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E' morto Bruno Bolchi, ex calciatore dell'Inter e allenatore (poco fortunato) dell'Arezzo

Re delle promozioni, ad Arezzo venne esonerato. Era stato anche la figurina introvabile del calcio

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Addio a Bruno Bolchi, la figurina introvabile del football italiano. Da ricordare però innanzitutto per le sue qualità calcistiche e per una bellissima carriera agonistica.
Nato a Milano il 21 febbraio 1940, Bolchi aveva 82 anni e si è spento a Firenze dopo una lunga malattia. L’ex centrocampista dell’Inter (di cui era stato capitano a soli 21 anni) e del Torino, da allenatore conseguì ben quattro promozioni in serie A con il “Bari dei miracoli” nel 1985 e poi con Cesena, Lecce e Reggina. Bolchi era malato da tempo.
Lo chiamavano Maciste
Nel 1961 il grande giornalista Gianni Brera lo aveva soprannominato “Maciste” (anzi, precisamente Maciste Bolchi) per lo sguardo fiero, con quella mandibola un po’ prominente e il fisico importante, quasi da corazziere dall’alto dei suoi 187 centimetri, in un epoca in cui il calcio era ben poco fisico e muscolare: negli anni Sessanta, quelli per lui migliori, alla sua “altezza” c’erano giusto Facchetti e Cudicini, per citare i giocatori più famosi.
La storia della figurina
Nel 1961 uscì la prima raccolta delle figurine Panini. La sua, divenne presto introvabile, a pari di quella del portiere dell’Atalanta, Pier Luigi Piazzaballa. Si racconta che nemmeno il giocatore disponesse di un esemplare: ma si rifece in seguito, quando la inserì come immagine del proprio profilo Whatsapp. Ma la storia, in realtà, partì da più lontano. Cioè da quando venne fermato da un fotografo mandato dalla Panini al termine di una gara di campionato tra i nerazzurri e l’Atalanta, a San Siro. Era l’agosto del 1961. «Solo molti ma molti anni dopo – aveva raccontato l’ex giocatore – scoprì che la mia fu la prima immagine ad essere immortalata per l’album che sarebbe stato stampato qualche mese dopo».

La carriera
L’esordio in massima serie è quasi da record: avviene a 18 anni nella stagione 1957/58 con la maglia dell'Inter che indossa per sei stagioni, impreziosite da uno scudetto. Nel novembre del 1963 passa al Verona in serie B, l'anno seguente sale di nuovo di categoria con l’Atalanta. Dal 1965 al 1970 gioca con il Torino, con cui in campionato mette insieme 89 partite, terminando la sua esperienza nella massima serie con oltre 200 presenze e 12 reti. Bolchi, che disputa pure quattro partite in Nazionale, chiude carriera da calciatore nella Pro Patria, in serie C, nel campionato 1971-72.
Da allenatore
Con la stessa Pro Patria inizia la carriera da tecnico, inizialmente portata avanti insieme a quella da calciatore. Nel 1983 viene ingaggiato dal Bari del presidente Vincenzo Matarrese, in serie C1, guidando i biancorossi sino alla serie A. Nella Coppa Italia 1983/84, con il Bari in C1, raggiunge la semifinale dopo aver eliminato agli ottavi di finale la Juventus con una storica vittoria in trasferta e poi, ai quarti, la Fiorentina: un record raggiunto soltanto 32 anni dopo dall'Alessandria nel 2015/16.
Il re delle promozioni
Da allenatore Bolchi ha ottenuto 4 promozioni in Serie A con Bari (1984/85), Cesena (1986/87), Lecce (1992/93) e Reggina (1998/99), più 2 in B con Bari (1983/84) e Pistoiese (1976/77). L’ultima panchina della sua interminabile carriera durata 37 anni (con ben 20 squadre diverse) risale al 2007/08, quando aveva guidato il Messina. Nel suo curriculum anche una stagione poco fortunata alla guida dell'Arezzo in Serie B. Era la stagione 1987/'88 e la formazione amaranto, costruita per un campionato da vertice con i vari Nappi, Silenzi, Ermini, Tovalieri, Dell'Anno e Allievi, finì invece con il retrocedere in C1. L'esperienza di Bolchi sulla panchina amaranto durò 21 giornate, perchè venne esonerato e al suo posto tornò Antonio Valentin Angelillo.  

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
28/09/2022 14:42:14


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