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La Bce alza i tassi di mezzo punto a 0,50%, via libera allo scudo anti-spread

Lagarde annuncia un’accelerazione degli incrementi del costo del denaro

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Tassi su, lotta al caro-prezzi e rete di protezione per l’eurozona. La Banca centrale europea guidata da Christine Lagarde opta per un deciso cambio di rotta nella sua politica monetaria, dando ragione al fronte del Nord. La Bce vara il primo rialzo dei tassi d’interesse da undici anni, più 50 punti base invece che dei 25 previsti alla vigilia, ritrovandosi tuttavia più spaccata che mai. Ma ha faticato a fornire risposte precise sullo scudo anti-spread, che avrà condizionalità ad hoc, con quindi una difficile attuazione. I mercati, così come gli investitori, attendono di capire cosa significa in pratica. Il ritorno alla normalità, vale a dire l’uscita di scena dei tassi d’interesse negativi, è realtà. Ma sarà più veloce di quanto preventivato da tutti gli analisti finanziari. Le fiammate dei prezzi più persistenti delle stime, la guerra in Ucraina, e la crisi politica italiana stanno minando le certezze di svariate case d’affari. Le quali, come Bridgewater, hanno puntato in modo diretto contro l’eurozona. E sull’Italia in particolare, alla luce degli ultimi eventi. Uno dei pochissimi che ha colto l’andamento del sentimento dominante nel board della Bce è stato Frederik Ducrozet, capo della ricerca macroeconomica di Pictet, il quale prevedeva un andamento incerto per questa riunione. Il che voleva dire un incremento superiore alle previsioni, quindi 50 punti base invece che 25, e una seria discussione per 75 punti base a settembre. 

A peggiorare la situazione per Francoforte sono le aspettative d’inflazione, peggiori rispetto alle attese.

«Il Consiglio direttivo ha ritenuto opportuno compiere un primo passo più ampio nel percorso di normalizzazione dei tassi ufficiali rispetto a quanto segnalato nella riunione precedente», ha detto Francoforte. Questa decisione si basa «sulla valutazione aggiornata del Consiglio direttivo dei rischi di inflazione e sul sostegno rafforzato fornito dal Tpi (Transmission protection instrument, lo scudo anti-spread) per l'efficace trasmissione della politica monetaria».

Inoltre, «sosterrà il ritorno dell'inflazione all'obiettivo di medio termine del Consiglio direttivo» rafforzando «l'ancoraggio delle aspettative di inflazione e assicurando che le condizioni della domanda si adeguino per raggiungere l'obiettivo di inflazione a medio termine».

Vale a dire che a oggi l’inflazione è disancorata dalle aspettative. Ovvero, è fuori dal controllo della politica monetaria della Bce. Fattore che disturba la corretta trasmissione della stessa

Per riportare i prezzi al consumo a livello normale, quindi intorno al 2%, occorrerà tempo. E per farlo, come fa notare un alto esponente della Bce, «servirà più tempo del previsto». In altre parole, è possibile che si arrivi a una velocizzazione del ritorno alla normalità. Come? Andando ad alzare i tassi per tutte le prossime riunioni dell’Eurotower da qui a fine anno, con una sequenzialità precisa. Quindi, 75 punti base a settembre, e poi mezzo punto percentuale nelle due riunioni successive. In attesa di nuovi dati sui prezzi.

La fluidità adattiva, sul fronte del nuovo programma di sostegno dell’area euro, sarà netta, dice Lagarde. Lo strumento di protezione del meccanismo di trasmissione della politica monetaria permetterà che «l'orientamento di politica monetaria sia trasmesso in modo ordinato in tutti i Paesi dell'area dell'euro» ed «è un presupposto affinché la Bce possa adempiere il mandato di mantenere la stabilità dei prezzi».

