Cosa mi hai preparato per merenda mamma?
Viviamo nel tempo delle merendine confezionate che fanno bella mostra di se sugli scaffali dei supermercati. Vantano proprietà dietetiche, ai cinque cereali, di farine integrali con nomi spesso incomprensibili e che di solito nascondono ingredienti dietro a dei numeri che non specificano bene cosa sono e gli eventuali effetti sul nostro organismo. Pieni di oli e grassi idrogenati, di palma, di girasole (quando va bene), con conservanti, antiossidanti, sottovuoto, in atmosfera protetta o modificata e chi più ne ha più ne metta. Penso a quelle madri frettolose perché obbligate ad orari lavorativi impossibili che infilano al volo una di queste merendine, scelte dai figli bombardati da pubblicità accattivanti ed ingannevoli, nelle cartelle dei propri figli dopo aver ripetuto infinite volte la domanda: "Lo vuoi questo?; la vuoi questa?; lo vuoi quest'altro? e quell'altro?
Dopo le più disparate riflessioni in merito, la mia mente vaga nelle pieghe della memoria. Da piccolo mia madre mi svegliava per andare a scuola e senza tante domande mi faceva trovare la colazione in tavola con caffè e latte (il caffè rigorosamente d'orzo, preparato in quantità sufficientemente utile a preparare la colazione per due o tre volte) nel quale inzuppavamo il dolce preparato con tanto amore. Un classico era il torcolo. Per variare c'era anche il pane abbrustolito sopra la stufa a legna e, quando riusciva a reperirli, i biscotti Nipiol della Buitoni, quelli spezzati e bruciacchiati, che comprava in sacchi non mi ricordo dove. Nei periodi di vacche grasse comprava i biscotti Colussi Perugia, mamma mia che meraviglia, sento ancora oggi il piacevole sapore.
Ma torniamo alla merenda, quando chiedevo appunto cosa ci fosse, mia madre mi rispondeva: "E' una sopresa"; oppure "Un non so che" e quando andava più di fretta "Quando la scarti lo vedi!". Quanta curiosità nell'aprire quel cartoccio di carta oleata o di carta del pane per vedere ciò che mi aveva preparato. Alcune mattine riuscivo a capire in anticipo cosa ci fosse all'interno di quell'involucro per me magico perché venivo svegliato dal profumo che proveniva dalla cucina (oggi sarebbe definito puzzo) ed erano il profumo della ciaccia fritta oppure del "paltoncino". Di buon'ora andava a prendere al forno del paese la pasta del pane che stendeva velocemente e friggeva cospargendola di sale o zucchero, poi l'avvolgeva ancora calda con doppia carta affinché noi potessimo gustarla tiepida. Il paltoncino non era altro che un impasto piuttosto liquido di farina acqua e sale che veniva fritto come le "ciaccine".
Comunque, la merenda, rispettava sempre l'avvicendamento delle stagioni. La ciaccia fritta ed il paltoncino si preparavano più o meno in tutto il periodo dell'anno. Durante l'autunno e l'inverno non posso non ricordare il pane con la "perina" strusciata, pane e coppa di testa (o sopressata) che era una delle prime parti da consumare del maiale. Più avanti gli ingredienti della merenda, oltre al pane, erano: mezza salsiccia secca, salame di casa, capocollo e via dicendo. Cosa molto interessante da sapere o ricordare, che la quantità di pane, rispetto alla farcitura, era tanta perché: "Altrimenti ti fa male" ci dicevano, e non avevano mica tutti i torti!
Raramente trovavo all'interno del "magico cartoccio" due belle fette di pane con un quadrato di Carrarmato fondente Perugina: "Oddio che sorpresa!", davo un piccolissimo morso al cioccolato e due o tre grandi morsi al pane, così facendo riuscivo a terminare il pane prima del cioccolato che riuscivo a gustare puro.
Andando più avanti nel tempo, nella bottega dove raramente compravamo un pezzetto di pizza, cominciarono a comparire i primi sandwiches di una nota ditta di Perugia; a me facevano impazzire quelli con tonno, maionese e carciofino (sarà stato perché il prosciutto era più buono quello di casa); una merenda ambita che mia madre mi comprava raramente e quasi esclusivamente quando stavo male ed avevo la febbre perché inappetente.
Nel periodo estivo quella classica era il pane con zucchero e vino (annacquato), ma anche con pomodoro di stagione assieme a sedano, cipolla e carota tritati; anche del semplice pane condito con olio e aceto, ma anche olio e zucchero nonché salsicce e lombo sott'olio. Mi ricordo che da giugno si avviava la spalla del maiale e a settembre ottobre il prosciutto degli anni precedenti.
Tutte merende sane e naturali all'insegna di un mangiare variato con prodotti di stagione, ma questi erano altri tempi.
Daniele Bistoni
Dipendente pubblico amministrativo. Esperienza nel campo della comunicazione pubblica, ha collaborato scrivendo articoli per una testa locale per circa tre anni. Una lunga collaborazione come responsabile del Museo Storico Scientifico del Tabacco di San Giustino, dalla nascita nel 2004 fino al 2014. Appassionato delle tradizioni della Valtiberina, di cucina locale e di sigari Toscani e nazionali. Molto legato alla storia della ex Repubblica di Cospaia tanto da ripristinare nel 2009, sotto l'indirizzo della Fondazione per il Museo Storico Scientifico del Tabacco ed il Comune di San Giustino, la tradizionale festa rievocativa che ad oggi prosegue grazie alla Proloco specifica.
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