniti- svolgeva la funzione del vassallo alzando la mano a comando, una nazione che aveva ingoiato la propria dignità sperperando ogni velleità. E anche nella costituenda Comunità economica europea aveva accettato un ruolo di secondo piano in obbedienza alla locomotiva germanica quale sbocco alle merci e ai lavoratori emigranti. Ruolo che stava stretto alla Francia di de Gaulle che storicamente ha avuto rapporti altalenanti con l'ingombrante vicino ed una lunga antipatia con la recalcitrante Gran Bretagna.
Ruolo di secondo piano quello italiano, costellato di crisi valutarie, politiche, del debito; e politici accondiscendenti per cui ci siamo trovati con un rapporto di cambio lira euro svantaggioso, con una Unione europea allargata ad est a esclusivo favore del gigante tedesco con l'ingresso di una marea di minuscoli Stati che entravano godendo del privilegio di poter bloccare le determinazioni europee in funzione della richiesta unanimità.
Ora che abbiamo quelli dell' "orgoglio nazionale italiano" e del "prima gli italiani" la musica non è cambiata: ci stiamo spendendo per fare entrare in Europa l'Albania e la Serbia, due crostini che si attaccheranno alla poccia europea come ha fatto l'Ungheria mettendosi di traverso in ogni occasione, e sosteniamo pure l'ingresso dell'Ucraina con una dissennata politica di allargamento dell'Europa a luoghi e culture che con l'Europa non rilevano. Dovremmo dimostrare il supporto diversamente. Nel frattempo siamo sempre più schiacciati sulle posizioni statunitensi, vedi quanto espresso dall'Italia in ambito Onu per quanto sta accadendo in Terrasanta dove di fatto stiamo accettando che un paese democratico soltanto nei confronti dei suoi cittadini schiaffeggi il diritto internazionale oltre che i diritti fondamentali di alcuni milioni di palestinesi. Mentre Cina, India, Russia capeggiano la costituzione di un ulteriore blocco per minare la supremazia statunitense. Che continua a godere di privilegi imbarazzanti in Italia per quella parte politica che vedeva gli Stati Uniti come la forza militare che aveva schiantato il regime fascista.
Cosa ci porterà l'anno nuovo?
Quello che vorrei e quello che accadrà saranno due cose diverse: l'Italia continuerà a riempirsi la bocca del grande rilievo e attenzione che ottiene da quando sono al governo questi partiti mentre la realtà è che siamo la ruota di scorta -bucata- in coda a Stati Uniti e Germania.
Alessandro Ruzzi
Aretino doc, ha conseguito tre lauree universitarie in ambito economico-aziendale, con esperienza in decine di Paesi del mondo. Consulente direzionale e perito del Tribunale, attento osservatore del territorio aretino, ha cessato l'attività per motivi di salute, dedicandosi alla scrittura e lavorando gratuitamente per alcune testate giornalistiche nelle vesti di opinionista. alessandroruzzi@saturnonotizie.it
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