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La bella favola di Maurizio Sarri: dalle imprese con la Sansovino allo scudetto con la Juventus

Il coronamento della carriera per il tecnico che ha preferito il calcio alla carriera in banca

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Il 31esimo sigillo stagionale di Cristiano Ronaldo e il raddoppio di Bernardeschi nella partita contro la Sampdoria consegnano lo scudetto numero 36 (nono consecutivo) della storia alla Juventus e il primo della carriera a Maurizio Sarri, che a 61 anni e mezzo coglie uno fra i traguardi in assoluto più ambiti da un allenatore. Nativo di Napoli ma originario di Vaggio, frazione di Reggello, Sarri è molto conosciuto alle nostre latitudini, perché è proprio sui campi dilettantistici dell’Aretino - Stia e Tegoleto - che si è formato come tecnico per poi scalare progressivamente fino ai grandi livelli di ora. Aveva vinto un campionato di Promozione con l’Antella ed era stato esonerato dalla Valdema quando nell’estate di 20 anni fa esatti (era il 2000) iniziò la sua ascesa alla guida della Sansovino: trionfo nel campionato di Eccellenza, poi la Serie D (è stato anche ospite del Buitoni), la vittoria nella Coppa Italia di categoria e il secondo posto nel 2003, con aggiudicazione dei play-off, che valsero alla Sansovino l’ammissione in C2 grazie al punteggio più elevato nella graduatoria dei meriti, criterio da tenere in considerazione qualora vi fossero in ballo i ripescaggi. Con la Sansovino è rimasto in C2, anche se questo campionato lo ha vinto alla guida della Sangiovannese; alcune stagioni interlocutorie, poi il passaggio all’Empoli con salto dalla B alla A e l’ingaggio da parte del Napoli, che nonostante gli oltre 90 punti totalizzati non è stato capace di vincere lo scudetto (fatto più unico che raro) solo perché la Juventus marciava con un passo ancor più spedito. L’esperienza inglese con il Chelsea impreziosita dalla conquista della Europa League (scusate se è poco!) e il ritorno in Italia per guidare la Juve nel post Allegri. La memorabile annata 2019/2020 – quella del Covid-19 e di un campionato che si è fermato in marzo per riprendere e concludersi in piena estate – lo ha visto condurre i bianconeri al nono sigillo di fila, dimostrando che la “fame” agonistica in casa juventina non si è placata nemmeno dopo 8 titoli consecutivi. Nel curriculum di Sarri c’è anche una curiosa parentesi alla guida dell’Arezzo, che nel 2006/2007 partì penalizzato e poi retrocesse dalla B; lui venne chiamato in panchina – ironia della sorte – al posto di Antonio Conte e sarebbe stato a sua volta esonerato in marzo, non prima però di aver consegnato tre storiche “perle” alla storia del calcio amaranto: il 2-2 di Torino contro la Juve, il 2-2 di Napoli e la vittoria di prestigio in Coppa Italia – firmata da Floro Flores – contro il Milan al Comunale, in una serata nella quale l’Arezzo fece tremare i rossoneri, che passarono il turno per effetto del 2-0 dell’andata e che in maggio avrebbero vinto la Champions League. Adesso, a Sarri mancano una Champions League (che rimane pur sempre alla portata in agosto), una Coppa Italia e qualche Supercoppa varia, che comunque non intaccano di certo lo straordinario percorso di questo signore dai modi schietti e diretti – ha “limato” il suo approccio da quando alberga nei quartieri nobili del calcio – e anche dalle fumate compulsive in panchina. Un signore che per dedicarsi al calcio aveva deciso a suo tempo di abbandonare la professione del bancario (pardon, del direttore di banca) e che qualcuno avrebbe potuto considerare un pazzo, dal momento che lasciava un posto sicuro per una carriera più accattivante ma ancora costellata, al momento della sua scelta, da inevitabili punti interrogativi, perché le competenze di un allenatore debbono poi incastonarsi alla perfezione con le opportunità che si presentano. E non sempre questo riesce, per cui uno fa presto anche a bruciarsi. Ma evidentemente Sarri sapeva il fatto suo ed era pronto a rischiare, perché quando si crede nelle proprie possibilità anche il rischio riveste un peso minore. Sapeva benissimo che poteva permettersi una scommessa poi vinta alla grande; una scommessa che valeva bene un licenziamento dalla banca e che il 26 luglio 2020 è stata coronata dalla parola magica: scudetto. Chapeau, mister!

Claudio Roselli 

Redazione
© Riproduzione riservata
27/07/2020 00:03:48


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