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Solennità della Madonna del Conforto

Omelie di mons. Gambelli e mons. Migliavacca

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Celebriamo la festa della Beata Vergine Maria del Conforto in questo anno santo del Giubileo della speranza. Il miracolo che sta all’origine di questa festa di un’immagine della Beata Vergine Maria diventata istantaneamente pulitissima e splendente senza intervento umano ci invita a credere che il più grande conforto consiste nell’accogliere la grazia di Dio e a lasciarsi trasformare da essa per diventare uomini e donne di speranza nel nostro mondo. Sant’Agostino dice che Maria è stata più grande come discepola che come madre di Gesù. Lei stessa con la sua intercessione ci ricorda la parola del suo Figlio: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli? Chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre” (cf. Mt 12,48-50). Ci mettiamo in ascolto della Parola di Dio ben sapendo che in essa noi possiamo trovare le ragioni per sperare, continuando in qualche modo a generare Gesù nel nostro mondo, diventando madre, fratello, sorella, membra della sua famiglia. Possiamo riflettere sulle letture della Messa di oggi soffermandoci su tre immagini che ci vengono suggerite.

La prima è quella di un abbraccio. Nell’ultima parte del libro di Isaia il Signore invita il popolo di Israele a sperare presentandosi come un madre che allatta e accarezza il figlio tenendolo sulle ginocchia: “Voi sarete allattati e portati in braccio, e sulle ginocchia sarete accarezzati. Come una madre consola un figlio, così io vi consolerò; a Gerusalemme sarete consolati”. Leggendo questo testo del profeta alla luce del Nuovo Testamento il verbo “consolare” ci fa pensare all’azione dello Spirito Santo, il Paraclito, il Consolatore che viene in aiuto alla nostra debolezza e che ci aiuta a riconoscere Dio come un padre con cuore di madre (cf. Gal 4,6).

Consolazione e conforto sono la considerazione che chiedono tanti malati, anche quelli terminali e i loro familiari. Alleviare solitudine e dolore delle persone che soffrono, migliorare l'accesso alle cure palliative e agli hospice, contrastando il senso di abbandono che conduce spesso alla disperazione è segno vero di amore e cura, di rispetto del diritto alla vita. Una legge che sancisce il diritto alla morte, quindi, non è certo un traguardo, ma una sconfitta per tutti. La priorità non può essere come si deve morire, ma proteggere la vita dall'origine sino al suo termine, e garantire a tutti fino alla fine un'esistenza dignitosa. La vita e non la morte è un bene, non si può essere convinti del contrario!

La seconda immagine è quella di una casa che troviamo nel Vangelo. “Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: "Donna, ecco tuo figlio!". Poi disse al discepolo: "Ecco tua madre!". E da quell'ora il discepolo l'accolse con sé”. La vecchia traduzione della Cei diceva: “E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa”. Il testo greco utilizza qui l’espressione (eis ta idia) che potremmo tradurre “nella sua intimità”, mettendo l’accento su un legame di appartenenza. La stessa parola si ritrova nel capitolo 10 di Giovanni per evidenziare la differenza fra il vero pastore che chiama le sue pecore (ta idia próbata) ciascuna per nome e le conduce fuori e il mercenario al quale le pecore non appartengono (ouk éstin ta próbata idia) che fugge quando vede venire il lupo. Il discepolo amato rappresenta ognuno di noi oggi, invitati ad accogliere Maria nelle nostre case, nelle nostre comunità, nelle nostre parrocchie. A lei affidiamo in particolare il nostro cammino di conversione sinodale e missionaria. Papa Francesco nella parte finale dell’esortazione Evangelii Gaudium parla di uno stile mariano dell’evangelizzazione: “Vi è uno stile mariano nell’attività evangelizzatrice della Chiesa. Perché ogni volta che guardiamo a Maria torniamo a credere nella forza rivoluzionaria della tenerezza e dell’affetto. In lei vediamo che l’umiltà e la tenerezza non sono virtù dei deboli ma dei forti, che non hanno bisogno di maltrattare gli altri per sentirsi importanti. Guardando a lei scopriamo che colei che lodava Dio perché «ha rovesciato i potenti dai troni» e «ha rimandato i ricchi a mani vuote» (Lc 1,52.53) è la stessa che assicura calore domestico alla nostra ricerca di giustizia” (EG 288).

L’ultima immagine è quella di un’abbondanza presente nella prima lettura: “Ecco io farò scorrere […] come un torrente in piena la gloria delle genti” e nella seconda lettura: “Come abbondano le sofferenze di Cristo in noi, così per mezzo di Cristo abbonda anche la nostra consolazione”. Il tema dell’abbondanza è ripreso da san Paolo in un celebre testo della Seconda Corinzi: “Tenete presente questo: chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierà e chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà. Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia” (2 Cor 9,6-7). Il Signore ama chi dona con gioia, ma potremmo aggiungere anche che Egli dona la gioia a chi ama.

C'era una volta un beduino che possedeva 11 cammelli. Aveva tre figli. Alla sua morte i figli aprono il testamento e trovano queste disposizioni: “Lascio la metà dei miei cammelli al primo figlio; un quarto al secondo; un sesto al terzo”. Ma 11 non è divisibile per 2, così il primo figlio chiede di avere 6 cammelli. Ovviamente gli altri non sono d'accordo. E inizia una lite furibonda. Già stanno per tirare fuori i coltelli. In quel momento passa di lì un beduino, sente le urla, si ferma, chiede spiegazioni. Sentiti i problemi decide di donare il suo cammello. Così 11+1 fa 12; 12 diviso 2 fa 6; 12 diviso 4 fa 3; 12 diviso 6 fa 2. 6+3+2 fa 11. Tutti sono soddisfatti. Il beduino si riprende il suo cammello e prosegue il viaggio. Il racconto ci insegna due cose: chi dona non ci perde e, soprattutto, ci vuole un dono perché la giustizia avvenga.

Santa Maria del Conforto aiutaci ad accogliere l’abbraccio del Padre, la consolazione dello Spirito Santo, l’intima comunione con Gesù tuo Figlio, perché possiamo così fare esperienza di quell’abbondanza di gioia promessa a tutti quanti sono pronti a rendere ragione della speranza che è in loro.

Redazione
© Riproduzione riservata
15/02/2025 14:40:11


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