Due occhi e un piede
Il pensiero di Fausto Braganti
Tempo addietro scrissi queste mie personali considerazioni sulla Resurrezione di Piero della Francesca. Ripropongo quanto scritto rivisto in questi giorni pasquali marcati dal terribile morbo, il Coronavirus. Penso e spero che il messaggio che Piero ci dia coraggio e volontà di combattere, ne abbiamo bisogno, tanto.
Il professore di storia Gino Franceschini, che era anche il preside del Liceo Scientifico Piero della Francesca di Sansepolcro, una volta ci disse (1956-57) che La Resurrezione non era un opera religiosa, ma piuttosto un’opera politica:
“Basta guardare dov’è locata, quella parete non è mai stata in una chiesa, mai un inginocchiatoio davanti, nessuna messa. Quella era la sala dove si riuniva il consiglio cittadino, nel Palazzo dei Conservatori.”
Negli anni seguenti a questa affermazione ci sono stati studiosi che hanno suggerito differenti siti dove l’affresco fu originariamente locato, ma questo non cambia la sostanza dell’affermazione del prof. Franceschini, infatti sempre nell’andito del Palazzo dei Conservatori.
Ci parlò a lungo di Piero e della sua opera e un giorno ci portò anche a vedere la Resurrezione. La pinacotecha, come si chiamva allora, era a meno di cento metri dal liceo: ragazzi fortunati, anche se poi per noi quello che davvero importava era il fatto che s’usciva di classe, almeno per un’ora.
Importante per me è che non ho mai dimenticato quell’affermazione cosi categorica e che col tempo ha influenzato profondamente la mia percezione dell’opera, arricchita anche da tante inevitabili esperienze successive. Quello che dico è solo frutto delle mie emozioni ed esperienze.
Ogni volta che entro nella sala del museo con l’affresco mi sento subito catturato da quei due grandi occhi tondi del Cristo Risorto che mi fissano, e sembrano seguirmi in tutti i miei movimenti, ovunque io vada.
“Forse proprio per farcelo sentire reale e quindi piú accessibile Piero scelse le sembianze d’un popolano delle nostre parti.’’
Come ancora ci disse il prof. Franceschini.
Durante ogni mia visita ho la sensazione che Cristo sia stato lì ad aspettarmi per tutti quei secoli, e mi sembra che mi dica con un leggero tono di rimprovero:
“Ma dove sei stato?”.
Il suo messaggio è semplice, un vero appello, reale e diretto, e non voglio offendre la sensibilità di nessuno dicendo che mi ricorda certi manifesti propagandisti della Grande Guerra che invitavano i giovani ad arruolarsi. Certo il nostro Cristo non ha i baffi imponenti di Lord Kitchener.
“Uomo! Questa è la tua ora, svegliati e risorgi! Seguimi!”
Quel Cristo non è un Cristo Pantacratore lontano nella sua iaratica maestá capace solo d’incutere paura, non è un Cristo dalla figura idealizzata barba e capelli lunghi biondi che svolazza fra nuvolette bianche mentre angeli trobbettieri annunciono il suo ritorno in cielo. É un Cristo dal piede forte, fermo sul sarcofago. Ci annuncia che lui non volerà via nell’astratto, lui rimarrà per terra al nostro fianco ed è con noi pronto per la battaglia della vita con tutti i suoi ostacoli. Impugna imperioso lo stendardo di San Giorgio, e come il santo guerriero ammazzadraghi, lui spazzerà via i veri nemici dell’umanità: supestizione ed ignoranza e quelli che le diffondono… e il coronavirus!
Pascale, mia moglie che non ha mai conosciuto il prof. Franceschini e che aveva conosciuto Piero solo attraverso i libri di scuola prima di venire a Sansepolcro con me, ha raggiunte certe sue conclusioni indipendentemente senza esser influenzata dal mio dire. Lei vede quel piede sulla sponda d’una barca che ha appena attraccato, Cristo è pronto a sbarcare, a scendere a terra, in mezzo alla gente comune e con l’intenzione di starci.
Nel lato destra dell’affresco la natura si sta rigenerando e questo è la conferma del suo messaggio di speranza, la natura che ogni anno si rinnova con la primavera, con la Pasqua. Non sappiamo se i soldati che sono ancora addormentati si sveglieranno. Rappresentano loro il potere repressivo dei potenti che opprimono ogni anelito di libertà? Sappiamo che ci saranno sempre quelli che dormono, quelli che hanno paura della ragione. Noi abbiamo sentito il suo appello, il suo messaggio, risorgeremo con lui e lo seguiremo.
