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Csm, la riforma supera la boa Commissione, ora la partita in aula

Sul fisco tensioni in maggioranza: 5Stelle: no a accordi centrodestra-Mef

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«Faticoso» è stato l'aggettivo usato da tutti i partiti per definire l'accordo sulla riforma dell'ordinamento giudiziario e del Csm, sancito dal via libera al testo da parte della Commissione Giustizia della Camera. In effetti, pur partendo da posizioni assai distanti, in alcuni casi contrapposte, i partiti hanno raggiunto una intesa su un testo che nessuno considera la propria riforma, ma che tutti valutano come una buona riforma, innovativa, in grado di aiutare la magistratura a superare le storture correntizie. Un giudizio non condiviso dai magistrati stessi che il 19 aprile, giorno dell'insidioso approdo in Aula del provvedimento, potrebbero proclamare lo sciopero. In mezzo, la ministra Marta Cartabia può dirsi soddisfatta per l'equilibrio raggiunto, non solo per le norme introdotte nel testo, ma anche per quelle che è riuscita a non farvi entrare nonostante il pressing dei partiti. Dopo una seduta notturna terminata all'1,30 in cui la Commissione ha concluso il voto di tutti gli emendamenti, nella tarda mattinata è stato dato il via libera formale per l'approdo in Aula del provvedimento. Ciascun partito della maggioranza ha sottolineato il contenuto entrato nel testo a cui teneva di più: Pierantonio Zanettin (Fi), ha ricordato l'introduzione della separazione delle carriere, Ingrid Bisa (Lega), il sorteggio dei collegi nella legge elettorale del Csm; Valentina D'Orso (M5s) il mantenimento dello stop alle porte girevoli; Alfredo Bazoli (Pd), i nuovi criteri di valutazioni dei magistrati; Federico Conte (Leu) l'assenza di misure punitive verso i magistrati; Enrico Costa (Azione), il fascicolo per la valutazione dei magistrati. Nella maggioranza l'unica a sfilarsi è Iv, che con Cosimo Ferri e Lello Vitiello, ha annunciato l'astensione di fronte a un testo considerato "timido". Ma c'è anche chi, come Maurizio D'Ettore e Martina Parisse di Ci chiedono in Aula «ulteriori approfondimenti» sul testo. Insomma, come ha detto Bazoli, «un equilibrio fragile» che il deputato Dem auspica "regga la prova dell'Aula". E fragile è tutto il contesto di maggioranza, con Iv e M5s che hanno detto che non accetteranno a scatola chiusa un accordo sul fisco tra Mef e centrodestra. Dal 19 aprile la riforma del Csm approda infatti nell'Assemblea di Montecitorio dove il governo si è impegnato a non porre la fiducia, cosa che permetterebbe anche di correggere eventuali piccole sbavature del testo, come ha evidenziato il presidente Mario Perantoni (M5s), a condizione che tutti mantengano l'impegno di votare secondo i patti di maggioranza. In Commissione la Lega per due volte ha votato un emendamento di Fdi, e M5s non ha partecipato al voto sulla separazione delle funzioni. Potendo arrivare centinaia di emendamenti, le preoccupazioni di uno sfilacciamento esistono. Il 19, giorno della prima seduta dell'Aula, è convocato l'esecutivo dell'Anm che potrebbe proclamare uno sciopero contro la riforma. Per la prima volta nella storia della Repubblica, a fronte delle ripetute proteste delle toghe, nessun partito le ha fatte proprie. Una situazione che ha generato un senso di frustrazione nelle diverse correnti della magistratura. Da parte sua la ministra Marta Cartabia, nelle interlocuzioni informali che ha avuto con il mondo delle toghe, ha evidenziato anche le misure che non sono entrate nel testo, stoppate proprio da lei, e che alcuni partiti volevano, come il sorteggio per l'elezione dei membri togati del Csm, o come la responsabilità civile diretta. Un equilibrio, dunque, che ai magistrati viene chiesto di apprezzare.

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
14/04/2022 19:55:10


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