Sulla vicenda del pene amputato ad un uomo della Valtiberina ora parla l'urologo

“Ho agito con coscienza, nel rispetto delle linee guida, non in autonomia"
La vicenda del pene amputato a un uomo della Valtiberina, ha suscitato un enorme clamore mediatico a livello nazionale. Il medico 36enne che ha effettualto l'intervento decide di uscire allo "scoperto" e racconta la sua verità sulla vicenda ai colleghi del Corriere di Arezzo: “Ho agito con coscienza, nel rispetto delle linee guida, non in autonomia, ma d’intesa con l’equipe ospedaliera. E conto di poter dimostrare la mia totale estraneità rispetto alle accuse che mi vengono mosse. Mi difenderò nel processo ma per amore di verità vorrei dire alcune cose: intanto, che il nodulo che sovvertiva il glande del paziente non si poteva trattare in altro modo. L’organo era compromesso. La terapia chirurgica esiste anche per le lesioni benigne, non solo maligne. Occorreva intervenire in quel modo. E poi voglio precisare che ho lavorato in equipe con lo staff del reparto dell’ospedale di Arezzo, non si è trattato certo di una iniziativa personale, senza un confronto interno con la struttura”. Un ospedale del resto non è uno studio privato ma una struttura pubblica dove si lavora con certi criteri. Anche se la visita del 12 ottobre al paziente l’ha fatta G.P., l’urologo indagato, e in sala operatoria il giorno della glandulectomia sul paziente, classe 1954, c’era sempre lui. Era il 13 novembre 2018. Circa venti giorni dopo, gli esami istologici hanno escluso che fossero cellule tumorali quelle asportate con il terzo distale del pene. Uno pseudo tumore di origine infiammatoria. Quindi le cure appropriate e, successivamente, riferiscono i legali del paziente, la diagnosi di sifilide. La procura di Arezzo aveva archiviato il caso, alla luce della consulenza tecnica eseguita da esperti. Ma l’opposizione degli avvocati del paziente ha determinato la decisione del giudice Giulia Soldini di tener vivo il fascicolo, con imputazione coatta e, appunto, l’udienza della prossima settimana dinanzi al gup Claudio Lara. In sede civile c’è una richiesta danni alla Asl per 400 mila euro. La fase è preliminare. Ogni giudizio è inopportuno. “E poi vorrei anche chiarire” prosegue l’urologo e andrologo, che dalla scorsa estate ho lasciato Arezzo per Milano, dove lavoro, per motivi assolutamente slegati da questa vicenda, motivi personali e familiari”. Con serenità, ma anche con il disagio di trovarsi al centro di un turbine mediatico, il medico confida che tutto venga chiarito.
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