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Trump incriminato per la vicenda della ex pornostar Stormy Daniels

Accusato di averla pagata in cambio del silenzio. Lui: “Una persecuzione politica”

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Donald Trump è stato incriminato dal Gran Giurì di Manhattan nell’ambito dell'indagine sui pagamenti nascosti alla ex pornostar Stormy Danieels: The Donald diventa così il primo ex presidente degli Stati Uniti ad affrontare accuse penali proprio mentre si accinge a tentare un'altra corsa per la Casa Bianca.

L’incriminazione al termine dell'indagine potrebbe rivoluzionare la corsa presidenziale del 2024. Neanche lo staff di Trump si aspettava una decisione e probabilmente neanche l'ex presidente che in queste ore a Mar-a-Lago sta valutando le sue prossime mosse. Trump aveva affermato che avrebbe continuato la campagna anche se accusato di un crimine, e più volte aveva annunciato il suo possibile arresto. Cosa accadrà ora e quando Trump è chiamato a presentarsi alla procura non è ancora chiaro: i dettagli devono essere definiti dal Secret Service con le autorità di New York, anche se il legale dell'ex presidente ha assicurato che il suo assistito si presenterà spontaneamente e si sottoporrà alle procedure del caso, dalle impronte digitali alle foto. In tal caso dovrebbe essergli risparmiata l'umiliazione dell'arresto. La polizia della Grande Mela è da giorni in allerta per possibili manifestazioni e proteste visto che l'ex presidente, rievocando una retorica simile a quella dell'assalto al Congresso, ha invitato i suoi sostenitori a scendere in piazza e a farsi sentire. E proprio uno scenario simile a un nuovo 6 gennaio è quello che fa più paura e ha spinto le forze dell'ordine di New York a rafforzare le misure di sicurezza e i controlli online, dove alcuni da giorni gridano alla «guerra civile» in difesa di Trump. 

Furia Trump
Che oggi dice di essere «completamente innocente» e denuncia: «La mia incriminazione è una persecuzione politica e un'ingerenza nelle elezioni». E poi: «Questa caccia alle streghe contro di me si ritorcerà contro Biden». «Questa è la persecuzione politica e l'interferenza elettorale al livello più alto della storia», attacca l'ex presidente in un lungo comunicato. «Da quando sono sceso dalla scala mobile dorata della Trump Tower e prima che prestassi giuramento come vostro presidente degli Stati Uniti, i democratici della sinistra radicale - nemici degli uomini e delle donne che lavorano sodo in questo Paese - sono stati impegnati in una caccia alle streghe per distruggere il movimento Make America Great Again», prosegue Trump citando quelli che secondo lui sono le passate persecuzioni politiche subite: «la bufala dell'impeachment parte 1, la bufala dell'impeachment parte 2, il raid illegale e incostituzionale di Mar-a-Lago e ora questo».

L’ex presidente è incontenibile nelle sue accuse: «I democratici hanno mentito, imbrogliato e rubato nella loro ossessione di cercare di prendere Trump, ma ora hanno fatto l'impensabile: incriminare una persona completamente innocente in un atto di palese interferenza elettorale», insiste. «Mai prima nella storia della nostra nazione è stato fatto questo. I democratici hanno imbrogliato innumerevoli volte nel corso dei decenni, ma armare il nostro sistema giudiziario per punire un avversario politico, che guarda caso è un ex presidente degli Stati Uniti e di gran lunga il principale candidato repubblicano alla presidenza, non è mai successo, mai».

Nel suo mirino c’è anche il procuratore generale: «Alvin Bragg è stato scelto e pagato da George Soros ed è vergognoso. Invece di fermare l'ondata di criminalità senza precedenti che ha travolto New York, sta facendo il lavoro sporco di Joe Biden, ignorando gli omicidi, i furti con scasso e le aggressioni su cui dovrebbe concentrarsi. È così che Bragg trascorre il suo tempo. Credo che questa caccia alle streghe si ritorcerà contro Joe Biden in modo massiccio. Il popolo americano capisce esattamente cosa stanno facendo qui i democratici della sinistra radicale. Tutti possono vederlo. Quindi il nostro Movimento e il nostro Partito - uniti e forti - sconfiggeranno prima Alvin Bragg, e poi Joe Biden, cacciando i democratici così da poter rendere di nuovo grande l'America!».

Pronta anche la reazione di uno dei figli dell’ex presidente, Eric, che scrive su Twitter che l'incriminazione è «un atto politico» per impedirne la candidatura. Gli fa eco Donadl jr. «Questa roba è una cosa che farebbero Mao, Stalin, Pol Pot. Li farebbe impallidire. Vedrete che vi succederà quando verranno a cercare voi, perché verranno». Per l’avvocato della Daniels, Clark Brewster «L'incriminazione non è motivo di gioia. Ora prevalgano la verità e la giustizia. Nessuno è al di sopra della legge».

Punta il dito anche lo speaker della Camera Usa, il repubblicano Kevin McCarthy: «Alvin Bragg ha danneggiato irreparabilmente il nostro Paese nel tentativo di interferire nelle elezioni presidenziali. Mentre fa scarcerare regolarmente criminali violenti per terrorizzare il pubblico, Alvin Bragg ha armato il nostro sistema giudiziario contro il presidente Donald Trump», attacca ancora McCarthy. Le sue parole hanno un suono sinistro: «Il popolo americano non tollererà questa ingiustizia e la Camera terrà conto del suo abuso di potere senza precedenti».

La Casa Bianca, interpellata dal New York Times, non commenta. No comment anche dal dipartimento di Giustizia, che a sua volta sta indagando sull'ex presidente per le vicende legate all'assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021 e per i documenti top secret ritrovati a Mar-a-Lago

La vicenda
Le accuse contenute nell'atto di incriminazione contro Donald Trump rimangono ancora non esplicitate, potrebbero essere formalizzate dopo il weekend. L'incriminazione fa seguito all'inchiesta condotta dal procuratore di Manhattan, Alvin Bragg, sui 130mila dollari pagati dall'ex avvocato di Trump, Michael Cohen, alla porno attrice Stormy Daniels, poco prima delle elezioni presidenziali 2016. La somma sarebbe servita ad assicurarsi il silenzio della Daniels su una relazione avuta con Trump nel 2006. Non è chiaro se il rimborso a Cohen del pagamento fatto alla Daniels, contabilizzato come spese legali, provenisse dalle casse della campagna presidenziale.

Cohen nel 2018 si è dichiarato colpevole e ha scontato una condanna detentiva per reati di frode fiscale e di violazione delle regole finanziarie delle campagne elettorali. L'ex avvocato del tycoon ha sostenuto di avere ricevuto direttamente da Trump istruzioni sul pagamento e di avere ricevuto dall'ex presidente dei rimborsi mensili, che comprendevano anche un bonus. Trump ha ripetutamente negato le accuse e smentito di avere avuto una relazione con la Daniels. L'incriminazione alla pornostar è solo una delle inchieste aperte a carico di Trump, la cui situazione legale potrebbe complicarsi con l'avvicinarsi del voto. Fra le indagini aperte ci sono quelle sul 6 gennaio, quelle sulle interferenze sul voto in Georgia e quelle sulle carte segrete trovate a Mar-a-Lago.

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
31/03/2023 06:21:30


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