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Tre anestesisti indagati per la morte di Roberta Mazzuoli alla clinica San Giuseppe di Arezzo

Ci sono state sottovalutazioni nella fase preliminare al ricovero nella casa di cura aretina?

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La tragedia della morte della 48enne Roberta Mazzuoli, avvenuta alla clinica alla clinica San Giuseppe Hospital di Arezzo, ha portato tre anestesisti a essere indagati. Una crisi respiratoria acuta venerdì 28 marzo non le ha dato scampo. La paziente, madre di un figlio 16enne, aveva programmato da tempo quell’operazione di decompressione delle orbite oculari, non di natura oculistica, ma che rientra nella sfera otorinolaringoiatrica. Gli specialisti non hanno avuto neanche il tempo di iniziare l’intervento perché la paziente è entrata subito in uno stato di forte crisi dopo la prima somministrazione dell’anestetico. Gli indagati sono l’anestesista che ha proceduto in quella fase in sala, il collega intervenuto quando la situazione stava precipitando, e l’anestesista che aveva seguito Roberta Mazzuoli nella pre ospedalizzazione, quando si svolgono tutti gli esami per verificare se ci sono le condizioni per procedere e come. L’inchiesta della procura guidata da Gianfederica Dito e seguita dal pm Laura Taddei è scattata sabato 29 marzo mattina quando il marito della donna si è recato dai carabinieri di Abbadia per presentare la denuncia. Immediato il sequestro della cartella clinica e della documentazione sanitaria ad opera dei carabinieri della stazione di Arezzo. Acquisite le sommarie informazioni tra familiari e sanitari. Il fascicolo è aperto con ipotesi di reato l’omicidio colposo e gli avvisi di garanzia, va sempre sottolineato, sono un atto a tutela delle persone sottoposte ad indagine, non equivalgono affatto ad una responsabilità accertata nel decesso. Però l’inchiesta deve dare delle risposte precise per capire se qualcosa è stato sbagliato e se oggi Roberta poteva essere accanto ai suoi cari e non in obitorio in attesa dell’autopsia in programma domani. Ci sono state sottovalutazioni nella fase preliminare al ricovero nella casa di cura aretina? La paziente soffriva di qualche allergia o patologia che doveva mettere in allarme l’equipe? La dose e la qualità di anestetico sono state appropriate? È stato fatto tutto il possibile per salvarla? A queste domande dovranno essere date risposte. Il classico interrogativo da sciogliere in caso di omicidio colposo in campo sanitario è la presenza o meno di “omissioni, imperizie o negligenze”. Sono esclusi dall’indagine gli altri sanitari, i chirurghi appunto e gli infermieri.
Ora che gli indagati sono informati e possono nominare i propri consulenti, l’esame autoptico sarà eseguito. Domani, salvo cambi di programma, a Siena. Ad una settimana esatta dalla tragedia in clinica. Incaricato il professor Mario Gabbrielli, dell'istituto di medicina legale dell'università senese. Determinanti saranno le conclusioni della ulteriore consulenza affidata a un medico specializzato in anestesia-rianimazione, che dovrà individuare le cause di quanto successo.

 

Notizia tratta dal corrierediarezzo.it
© Riproduzione riservata
03/04/2025 07:42:39


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