Marcello Brizzi, il savoir-faire italiano che fa sognare i francesi
Imprenditore di successo, titolare insieme ad Alessandra Innocenti di Bma a Sansepolcro
Non è solo una competenza. Per Marcello Brizzi trasmettere, applicare e custodire il ‘saper fare’ è una vera e propria missione. Imprenditore di successo, titolare insieme ad Alessandra Innocenti di Bma a Sansepolcro, lavora nel campo della maglieria di alta qualità ed in particolare per i più noti brand al mondo. Bma nasce nel 2005 e dieci anni dopo arriva la svolta verso il mercato estero: in particolare quello francese tantoché, dallo scorso 10 luglio, la maison Louis Vuitton è entrata con una piccola quota nella società biturgense. Nel 2019 l’acquisizione della storica realtà tessile di Cose di Lana, di cui Marcello Brizzi n’è stato dipendente, con il completamento del nuovo assetto di Bma datato 2022. Impegnato anche nel mondo dell’associazionismo, sportivo e non, e con un passato anche in politica con una lista civica a Palazzo delle Laudi.
· Ci parli un po' di lei: la gioventù, gli studi, l’entrata nel mondo del lavoro e infine imprenditore di successo
“Ho compiuto i miei studi all’istituto tecnico commerciale di Sansepolcro, la scuola di ragioneria tanto per intendersi, e alla fine del percorso avevo molte opportunità di lavoro in questo ambito: mi piacevano molto le materie di economia e diritto, ma anche matematica tantoché la mia professoressa delle scuole superiori gli sarebbe piaciuto che continuassi gli studi con l’università in questa direzione. Il destino, però, ha voluto che a Sansepolcro in quel periodo facessero dei corsi su macchine da maglieria innovative: erano macchinari sconosciuti, Shima Seiki, che arrivavano dal Giappone, corsi che si tenevano a Cose di Lana e io ne ero venuto a conoscenza da mia madre che lavorava in quell’azienda. Ho iniziato a fare questo e mi sono innamorato di queste macchine e di tutta la maglieria. Da lì, di fatto, è nato tutto il mio percorso. Ho lavorato per 9 anni all’interno di Cose di Lana, poi per cinque anni successivi in un’altra azienda umbra dove ho conosciuto tutto il mondo del cachemire: dal 2004 ho iniziato l’avventura da imprenditore prima con una piccola azienda chiamata CJ, poi dopo un anno è nata Bma”.
· Sansepolcro – Parigi: oramai è una linea retta quella di Bma. Come è nato il rapporto con il mercato francese e come si sta affermando?
“Bma oggi lavora prevalentemente con il mercato francese. Sono sempre stato attratto da Parigi perché lo considero come il centro della moda più importante, insieme a Londra e Milano. Lavorando con clienti francesi, circa dieci anni fa iniziai ad andare a Parigi per conoscere meglio quel mercato e successivamente sono arrivati i primi contatti. Andando spesso nella capitale francese mi sono reso conto che potesse mancare una struttura di servizio per queste maison e tre anni fa abbiamo deciso di investire su Parigi, dove abbiamo aperto un piccolo atelier nel cuore della città. Abbiamo allestito un maglificio di piccole dimensioni dove sono presenti tutti i macchinari necessari per realizzare una maglia. Non è uno spazio produttivo, bensì creativo; invitiamo gli stilisti delle maison francesi per fare ricerca, accorciando i tempi. Questa scelta è stata molto importante perché negli ultimi tre anni ha fatto quasi raddoppiare il fatturato”.
· Louis Vuitton è entrato in Bma: come è stato costruito questo legame e quali sono i suoi punti di forza?
“Louis Vuitton dal 10 di luglio di quest’anno ha una piccola partecipazione nel capitale societario di Bma. Tutto questo probabilmente è frutto del lavoro che abbiamo fatto nel tempo a Parigi: c’è ancora tanto da fare e tanto da dimostrare. Come detto è solamente un inizio di collaborazione, di cui siamo molto contenti: sicuramente ci impegneremo nel farla crescere e farla durare nel tempo”.
