E' normale?
I nodi prima o poi vengono al pettine
La pandemia ci sta mettendo a dura prova, siamo tutti sotto stress, ma sembra quasi che l’emergenza che stiamo vivendo sia una lente d’ingrandimento sui problemi sistemici che abbiamo creato negli anni e che ora stiamo vivendo. Si diceva una volta, che i nodi prima o poi vengono al pettine, ecco che siamo di fronte a un groviglio tale che verrebbe voglia di tagliare tutto per andare avanti. Tagliare è impossibile, quindi siamo chiamati a fare una profonda riflessione sulle questioni che sperimentiamo sulla nostra pelle.
Gli affollamenti sono diventati pericolosi e motivo di contagio. I trasporti pubblici, ad esempio, sono al collasso, troppe persone per pochi mezzi disponibili. Giacché i mezzi sono scarsi, decidiamo di chiudere le scuole per attenuare il traffico che porta gli studenti ai vari istituti. Invece che investire sui mezzi di trasporto, reagiamo chiudendo le scuole. E’ normale?
Per risparmiare qualche denaro abbiamo scelto di tagliare risorse alla scuola pubblica, creando classi pollaio. E’ normale?
Invece che diminuire gli alunni per classe, come scelta strategica e d’investimento per il futuro, abbiamo scelto di ampliare le aule, buttando giù i muri o dimezzare le classi creando una didattica a distanza. E’ normale?
Abbiamo per anni tagliato posti nella sanità pubblica, favorendo quella privata e facendo manovre finanziarie che depotenziavano il pubblico. Oggi siamo in emergenza per la terapia intensiva e per i posti negli ospedali pubblici. E’ normale?
Abbiamo pensato, per evitare troppe iscrizioni all’università, di fare test d’ingresso preventivi, per cercare di capire quanti potessero essere in grado di sostenere determinati studi. Oggi siamo al penultimo posto in Europa per laureati e ci mancano medici e infermieri. E’ normale?
Per cercare di dare lavoro a più persone, abbiamo precarizzato il posto di lavoro togliendo diritti a chi lavora. Una sorta di “meglio lavorare senza diritti che non lavorare affatto”, come se fosse possibile far scegliere tra lavoro e diritto. E’ normale?
Per evitare i costi eccessivi delle pensioni le abbiamo rimodulate su base contributiva anziché retributiva, senza poter andare in quiescenza quando vogliamo dopo una base minima di anni di servizio, ma solo in base all’aspettativa di vita. E’ normale?
Per troppi anni non ci siamo occupati di creare infrastrutture decenti né di mantenere quelle che avevamo, con il risultato che oggi abbiamo strade obsolete o pericolose, mettendo in difficoltà aziende e privati. E’ normale?
Abbiamo deciso di investire sul digitale terrestre anziché sulla banda larga, con il risultato che oggi abbiamo 1/3 delle scuole senza connessione internet e quindi senza possibilità di attivare la didattica a distanza. E’ normale? Oggi senza banda larga, molte aziende italiane hanno problemi di visibilità nelle varie piattaforme internet, trovandosi scavalcate da aziende straniere, con una concorrenzialità assolutamente non all’altezza. E’ normale?
Desideriamo tenere sotto controllo i conti per evitare un eccesso di debito pubblico, ma aumentiamo da anni la spesa pubblica per acquistare armamenti. E’ normale?
Questa pandemia ci costringe a guardarci in uno specchio, che, impietosamente, ci fa vedere come siamo stati in tutti questi anni e quello che è stato creato con il silenzio e il plauso di troppi. Non abbiamo gli strumenti che ci permettano di convivere con questa emergenza perché già troppo esposti da scelte strategiche miopi. E’ normale?
Siamo chiamati a fare scelte capaci di realizzare una forte resistenza alle emergenze che ci sono e ci saranno. Se non lo faremo, siamo destinati al declino.
E questo sarà normale.
Leonardo Magnani
Leonardo Magnani è nato e vive a Sansepolcro. E’ laureato in filosofia e in scienze religiose. Insegnante di professione, da anni collabora con l’Associazione Cultura della Pace e si interessa di mediazione dei conflitti e di nonviolenza.
Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.
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