Il 2 agosto di 40 anni fa la strage alla stazione ferroviaria di Bologna

Il pesante bilancio di 85 morti e 200 feriti e le verità che stentano a emergere
Ricorrono oggi i 40 anni esatti dalla strage alla stazione ferroviaria di Bologna. Erano le 10.25 del 2 agosto 1980, un caldo sabato mattina, quando una valigia piena di tritolo esplose nella sala d'aspetto della seconda classe della stazione, provocando 85 morti e 200 feriti. Il primo identificato è un giovane 21enne di San Leo di Anghiari, Roberto Procelli: da poco svolge il servizio militare e quella mattina usufruisce della licenza per tornare a casa, ma rimane ucciso nella cabina telefonica. La deflagrazione colpì in pieno il treno Adria Express 13534 Ancona-Basilea, in sosta sul primo binario e fece crollare una trentina di metri di pensilina, oltre alle strutture sopra le sale d'attesa. La strage fu il più grave atto terroristico avvenuto in Italia nel secondo dopoguerra, al culmine della strategia della tensione. La prima ipotesi circolata sulle cause, quella dell'incidente provocato dallo scoppio di una caldaia, non regge a lungo, anche perché nel punto dell'esplosione non ce ne sono, e in poche ore lascia il passo alla certezza dello scenario più temuto: l'attentato terroristico con una bomba ad alto potenziale. Da subito, senza soste e per ore, si mettono all'opera sanitari, vigili del fuoco, forze dell'ordine, Esercito, volontari, alla ricerca di vite da soccorrere e da salvare. Per la strage di Bologna sono stati condannati in via definitiva, come esecutori materiali, gli ex militanti dei Nuclei armati rivoluzionari (Nar) Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini. Per lunghi anni i familiari delle vittime della Strage di Bologna hanno chiesto di conoscere i mandanti dell'attentato. Qualche mese addietro sono spuntati quattro nomi, anche se rimarranno sulla carta: Licio Gelli, Umberto Ortolani, Federico Umberto D'Amato, Mario Tedeschi. Tutti morti. Non potrà mai esserci un processo, né una sentenza di condanna o di assoluzione. Un altro dei grandi misteri italiani, di quelli che fanno emergere pezzi di verità con il tempo (quando magari qualche presunto responsabile non c’è più) e dei quali molto spesso i retroscena non vengono fuori fino in fondo.
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