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Schlein annulla la trasferta a Bruxelles e sferza Conte

“Soli non si vince”. Il mea culpa del Pd: “Sconfitta netta”

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Comincia male la corsa del Pd di Elly Schlein verso le europee del 2024, i ballottaggi delle comunali sono una doccia gelata per la segretaria e per il nuovo gruppo dirigente che sperava di incassare almeno qualche vittoria importante in questa tornata elettorale. Il secondo turno va bene solo a Vicenza, dove il giovane Giacomo Possamai vince di un soffio sul sindaco uscente di centrodestra Francesco Rucco. È l’unica gioia in una giornata da dimenticare, negli altri comuni capoluogo vince ovunque il centrodestra. Schlein riunisce la segreteria, poi scende a commentare davanti alle telecamere e non si nasconde: «È una sconfitta netta», dice, mentre fuori piove su Roma. E, in mattinata, annulla la trasferta a Bruxelles mantenendo l'incontro, in modalità online, con la delegazione degli europarlamentari Pd. La segretaria indica soprattutto due ragioni per il risultato delle comunali: da un lato lo “spirito dei tempi”, «il vento a favore delle destre è ancora forte». E, poi, pesa la litigiosità del centrosinistra: «Il fatto che il Pd sia il primo partito nel voto di lista non è per noi una consolazione», dice rimarcando almeno un dato positivo di questa tornata elettorale. Ma, insiste, «è evidente che da soli non si vince». Tanto più che la destra «è divisa su tanti temi, ma al voto quantomeno si presenta unita». Un messaggio rivolto chiaramente ai “vicini” di opposizione, M5s - soprattutto - e centristi: «Sentiamo la responsabilità della ricostruzione di un campo che credibilmente contenda alla destra la vittoria. Ma è una responsabilità che non riguarda solo il Pd». Qualcuno dei parlamentari più vicini a lei, nelle chiacchiere in Transatlantico, prova leggere quello che è successo come un’eredità del «vecchio Pd», perché in fondo la segretaria è al lavoro solo da un paio di mesi. Ma è una strada pericolosa, rischia di incrinare una sempre precaria unità del partito. Subito, infatti, qualche parlamentare vicino a Enrico Letta fa notare che «quando lui era segretario le amministrative il Pd le ha vinte per due anni di fila». Lo stesso, ricorda un altro parlamentare, è accaduto con Nicola Zingaretti. Schlein, infatti, non segue la strada di scaricare le responsabilità sui suoi predecessori. In segreteria ribadisce che è fondamentale tenere insieme il partito. Chiede di rilanciare i temi dell’agenda Pd, dalla sanità al diritto alla casa, al Pnrr. Invita anche a difendere il lavoro di Stefano Bonaccini in Emilia Romagna, contro i «manganellatori» che Giorgia Meloni gli scatena contro dopo aver mostrato il volto buono negli incontri istituzionali. Assicura che il Pd non farà sconti sulla nomina di un altro commissario.

Del resto, la segretaria sa bene che la sconfitta rischia di far saltare la “pax democratica” imposta dalle primarie. La minoranza sì fa sentire, l’ex capogruppo al Senato Simona Malpezzi dice che «è importante e urgente fare il punto nelle sedi opportune perché ogni sconfitta esige una riflessione». Matteo Ricci, coordinatore dei sindaci Pd e primo cittadino di Pesaro, dice: «Male i ballottaggi. In particolare è dolorosa la sconfitta di Ancona». Lorenza Bonaccorsi, vicina a Paolo Gentiloni, scrive su Twitter: «Debacle in senso figurato: disfatta, sconfitta clamorosa». Un clima di insofferenza, tanto che Lorenzo Guerini, raccontano, conversando con qualche parlamentare ha invitato a «non drammatizzare: sarebbe un errore, come è stato un errore il facile entusiasmo per i sondaggi delle scorse settimane…».

Certo, raccontano, anche per lui la sconfitta è «pesante» e ora ci sarà «da riflettere» perché per vincere «serve una proposta che parli a molti e chiudersi solo in determinati perimetri culturali rischia di regalare spazi ad altri». Ma anche Gianni Cuperlo si fa sentire: «Servirà riflettere a fondo. Le sconfitte di Ancona, Brindisi, Siena, Massa, Pisa e Catania segnalano una difficoltà che non deriva solo dai contesti locali». Non bisogna usare un voto locale per un giudizio «di tutt’altro ordine, ma egualmente sbagliato sarebbe aggirare i nodi che questi ballottaggi pongono». E Andrea Orlando, che pure parla di vento di destra, non manca di dare qualche “consiglio” alla segretaria: «A livello locale ci sono una serie di problemi: c'è l'esigenza di costruire un partito, in molte realtà cominciamo ad avere problemi nella selezione della classe dirigente». Un altro parlamentare dell’ala sinistra: «Se arriviamo alle europee così, il giorno dopo scatta il redde rationem…». 

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
30/05/2023 14:06:44


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