Opinionisti Marco Cestelli

Il Caos e il suicidio occidentale

Il disarmo strategico dell'Occidente era stato preceduto per anni da un disarmo culturale

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Forse distratti dalle nostre cene e brindisi, vacanze e spiagge, viaggi e selfie, ci siamo un po’ accomodati mentalmente sulle nostre lunghe estati mentre il mondo attorno a noi sta lentamente precipitando nel caos. Non ci piace vederlo, è un problema che sentiamo lontano e, soprattutto, degli altri e che non ci riguarda. Nella nostra continua ricerca di economia senza capirla, di pace come cosa scontata, di benessere diffuso che non vogliamo riconoscere, facciamo finta che il mondo sia in preda alla malvagità altrui e alla nostra sciocchezza perché ce ne facciamo carico.
In realtà il mondo non è buono, l’uomo non è solo amore e fratellanza alla continua ricerca di felicità e benessere, queste sono le nostre convinzioni da ricchi abitanti nel piccolo mondo dei benestanti, degli economicisti, coloro i quali si possono permettere di pensare a pensioni e welfare, ai diritti sempre crescenti e alla decadenza dei costumi, invecchiando velocemente.
Il resto del mondo, è evidente, ride di noi e della nostra vita e dei nostri principi, e sono tanti più di noi, diciamo 7 a 1: mentre noi giudichiamo il mondo attraverso i media loro si permettono di fare guerre che per noi sono assurde, e come un campionato sportivo, facciamo il tifo per uno o per l’altro a seconda della nostra ideologia o dei nostri principi (molto datati) di un tempo.
Per decenni ci siamo basati solo sull’economia, sui diritti civili, su tutto quanto c’è di migliore al mondo per quanto riguarda progresso e umanesimo, lasciando alle spalle tutto quello che fu guerra, potenza militare e il corollario annesso: in poche parole abbiamo scommesso sulla pace (grazie al cielo) e su un trinomio “pericoloso” poiché instabile: la Russia ci fornisce materie prime a buon mercato, la Cina produce “a poco” quello che non riusciamo a produrre noi a costi concorrenziali per la globalizzazione, gli USA e la NATO ci guardano le spalle e ci garantiscono pace e serenità a costi ragionevoli. Tutto a basso costo, tutto in funzione dell’economia, tutto funzionale al nostro benessere mentre il resto del mondo poteva essere più povero, più arrabbiato, più esposto a conflitti e pestilenze, fame e sfruttamento, diritti civili per noi inaccettabili.

Ma piano piano il mondo si è, più o meno, ribellato, all’ombra delle grandi potenze distratte, ed è iniziato un caos ingestibile: la prima fiamma dell’incendio globale è stata accesa (e bella alta) in Ucraina, in Europa; poi si intravedono fiammelle (pericolosissime) a Taiwan, quindi vere fiamme in Africa con colpi di stato (antifrancesi), Azerbaijan contro l’Armenia (ma gli azeri ci forniscono il gas con la TAP, quindi meglio non disturbare), tensioni in Kosovo, e ora l’ennesima puntata della saga israelo-palestinese, russi Wagner in Libia e in mezza fascia subsahariana, revanscismo turco e casini sociali (e geopolitici) iraniani; quando c’è una guerra importante poi nascono problemi in molte parti proprio perché il caos fa sempre comodo a qualcuno. Questo accade perché sanno della debolezza occidentale, la nostra: grandi potenze politiche ed economiche ma in continua discussione sul perché e il percome, ormai incapaci di vedere dove risiedono i propri interessi e le proprie ambizioni, decise a mantenere fino all’ultimo centesimo di benessere, welfare, viaggi e vacanze ecc. ma dilaniate da “si ma però”, da dibattiti infiniti sul bene e sul male, sui buoni e i cattivi (che alla fine siamo sempre noi), senza più capacitarsi sui nostri interessi reali. Noi siamo in democrazia e questo è un bene supremo (non so per quanto) ma è anche un limite: siamo disposti a ragionare per mesi su un progetto o un’azione, mentre per un paese meno democratico bastano pochi giorni per fare quello che a lui interessa; non solo, dobbiamo temere o confrontarci con gli opinionisti, l’opinione pubblica, con le opposizioni, con le minoranze. Ad esempio: al marzo 2023 l’Italia ha inviato a vario titolo aiuti ad un paese in guerra (in 1 anno) per 1 miliardo di euro e lo ha fatto per una visione geostrategica precisa. Che sia giusto o meno, che piaccia o meno, è quasi un terzo di quello che spendiamo annualmente per i cani e i gatti in casa; ovvero quel paese rischia (va) l’eliminazione, morte e distruzione, feriti e invalidi, e noi nascondiamo l’entità dei nostri contributi in armi e denaro per pudore o paura che la gente possa protestare “per quasi 1/3 della spesa per cani e gatti”?
Questo è “il suicidio occidentale” (Rampini)
“Se un attacco nel cuore dell'Europa ci ha colto impreparati, è perché eravamo impegnati nella nostra autodistruzione. Il disarmo strategico dell'Occidente era stato preceduto per anni da un disarmo culturale. L'ideologia dominante, quella che le élite diffondono nelle università, nei media, nella cultura di massa e nello spettacolo, ci impone di demolire ogni autostima, colpevolizzarci, flagellarci. Secondo questa dittatura ideologica non abbiamo più valori da proporre al mondo e alle nuove generazioni, abbiamo solo crimini da espiare. Questo è il suicidio occidentale. (….) è anche la conseguenza di questo: gli autocrati delle nuove potenze imperiali sanno che ci sabotiamo da soli.”

Ancora oggi il sogno americano e/o europeo esiste e quei 7 contro 1 vorrebbero venire qui, vivere come noi, progredire. Ognuno pensi quello che vuole in base alle sue sensibilità ma impariamo a leggere la storia e guardare i nostri veri interessi e in base a quelli giudichiamo quanto accade nel mondo, proprio perché il mondo vuole mangiare noi. Smettiamo di farci del male, il caos è dietro l’angolo e non ci fa per niente bene. 

Marco Cestelli
© Riproduzione riservata
19/10/2023 09:11:10

Marco Cestelli

MARCO CESTELLI: Persona molto conosciuta a Sansepolcro, studi economici e commerciali a Milano, manager e imprenditore, scrittore, conferenziere e comunicatore, ha viaggiato in molte parti del mondo, ha sperimentato innovazioni e il valore della cultura. Legatissimo alla sua terra ama l’arte e la storia, la geopolitica e la cultura europea. Sa di non sapere mai abbastanza.


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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