Questo non ce lo disse il professore, questo lo dico io. Non sono un critico d’arte e neanche uno storico, ripeto queste sono solo le mie impressioni, le mie sono solo emozioni che si sono sviluppate nel tempo e il fatto che abiti lontano è diventato un fattore importante. Le mie visite al Cristo Risorgente sono sempre una tappa obbligatoria ogni qualvolta vada a Sansepolcro necessaria a riempire quel vuoto che si è creato col tempo e la distanza.
In casa ho molti libri su Piero, alcuni li ho letti ed altri hanno accumulato polvere sugli scaffali. Prima di scrivere questo intenzionalmente non ho voluto leggere nulla, ho cercato d’essere il piú spontaneo possibile e non farmi influenzare dal pensiero degli altri.
Sono andato avanti facendo tante ipotesi, ora ne voglio fare ancora un’altra: Piero conosceva e aveva letto il “De Rerum Natura” di Lucrezio, da poco riscoperto
da Poggio Bracciolini. Questa opera fu una delle scintille che iniziarono l’Umanesimo con tutte le sue conseguenze che sono arrivate fino a noi influenzando il nostro pensiero. La lettura e riscoperta dell’Epicurismo lucreziono incrinò quello che sembrava l’indistruttibile tempio della fede per metter le basi a quello della ragione che “che squarcia le tenebre dell’oscurità”. Non dobbiamo svolazzare troppo in cielo, sperdendosi nella metafisica, rimaniamo con i piedi per terra.
E questo per me è un elemento fondamentale in tutta l’opera di Piero. Non lontano da Sansepolcro ne troviamo un’altra prova: la Madonna del Parto di Monterchi. Ma chi aveva mai osato dipingere una Madonna incinta e dalla veste sbottonata? Io non so se ce ne siano altre simili precedenti. Forse, ma fu certo un atto rivoluzionario. La Madanna rappresentata è un’adolescente che potresti incontrare per strada. É una donna vera, sbocciante.
Poi abbiamo un Ercole pagano e una Flagellazione enigmatica per dir poco, e questi dove li mettiamo? Non ho risposta.
La Reserrezione non appartiene nè al Borgo, nè ai noi Borghesi, noi abbiamo avuto solo la fortuna, forse sarebbe meglio dire il caso, di ritrovarcela in casa e da questa nasce la nostra responsabilità di mantenerla, di proteggerla e di renderla accessibile. Appartiene a tutti, a tutti quelli che trovandosela davanti ne sentono un messaggio che prevalica lo spazio e il tempo.
Queste alcune riflessioni sulla Resurrezione e non a caso le voglio condividere in questi giorni di Pasqua. Son nate da memorie, emozioni antiche che si sono sviluppate nel tempo e che si rinnovano, e sono solo le mie. Debbo concordare con quello che scrisse Cesare “Gli uomini credono in quello in cui voglione credere” e io sono solo un uomo. Ognuno è un individuo davanti ad un’opera d’arte e come tale questa rimane un’esperienza soggettiva anche se il linguaggio espressivo è spesso comune a tanti, ma non a tutti.
Ecco, oggi ritroviamo il messaggio che Piero ci ha lasciato, il messaggio che ci accomuna.
Il “nostro” Cristo Risorgente, oggi più che mai, ci sprona a seguirlo, a testa alta con lo sguardo fisso davanti a noi, senza esitazioni con il piede fermo per terra, uniti, la battaglia sarà dura, ma ce la faremo.
Fausto Braganti, sfollato nelle Corbieres
Fausto Braganti
Fausto Braganti - Pensionato, attualmente residente nelle Corbieres (sud est della Francia, vicino a Perpignan). Nato e cresciuto a Sansepolcro. Dopo il liceo ha frequentato l’Università di Firenze, laureandosi in Scienze Politiche al Cesare Alfieri. Si è trasferito a Londra nel 1968, dove ha insegnato italiano all’Italian Center per poi andare a Boston negli Stati Uniti, dove ha lavorato per Alitalia per 27 anni con varie mansioni e in diverse città, sempre nel settore commerciale. Dopo Alitalia è rimasto nel campo turistico per altri 15 anni per promuovere l’Italia agli americani. Ha pubblicato un libro di memorie, “M’Arcordo…” sulla vita a Sansepolcro nel dopo guerra, ottenendo un discreto successo. Ama la Storia: studiarla, raccontarla e scriverla.
Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.
Commenta per primo.