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“Emanuela Orlandi sepolta sotto Castel Sant’Angelo”: la rivelazione dell’ex carabiniere

L’ira del fratello Pietro: “Basta gridare al lupo al lupo”

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Antonio Goglia, un ex carabiniere, ha affermato che il corpo di Emanuela Orlandi potrebbe essere stato sepolto a Castel Sant'Angelo. In una lettera indirizzata al sostituto procuratore Stefano Luciani, il pm incaricato della nuova inchiesta su «Vatican Girl», la giovane scomparsa nel 1983, esattamente 40 anni fa, Goglia sostiene che i resti della ragazza potrebbero trovarsi nelle cripte del Mausoleo di Adriano. 

Questa è la versione fornita dall'ex militare a Italia Oggi: il corpo di Emanuela Orlandi sarebbe stato occultato «nelle profondità di Castel Sant'Angelo, o Mole Adriana, altrimenti conosciuto come Mausoleo di Adriano, dietro una porta rinforzata che conduce a una stanza di circa 20 metri quadri». In questa stanza «potrebbero essere presenti resti umani», tra cui quelli di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori (un'altra ragazza scomparsa pochi giorni dopo, ndr).

Si ritiene che la struttura cada sotto l'autorità del Comune di Roma, quindi non dovrebbe essere difficile organizzare un'ispezione. Il carabiniere spiega anche l'importanza del canone 1058 in tutta la vicenda: «Il codice (che impone il celibato ai religiosi, ndr) è stato confermato dall'attuale norma canonica del 1983, l'anno dei sequestri di Orlandi e Gregori». Secondo questa testimonianza, il numero sarebbe stato utilizzato dai sequestratori di Emanuela Orlandi per inviare un messaggio al Vaticano: «Secondo la mia teoria, il codice 158 identifica senza dubbio il canone 1058, che impone il celibato sacerdotale. Tale codice serve a far capire immediatamente ciò che i sequestratori desiderano: l'abolizione del celibato sacerdotale, codice 1058, altrimenti avrebbero ucciso Orlandi e Gregori».

Continuando a parlare del codice, l'ex carabiniere afferma: «I sequestratori indicano chiaramente il numero 1058 di tale canone, richiedendo che il codice telefonico per accedere alla Segreteria di Stato vaticana per le trattative fosse il codice 158». In quegli anni, i numeri telefonici della Santa Sede non prevedevano uno zero. Questa ennesima pista, tuttavia, infuria Pietro Orlandi, il fratello maggiore di Emanuela, che teme un nuovo depistaggio: «Purtroppo, leggo articoli e ipotesi prive di un reale movente, che vengono presentate come certezze al cento per cento e generano solo confusione. È come gridare al lupo al lupo, perché quando la vera verità emergerà, verrà considerata come tante altre, falsa».

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
04/06/2023 06:11:24


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