Si può ottenere petrolio dai rifiuti?

In un post precedente, ho esaminato la storia della "Petroldragon", la ditta di Andrea Rossi che negli anni 1980 proclamava di essere in grado di essere in grado di produrre petrolio dai rifiuti. Rossi lo conosciamo più che altro oggi per la storia dell' E-Cat, il preteso reattore nucleare da scaldabagno ma, con la sua Petroldragon, Rossi era partito con idee quasi altrettanto grandiose e approdando a un simile fallimento. A parte il fallimento di Rossi, tuttavia, ci potremmo domandare se non sarebbe veramente possibile, in qualche modo, ottenere petrolio dai rifiuti. In fondo, perché no? A differenza del caso dell' E-Cat, fare petrolio dalla materia organica non va contro nessuna legge della fisica. Sappiamo che il petrolio deriva da materia organica morta; in un certo senso deriva dai rifiuti; sia pure non da rifiuti prodotti dagli esseri umani. Sarebbe possibile riprodurre questo processo in un reattore chimico? Sarebbe un bel modo di ottenere un supplemento di produzione petrolifera in un momento difficile come l'attuale. Il problema, però, è sempre il solito. Fare petrolio dai rifiuti non è impossibile, ma è complicato e costerebbe talmente caro che non ne vale la pena.
Per spiegare la faccenda, riguardiamoci quello che sappiamo sulla formazione del petrolio. Anche questo è un argomento infestato da imbroglioni e fanatici; specialmente quelli che diffondono la leggenda chiamata "petrolio abiotico." Ma un secolo e più di studi ci hanno insegnato come funziona la "diagenesi petrolifera," ovvero la formazione del petrolio dal processo di sedimentazione. In sostanza, il petrolio si forma da materiale biologico che sedimenta sul fondo di un mare o di un oceano. Perché questo avvenga, occorrono condizioni abbastanza particolari, dette "anossiche"; ovvero occorre che ci sia poco ossigeno. Se c'è ossigeno, i batteri ossidano rapidamente la materia organica che sedimenta e non c'è modo per questa di accumularsi in quantità sufficienti per formare petrolio. Ma in certi periodi storici e in certe aree specifiche, ci sono state condizioni che hanno creato l'accumulo di una gran quantità di materia organica sul fondo del mare. Questa materia organica si è gradualmente trasformata un una sostanza che chiamiamo "kerogene" che, per molti aspetti, somiglia al comune compost che si usa in agricoltura. E' dal kerogene che poi, per compressione ad alta temperatura si forma il petrolio che oggi estraiamo. Se vi interessa farvi un'idea di che cos'è il kerogene, ecco un immagine (da Aanda.org) di un tipo di kerogene (ce ne sono tre tipi principali e molti sotto-tipi; è roba tosta)
Quindi, uno dei modi per fare petrolio è di sottoporre il kerogene ad alte pressioni e temperature – in effetti lo si fa partendo da quelle sostanze naturali che sono chiamate "scisti bituminosi" che ne contengono gran quantità. E' costoso, ma funziona. Lo potremmo fare anche dai rifiuti? Dopo tutto, dai rifiuti si fa compost; e abbiamo detto che il kerogene è una specie di compost. Allora, non potremmo ottenere petrolio dal compost; che sia da rifiuti o da scarti agricoli?
Purtroppo no. Avete voglia di divertirvi a strizzare e bruciacchiare il compost agricolo o da rifiuti, ma di petrolio non ne verrà fuori per niente o, al massimo, in una quantità infinitesimale. Il problema è che il kerogene si "ricorda" la struttura della materia organica da cui ha avuto origine. Per fare petrolio, ci vogliono catene molecolari di idrocarburi e queste esistono principalmente nei grassi e nelle proteine. Allora, solo il kerogene che ha avuto origine da rifiuti animali genera petrolio. Altri tipi di kerogene, per esempio quelli che derivano dal legno, non formano petrolio. Ora, nei rifiuti c'è un po' di tutto, ma i grassi sono una frazione molto piccola. Con tutta la buona volontà, la resa in termini di petrolio sarebbe infinitesimale. Questo spiega, fra l'altro, come mai la "Petroldragon" di Andrea Rossi era un imbroglio.
Questo non vuol dire che non si possano trovare delle strade indirette per arrivare al petrolio partendo dai rifiuti. Se avete studiato chimica, vi potete divertire a inventarvene più d'una: potreste, per esempio, gassificare i rifiuti e fare una reazione di Fischer-Tropsch. Era la reazione che usavano i tedeschi per fare benzina sintetica a partire dal carbone al tempo della seconda guerra mondiale. Ma è una cosa enormemente complicata e costosa anche se fata partendo dal carbone. Con i rifiuti, poi, che contengono un po' di tutto; da gatti morti a bombolette spray, non c'è modo di farne un processo conveniente.
Semmai, si può fare petrolio da rifiuti che già lo contengono in forma di derivati. Per esempio, è abbastanza noto che si può fare petrolio partendo dalla gomma – dai vecchi pneumatici per esempio. Senza troppo dannarsi a cercare, troviamo su internet un sito che si chiama "tirestooil" (dalle gomme al petrolio) dove raccontano come riciclano vecchi pneumatici per farne combustibili liquidi.
Si può fare; non c'è dubbio e non solo per i pneumatici, ma anche per certi tipi di plastiche. Ma bisogna partire da un complicato processo di separazione dei rifiuti dai quali occorre essere in grado di tirar fuori esattamente la frazione che serve. In pratica, si fa molto di rado. Si preferisce di gran lunga bruciare i rifiuti negli inceneritori e recuperare un po' di energia in forma di calore. Anche se uno ha una bella massa di pneumatici, il processo di farne petrolio non deve essere tanto conveniente se si guardano certe cose tipo il grande incendio del deposito di gomme del Kuwait, dove hanno preso fuoco circa cinque milioni di vecchi pneumatici (per fortuna, ora sembra spento).(da TheWatchers)
Insomma, come sempre non ci sono miracoli energetici. Non c'è nessuna soluzione semplice e poco costosa che ci possa consentire di continuare a sprecare le risorse naturali come, purtroppo, ci siamo abituati a fare. Vale per il petrolio da rifiuti, così come vale per le tantissime fesserie che ci propinano tutti i giorni. Sarà bene cominciare a farsene una ragione.
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