Amministrative, sei milioni alle urne: da Treviso a Brindisi il futuro delle città

Le ambizioni di centrodestra e centrosinistra nelle città chiave
Non ci sono le grandi città, ma sono comunque più di 6 milioni gli italiani chiamati al voto da qui a fine mese per eleggere il proprio sindaco. La maggior parte tra domani e lunedì, quando si apriranno i seggi in 596 comuni, il resto a seguire (21 maggio e 28-29 maggio), quando si andrà alle urne anche in Trentino e Valle d’Aosta e poi in Sicilia e Sardegna. In questa prima tornata sono coinvolti 91 comuni sopra i 15mila abitanti, tra cui 13 capoluoghi di provincia: Brescia, Sondrio, Vicenza, Treviso, Massa, Imperia, Pisa, Siena, Terni, Latina, Brindisi, Teramo e Ancona (che è anche capoluogo di regione).
In queste città, 7 sindaci uscenti sono di centrodestra e 5 di centrosinistra, mentre a Latina c’è un commissario prefettizio dopo la caduta, lo scorso anno, dell’amministrazione di centrosinistra guidata da Damiano Colletta. Quest’ultimo si è ricandidato, sostenuto da una coalizione con Pd e M5s insieme, come avviene anche a Pisa, Teramo, Brindisi, oltre che a Catania e Siracusa. Altrove Elly Schlein e Giuseppe Conte corrono separati, riservandosi possibili convergenze ai ballottaggi, sul modello di Udine, dove un mese fa un accordo dopo il primo turno ha portato alla vittoria. Per la segretaria del Pd si tratta del primo vero test elettorale dopo l’insediamento al Nazareno, visto che alle regionali in Friuli-Venezia Giulia era in carica da pochi giorni. L’obiettivo è tenere dove i dem hanno amministrato negli ultimi anni, in particolare a Brescia e Ancona, e provare a riconquistare Massa, Siena e Pisa, ex roccaforti toscane strappate 5 anni fa dalla destra.
A destra c’è, come al solito, maggiore compattezza, incrinata però in un paio di casi: a Massa, dove Fratelli d’Italia esprime un suo candidato, diverso da quello di Lega e Forza Italia, e a Trapani, dove la Lega non ha presentato una propria lista a sostegno del candidato di FdI e FI e alcuni esponenti locali hanno, invece, creato una lista civica collegata al centrosinistra. Per Giorgia Meloni le sfide più significative per un cambio di colore sono tre. A Brescia, dove i leader del centrodestra hanno chiuso ieri la campagna elettorale e il sindaco è di centrosinistra da 10 anni. Come ad Ancona, storicamente targata Pd, ma in una Regione ora governata da Fratelli d’Italia. Infine, a Catania, dove il candidato è del partito della premier e ha un suo peso l’ex presidente della Sicilia, ora ministro per il Sud, Nello Musumeci. La partita più curiosa, invece, è quella di Imperia, perché il sindaco uscente, l’ex ministro Claudio Scajola, deve vedersela con il vicecommissario di polizia Ivan Bracco, candidato del centrosinistra, il quale dal 2010 ha indagato su di lui in sei diverse inchieste: tutte archiviate tranne una, quella in cui Scajola è accusato di aver favorito la latitanza dell’ex deputato di Fi Amedeo Matacena (in primo grado è stato condannato a 2 anni).
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