Societa’ autoreferenziale e debole…
Ma che società siamo diventati? La buona educazione, la gentilezza, la cortesia, la disponibilità, nel vivere quotidiano non sono più considerate delle virtù ma sinonimo di debolezza. Nella società odierna ciò che veramente conta è l'apparire, il pensare solo a se stessi ed al proprio interesse personale. Non importa se la persona che incontri nel tuo cammino piange, soffre, viene aggredita da qualcuno o stramazza a terra, l'importante che la stessa sorte non tocchi a te. Una comunità fatta di prevaricazioni, di imposizioni, si ha la presunzione di avere sempre ragione e quello che l'atro dice, esprime, rivendica, non ha alcuna importanza e se va nella direzione contraria alla propria, la conclusione è che l'altro non capisce niente. A tal proposito mi viene in mente una frase di Voltaire «Disapprovo ciò che dite, ma difenderò fino alla morte il vostro diritto di dirlo». Dove è finito quel mondo, che mi raccontava mia madre (tanto per risalire a tempi anche non troppo lontani), composto da gente umile, che usciva da due guerre fratricide, consapevole che una società fondata sulla solidarietà, sulla condivisione ed in particolar modo sul rispetto, totale, a 360 gradi, poteva essere la sola soluzione possibile. Questo lo avevano capito bene i nostri padri costituenti i quali seppero scrivere una Costituzione (fra le più belle e giuste al mondo) che si fondasse su questi principi, mettendo la tutela dei diritti dell'individuo, quale elemento aggregante ed indispensabile per l'intera comunità, al primo posto. Bene oggi in virtù di questa società malata viene messa in discussione anche quella "carta" condivisa da tutti i rappresentanti del Popolo, partendo da destra, passando per il centro ed arrivando a sinistra. Se non allarghiamo i nostri orizzonti e rimaniamo a guardare solo quel micro spazio che ci circonda, se continuiamo a pensare esclusivamente alla nostra soddisfazione personale, la nostra civiltà, la nostra cultura, la nostra storia, presto spariranno.
Questo modo di essere, di vivere, avviene in tutti i campi. Avviene nel mondo della politica dove sembra che l'interesse primario sia quello del potere, della carriera, del denaro e non quello di spendersi concretamente per il bene comune. Nel mondo del lavoro dove, a partire da quelli più in basso fino a raggiungere le più alte sfere, si tende a pensare solo a se stessi senza farsi scrupoli se il collega perderà il posto di lavoro, l'importante è che non lo perda io; il responsabile e/o dirigente che ti sta sopra ti appoggerà e sosterrà finché tu sottoposto dirai sempre di si, ma nel momento in cui proverai a dire la tua (magari anche avanzando diritti a te spettanti), il suo atteggiamento cambierà fino a provare anche ad infangare la dignità e integrità personale di chi gli sta sotto. E che dire del mondo dello sport; una volta si diceva: "L'importante è partecipare", tutte frottole, l'importante è vincere, a tutti i costi (anche quello della vita), anabolizzanti, droghe e chi più ne ha più ne metta pur di ottenere la vittoria. E che dire nella vita quotidiana; non più gesti di cortesia nei confronti del prossimo. Difficile vedere cedere il posto ad una persona anziana, ad una donna incinta, niente precedenza ai pedoni per strada, sulle rotonde è una gara continua per riuscire ad entrare per primo; non esitiamo ad inveire nei confronti di chi, in macchina, ha una qualche incertezza nello svoltare o parcheggiare.
Concludendo, come amante del buon vivere mi domando, ma una società come quella di oggi, può considerarsi una forte? Oppure quella del più forte e quindi debole?
Daniele Bistoni
Dipendente pubblico amministrativo. Esperienza nel campo della comunicazione pubblica, ha collaborato scrivendo articoli per una testa locale per circa tre anni. Una lunga collaborazione come responsabile del Museo Storico Scientifico del Tabacco di San Giustino, dalla nascita nel 2004 fino al 2014. Appassionato delle tradizioni della Valtiberina, di cucina locale e di sigari Toscani e nazionali. Molto legato alla storia della ex Repubblica di Cospaia tanto da ripristinare nel 2009, sotto l'indirizzo della Fondazione per il Museo Storico Scientifico del Tabacco ed il Comune di San Giustino, la tradizionale festa rievocativa che ad oggi prosegue grazie alla Proloco specifica.
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