Il giallo delle suore fuggite dal convento

I 200mila euro spariti, le accuse alla badessa e la difesa delle consorelle
Continua a destare clamore il caso delle suore di clausura scappate dal monastero di San Giacomo di Veglia a Vittorio Veneto nottetempo. Ora, ai contorni oscuri originari e gli addebiti alla badessa Aline Pereira Ghammachi, si aggiungono i dubbi su documenti riservati e interventi vaticani discussi. Fra le accuse rivolte a madre Aline Pereira, che hanno portato al suo commissariamento, quella di aver tirato i capelli a una consorella, limitare l'accesso ai padri spirituali e riservare una parte del monastero ai suoi familiari, oltre che non condividere i dati economici. Accuse false secondo le consorelle che hanno deciso di fuggire proprio assieme alla loro badessa.
Parlano le suore fuggite
Ma due suore di clausura hanno deciso di parlare in forma anonima, e hanno rilasciato un’intervista rilasciata al Gazzettino e proiettando pesanti ombre sulla gestione interna del convento e sull’operato della commissione nominata dopo l’allontanamento delle consorelle. Le due religiose raccontano che l’ambiente interno al monastero era diventato invivibile a causa di forti pressioni psicologiche, continue ispezioni e delibere che avrebbero minato la serenità del monastero in modo insuperabile. Ma sopra a tutto c’è la presunta sparizione di 200mila euro.
Il giallo dei 200mila euro
Si tratta di oltre 200mila euro che sarebbero spariti dai conti bancari e postali del convento. Le due suore sostengono che, subito dopo l’espulsione di suor Aline Pereira, la commissione incaricata avrebbe modificato gli intestatari dei conti, appropriandosi di quei fondi, e non solo. «I membri della commissione hanno cambiato i nomi degli intestatari dei conti del convento. Di fatto, si sono intestati i conti bancari e postale, una cifra di oltre 200mila euro, assieme a tutti i contanti che suor Aline aveva nella sua cella», hanno dichiarato al Gazzettino.
Fatti e misfatti nel convento di Vittorio Veneto
Riepilogando i fatti, le accuse a suor Aline Pereira Ghammachi, che a soli 34 anni è diventata la più giovane a guidare un convento in Italia, risalgono al 2023 quando fu espulsa dopo una visita apostolica che rilevò criticità nei rapporti interni e nella gestione dell’autorità. Furono nominate al suo posto una nuova superiora, una consigliera e una psicologa. La decisione fu presa dopo una lettera di accuse, firmata da quattro suore, che contestavano a madre Aline atteggiamenti autoritari e violazioni della clausura. Secondo le suore fuggite dal monastero, però, le accuse sarebbero pretestuose e il clima sarebbe peggiorato proprio dopo la sostituzione di madre Aline.
Le testimonianze
Dopo quella lettera, hanno rivelato le due suore al Gazzettino, sono partite una serie di visite ispettive. «Dopo la lettera delle quattro sorelle - tutte con fragilità - è iniziato un vero e proprio periodo di forte vessazione psicologica con otto visite al convento da parte di una commissione che non ha fatto altro che spaventarci e toglierci la serenità di cui avevamo bisogno in un ambiente di preghiera come il monastero. Abbiamo dovuto fuggire come dei carcerati dalla prigione, di notte abbiamo portato fuori i bagagli di nascosto e al mattino presto siamo fuggite passando prima dai carabinieri per notificare loro l’accaduto. Siamo scappate senza nemmeno i soldi per la spesa».
La lettera strumentalizzata
Insomma, per le due suore, la lettera è stata usata «come pretesto ed è stata scritta da sorelle che purtroppo avevano grossi problemi personali. Una di loro si era perfino accanita contro uno dei due cagnolini del convento, arrivando anche a colpirlo con calci e altri dispetti. Ad un’altra è stata diagnosticata la schizofrenia e una celebrava strani riti in cimitero. Una quarta diceva di ricevere messaggi da Gesù. Persone fragili che per debolezza e invidia hanno scatenato un inferno».
Lo spettro della chiusura del convento
Come finirà il convento? «È inevitabile che venga chiuso. Le sorelle rimaste – undici più la nuova badessa – sono anziane e non riusciranno a gestire tutte le attività. Suor Martha ha già allontanato i ragazzi disabili che gestivano l’orto perché non gradisce presenze esterne nel monastero. La chiusura è solo questione di tempo». E pensare che i loro prodotti erano assai richiesti, in particolare il loro prosecco
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