Preoccupazione delle Acli di Arezzo per il futuro delle aree interne

Contrarietà all’impostazione del PSNAI - Piano Strategico Nazionale per le Aree Interne
Preoccupazione e contrarietà delle Acli di Arezzo rispetto all’impostazione del PSNAI - Piano Strategico Nazionale per le Aree Interne. Il documento emanato dal Ministero per gli Affari Europei, le Politiche di Coesione e il PNRR sintetizza le nuove linee di indirizzo governative verso i piccoli comuni italiani montani, collinari o rurali che interessano quasi il 60% della penisola e tredici milioni di cittadini, evidenziando una riduzione di risorse e progettualità che rischia di aggravare problematiche quali spopolamento, invecchiamento, isolamento o disuguaglianza territoriale.
Le Acli di Arezzo, forti di una capillare rete di circoli diffusi soprattutto nelle cosiddette “aree interne”, denunciano come il PSNAI rappresenti un grave e incomprensibile passo indietro nei confronti di vallate quali la Valtiberina e il Casentino che custodiscono un patrimonio inestimabile di valore ambientale, paesaggistico, spirituale, culturale e produttivo. “In questi territori”, ricordano le Acli, “troviamo il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi e le riserve naturali del Sasso di Simone e dell’Alpe della Luna, i Cammini di Francesco e l’eredità manifatturiera del panno del Casentino, i presidi agroalimentari storici come i caseifici e la razza chianina, senza dimenticare luoghi simbolici come Camaldoli, La Verna, il Pratomagno o l’Alpe di Poti che oggi è in stato di degrado ma che un tempo era meta privilegiata del turismo locale”. Il grido di allarme è riferito all’atteggiamento di abbandono evidenziato dal PSNAI che, di fatto, dichiara l’impotenza del Governo nei confronti delle aree interne per spopolamento e invecchiamento. Al contrario, le Acli di Arezzo ribadiscono come i borghi di montagna e rurali possano essere una nuova frontiera di sviluppo anche attraverso opportunità quali lo smart working o l’intelligenza artificiale per favorire la permanenza della popolazione, ma anche per strutturare nuove forme di valorizzazione dei territori. L’abbandono delle aree interne genera situazioni di degrado, dissesto, marginalizzazione, perdita di identità, tradizioni e coesione sociale, dunque l’associazione richiama l’esempio della Regione Toscana che, con la legge sui “Custodi della Montagna”, ha tracciato una via concreta di rilancio basata su progettualità produttive e sostenibili per generare servizi, lavoro e qualità della vita. L’appello rivolto alla Presidenza Nazionale delle Acli è di farsi portavoce presso il Governo delle istanze delle aree interne, sollecitando un ripensamento totale del PSNAI e chiedendo il coinvolgimento attivo di sindaci, istituzioni, sindacati, associazioni, categorie produttive e forze politiche. «Le aree interne non sono cittadinanze di serie D - dichiara Giuseppe Giorgi delle Acli di Arezzo, - ma custodi della nostra identità più profonda. In circoli, borghi e comunità montane pulsa una speranza viva di coesione, lavoro, dignità e comunità, dunque occorre rivedere il piano per guardare con coraggio a una nuova visione di sviluppo. Per le Acli aretine, sulle aree interne, insieme si può cambiare».
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