· Possiamo dire che la qualità è stata la strategia adottata per affrontare la concorrenza nel suo settore?
“Assolutamente! Qualità è la parola d’ordine dei prodotti che realizziamo per i clienti che serviamo. Ci sono tre condizioni fondamentali per poter continuare a rimanere nel settore dell’alta moda e del lusso. Sicuramente la qualità è uno di quei requisiti indiscutibili e necessari; c’è poi il rispetto degli impegni contrattuali che vengono presi con i clienti ed infine la comunicazione. Un’azienda oggi deve comunicare in maniera efficiente e tempestiva le informazioni che seguono il processo produttivo, dall’arrivo delle materie prime fino alla consegna del prodotto”.
· Quali sono le difficoltà di oggi nel fare impresa?
“Oggi fare impresa è molto difficile perché il mercato è diventato globale, mentre nel 2004-2005 quando abbiamo iniziato si parlava ancora di un mercato prevalentemente nazionale. Tutto era più facile sia nelle comunicazioni che nello spostamento delle merci, oltre che nei tempi. Oggi è diventato un mercato mondiale, è tutto più rapido: i tempi sono molto più lunghi per spostare un prodotto e quindi questo comporta avere una grande organizzazione, un grande impegno oltre che essere rapidi e celeri nel prendere le giuste decisioni”.
· Quali risorse o reti di supporto ha sfruttato nel corso del suo percorso lavorativo?
“Quando abbiamo aperto nel 2005, partiti con capitale zero e privi di risorse economiche, i bandi regionali sui giovani imprenditori sono stati fondamentali. Con queste garanzie e con il nostro impegno abbiamo fatto partire l’azienda e le banche ci hanno finanziato i primi investimenti. Oggi ci sono e utilizziamo finanziamenti soprattutto nell’innovazione, nella digitalizzazione e nella ricerca, ma pochi aiuti per la grossa missione che abbiamo: tramandare il nostro saper fare alle giovani generazioni”.
· Quali sono gli obiettivi a breve e lungo termine per la sua azienda?
“A breve termine sicuramente abbiamo bisogno di stabilizzare l’azienda che negli ultimi tre anni è cresciuta in maniera repentina: ha raddoppiato il fatturato e ha investito molto in personale, ci sono tanti giovani che lavorano con noi. Una volta consolidata la crescita, il passo successivo sarà riprendere il percorso di sviluppo arrivando ai volumi che merita”.
· Che consigli darebbe ai giovani che vogliono avviare la loro impresa?
“Come dicevo, oggi è molto difficile iniziare con una nuova impresa: spesso penso a quelle opportunità che abbiamo avuto in confronto alle poche che ci possono essere in questo momento. Sicuramente per avviare un’impresa c’è bisogno di una visione, vedere un progetto, un prodotto ed un futuro business; avere del coraggio che ci vuole nell’intraprendere una strada del genere. Tanta dedizione e sacrificio nel seguire il proprio sogno, ma anche “fortuna” e nella storia di Bma ci sono stati momenti difficili che ci hanno fatto capire di essere stati anche fortunati”.
· Quanti dipendenti ha in questo momento l’azienda e qual è l’età media dei suoi collaboratori?
“Oggi in azienda abbiamo circa 120 collaboratori, non mi piace chiamarli dipendenti, con un’età media di 42 anni. Ci sono tanti giovani che rappresentano una risorsa importante, accompagnati da tanti bravi grandi che si sono presi a cuore questi ragazzi e gli stanno tramandando le loro competenze; quindi, la parte risorse umane in un’azienda come la nostra tecnologicamente avanzata è molto importante. Al centro di tutto ci sono le persone con maggiore esperienza, contornati da tanti giovani che hanno voglia di imparare un nuovo mestiere”.
· Oggi Bma occupa i locali dove Marcello Brizzi ha compiuto i primi passi nel mondo del lavoro. Questa cosa la gratifica e che sensazioni le fa provare?