Lo scudo, di contro, avrà una potenza di fuoco negli acquisti di bond che «dipenderà dalla gravità dei rischi per la trasmissione della politica monetaria» e gli acquisti «non sono soggetti a restrizioni ex ante». Ma a patto che non ci siano nuove sorprese. Ipotesi non scontata, dal momento che il meccanismo appare meno scontato di quanto si attendevano i mercati finanziari.

Nello specifico, gli acquisti sul Tpi verranno decisi su base «pienamente discrezionale da parte del board della Bce», ma saranno quattro i criteri guida utilizzati per giudicarne la validità, come rimarca Fabrizio Santin di Pictet. Prima di tutto, «il rispetto delle regole di budget (i beneficiari del Tpi non devono essere in procedura di deficit). Secondo il framework fiscale. Poi la mancanza di squilibri macroeconomici».

Infine, una valutazione della sostenibilità nel lungo termine del debito pubblico e politiche macroeconomiche e fiscali sane e in linea con i dettami del Pnrr e con le raccomandazioni della Commissione europea. Un'architettura che ricorda quella del Fondo monetario internazionale, e quindi quella dello European stability mechanism (Esm, o Mes), per i fondi dedicati ai Paesi con specifiche esigenze finanziarie.

Secondo Carsten Brzeski, capo della ricerca macroeconomica di ING, «questa decisione mostra che i falchi devono aver avuto il sangue freddo, temendo che il promesso aumento del tasso superiore a 25 punti base a settembre sarebbe stato spazzato via dall'incombente recessione».

«L'accordo su un Tpi doveva essere pagato dalle colombe con un aumento dei tassi più forte», dice. Così è stato. «Sappiamo tutti che l'aumento dei tassi di oggi non ridurrà l'inflazione nel breve periodo, nemmeno dal lato della domanda dell'economia, che reagirà molto più alla recessione incombente che a qualsiasi azione della Bce. L'aumento, così come potenziali ulteriori aumenti, sono tutti volti a ridurre le aspettative di inflazione e a ripristinare la reputazione e la credibilità danneggiate della Bce come combattente dell'inflazione. La decisione odierna mostra che Lagarde è più preoccupata per questa credibilità che per essere prevedibile. E questo aspetto conta più delle indicazioni prospettiche».

Ora la questione è come proteggere l’eurozona. E i Paesi più vulnerabili, come l’Italia. Ed è per questo che la Bce ha pensato a uno strumento dedicato, ovvero il Tpi. In ogni caso, ha spiegato, «la flessibilità nei reinvestimenti dei riscatti in scadenza nel portafoglio del programma di acquisto di emergenza pandemica (Pepp) rimane la prima linea di difesa per contrastare i rischi legati al meccanismo di trasmissione connesso alla pandemia».

E con le esternalità negative della guerra in Ucraina. In tal contesto, Nick Chatters, fixed income manager di Aegon AM, parlando riguardo a Lagarde, fa notare che «le va riconosciuto il merito di non essere schiava di quanto detto in passato e di essere disposta a sorprendere il mercato».

Il nuovo Tpi, tuttavia, appare «esteticamente piuttosto debole, anche perché si basa sul fatto che il consiglio direttivo sia soggettivamente unanime nell’approvare l'acquisto di obbligazioni italiane».

Il mercato «metterà alla prova la Bce spingendo lo spread dei Btp (già al 2,37% rispetto ai Bund), poi si presuppone che la Bce si riunisca e faccia una lunga chiacchierata prima di decidere cosa fare». E non manca una stoccata verso l’attualità politica, dice Chatters: «Tutti noi sentiamo la mancanza della mano ferma di Draghi in una giornata come questi».

Il peggio, secondo gli analisti, sarà quando un Paese dovrà richiedere il sostegno della Bce. Senza dettagli specifici, i Paesi più vulnerabili sotto il profilo fiscale, come l’Italia e la Francia, potrebbero essere i prossimi target per gli investitori.

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
21/07/2022 20:00:51


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