Trattori e mietitrebbie troppo pesanti, produzioni agricole a rischio
Le dimensioni dei mezzi agricoli sono sempre più importanti, compromettendo la salute del sottosuolo
Un team di ricercatori dell’Università per le Scienze agricole (Svezia) e dell’Istituto Federale di tecnologia (Svizzera) ritiene che l’uso di macchinari agricoli sempre più pesanti possa mettere a serio rischio le produzioni, riducendo i raccolti del 20 per cento. La terra è viva, e benché tolleri il normale “calpestio” non sembra in grado di sopportare le pressioni prodotte da moderni trattori e mietitrebbie, negli ultimi decenni sempre più grandi e pesanti. Lo studio, guidato da Thomas Keller e Dani Or, è stato pubblicato integralmente sulle pagine della rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS). Secondo il professor Keller, che ha analizzato l’evoluzione dei macchinari agricoli dal 1958 a oggi, negli ultimi sessant’anni le dimensioni - e quindi il peso - di questi indispensabili strumenti di lavoro sono di fatto aumentate esponenzialmente. Un trattore moderno pesa circa 10 volte tanto quelli degli anni Sessanta, mentre una mietitrebbia a pieno carico può raggiungere le 40 tonnellate.
A rischio la produzione agricola
La pressione generata da questi mezzi genera delle conseguenze inimmaginabili. Di solito chi opera nel settore agricolo si limita a lavorare per questo i primi 50 centimetri di suolo, ma i danni causati dal peso di trattori e mietitrebbie in formato extra large si spingono molto in profondità. Ad esser compattata, e quindi privata della necessaria ossigenazione, è anche la terra che si trova più in profondità, probabilmente anche oltre il metro dalla superficie. Il rischio è concreto, a detta dei ricercatori si rischiano di perdere i nutrienti, e anche l’acqua potrebbe non circolare come dovrebbe. A pagarne le conseguenze la vita vegetale, ossia le produzioni agricole, che fanno fatica a colonizzare il terreno, espandendo le proprie radici, e a crescere.
Servono soluzioni
Il problema riguarda tutto il mondo. Il calo di produttività, stimato attorno al 20 per cento, è una media, ma riguarda tutte le superfici, in particolare il Brasile e l'Australia. Per minimizzare i danni Keller e Or suggeriscono soluzioni immediate, come l'uso di sistemi GPS, capaci di guidare i macchinari più pesanti sugli stessi percorsi, ma è indubbio servano soluzioni più efficienti.
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