Ca’ Raffaello, un caso di geopolitica di confine al tempo del Coronavirus
“Sansepolcro è da sempre in Toscana e deve rimanere in Toscana”
Ca’ Raffaello è una piccola frazione del comune di Badia Tedalda, provincia d’Arezzo. Alcuni anni fa divenne un nome conosciuto per un fattaccio di cronaca.
Per qualche misteriosa ragione di geopolitica d’un tempo lontano a me sconosciuta è un’isola Toscana non circondata dal mare ma dalla Romagna. Persino Mussolini nel 1927, quando realizzò la riforma delle regioni e fece cambiare il confine sul Fumaiolo per far sorgere il Tevere, fiume sacro ai destini di Roma, nella sua natia amata Romagna, non si accorse e nessuno glielo ricordò che c’era anche Ca’ Raffaello.
Conoscevo questa stranezza da sempre, infatti ogni volta che si andava a Rimini, il babbo immancabilmente annunciava:
“Ecco, ora sei in Romagna!”
E dopo un poco
“Ecco sei tornato in Toscana!”
E infine
“Ora siamo in Romagna e ci restiamo.”
Quella riforma delle regione del 1927 divenne un fatto straordinario nella storia di Sansepolcro. Quando una mattina i Borghesi si svegliarono e appresero che il loro amato Borgo sarebbe passato nello Stato de Sotto, neanche degno d’un vero nome, fu la sommossa generale.
“Sansepolcro è da sempre in Toscana e deve rimanere in Toscana.”
Di certo molti di voi sanno la storia del vescovo Ghezzi che andò a Roma e chiese e ottenne udienza a Mussolini perorando la causa dei Borghesi e ci riuscì: il Borgo rimase in Toscana. Il suo trionfale ritorno fu memorabile; una gran folla s’era radunata fuori Porta Romana in attesa e quando la vettura del vescovo arrivò legarono delle funi al parafango anteriore e la trascinarono trionfalmente fino in piazza.
In ogni modo Ca’ Raffaello non fu toccata dalla riforma e rimase nel comune di Badia Tedalda, anche se gli abitanti mangiavano la piadina, un tempo sconosciuta in Toscana, come i romagnoli.
L’unica volta che ho incontrato un giovane di Ca’ Raffaello, ed era nudo, fu il 16 marzo 1961 e fu un evento storico per nei due e tanti altri, la nostra visita di leva. Ricordare la data esatta è solo una coincidenza, quel giorno era anche il mio compleanno.
Ma dopo tutte queste memorie sparpagliate torniamo ai tempi nostri, al tempo del Coronavirus.
La settimana scorsa, la gente ha avuto il permesso di uscire, di potersi muovere, con le dovute cautele, all’interno della loro regione di residenza, e da questo è nato il mio quesito:
“Ma cosa fanno gli abitanti, gli isolani, di Ca’ Raffaello al tempo del morbo? Ma dove possono andare? Di certo non in Romagna, è un’altra regione.”
In questa prima fase d’una permessa limitata mobilità regionale capisco che un caraffaellino, con il lasciapassare per raggiungere Badia Tedalda, il suo comune, poi preso da un’improvvisa voglia di lardo continua il suo viaggio fino a Colonnata nelle Apuane, nessun problema, può viaggiare entro tutta la Toscana.
E se avesse bisogno d’andare a Pennabilli?
Fausto Braganti
Fausto Braganti - Pensionato, attualmente residente nelle Corbieres (sud est della Francia, vicino a Perpignan). Nato e cresciuto a Sansepolcro. Dopo il liceo ha frequentato l’Università di Firenze, laureandosi in Scienze Politiche al Cesare Alfieri. Si è trasferito a Londra nel 1968, dove ha insegnato italiano all’Italian Center per poi andare a Boston negli Stati Uniti, dove ha lavorato per Alitalia per 27 anni con varie mansioni e in diverse città, sempre nel settore commerciale. Dopo Alitalia è rimasto nel campo turistico per altri 15 anni per promuovere l’Italia agli americani. Ha pubblicato un libro di memorie, “M’Arcordo…” sulla vita a Sansepolcro nel dopo guerra, ottenendo un discreto successo. Ama la Storia: studiarla, raccontarla e scriverla.
Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.
Commenta per primo.