“È stato un passaggio molto forte. Inizialmente quando si è presentata questa esigenza per il territorio di andare a salvaguardare una realtà storica come Cose di Lana e quando le istituzioni mi hanno proposto di salvarla, la prima sensazione è stata quella di non essere all’altezza. Non avevo pensato a questa opportunità nemmeno nei sogni e neppure negli incubi: per me era una cosa impensabile. Ero e sono ancora molto legato alla famiglia che era proprietaria dell’azienda, sia io che mia mamma la quale ha lavorato lì tutta la vita. Questo forte legame ha permesso un senso di responsabilità verso i miei ex colleghi spingendo me e Alessandra a provare a salvarla. Onestamente l’ho vissuta un po’ come essere stato scelto da qualcosa o da qualcuno per portarla avanti; ‘perché è toccato a me?’, più volte mi sono fatto questa domanda. Mi ha colto di sorpresa, ma ho capito subito che c’era bisogno: insieme ad Alessandra e ai nostri collaboratori ne abbiamo parlato e deciso di provarci. È avvenuto tutto a fine 2019, l’anno dopo è arrivata la pandemia quindi pensavamo fosse una circostanza sfavorevole e avessimo sbagliato a fare l’investimento; invece negli anni dopo il Covid-19 c’è stata una crescita importante del mercato e avere una struttura più grande si è rilevata una scelta vincente. Questi sono gli aspetti a cui mi riferivo quando parlavo della dose di fortuna: da una condizione drammatica e sconosciuta come la pandemia, poi successivamente è nata un’opportunità. Sicuramente aver acquisito la struttura di Cose di Lana sia a me che ad Alessandra da tanta responsabilità, perché siamo consapevoli di aver dato lavoro a tante famiglie ma al tempo stesso occorre mantenere e consolidare questa crescita”.
· Lei ha avuto nel passato anche una breve esperienza in politica: è un mondo che l’ha deluso o non esclude in futuro un ritorno a Palazzo delle Laudi?
“Sono stato consigliere comunale per una lista civica: è stata un’esperienza bella, ma deludente al tempo stesso. Bella perché ti porta a conoscere tanti aspetti e temi della comunità, dalla semplicità dell’illuminazione del cimitero fino alla complessità dello sviluppo urbanistico della città. Deludente perché io sono una persona del fare e possibilmente del fare subito o il prima possibile perché poi, venendo dal mondo della moda, i tempi sono brevissimi; una cosa che non viene fatta oggi, domani non è più buona. Nel mondo della politica, invece, i tempi sono molto lunghi: resta pur sempre un’esperienza formativa, però questa lungaggine burocratica non fa per me; sono quindi convinto che non farò un’altra esperienza politica”.
· È molto impegnato anche nel mondo dello sport e dell’associazionismo: perché sostenere queste realtà?
“Credo molto nella responsabilità sociale di un’azienda e di un imprenditore. È molto importante partecipare alle attività del luogo perché le aziende prendono tanto dal territorio con i collaboratori: noi non abbiamo interessi commerciali diretti, solamente una responsabilità sociale. Con Alessandra siamo d’accordo che parte dei nostri ricavati siano ridestinati alle associazioni sportive, a quelle culturali e le varie proloco ma cerchiamo di dare un piccolo contributo a tutti. Allo stesso tempo con tutte queste attività che noi facciamo, in particolare nello sport giovanile, c’è stato un ritorno importante perché tante persone giovani lavorano oggi con noi: questo è un buon riconoscimento di merito da parte delle persone”.
· Il mercato del lavoro in Italia presenta luci ed ombre: un alto tasso di disoccupazione giovanile e contemporaneamente aziende che non riescono a trovare figure professionali per i posti vacanti. Come siamo arrivati a questo punto?
“Secondo me dopo la riforma della scuola, dove tanti istituti tecnici e professionali sono stati trasformati in liceo, si è acceso un po’ questo problema: si allunga la carriera di studio con tanti ragazzi che provano a fare un percorso universitario, mentre le aziende hanno bisogno anche di figure professionali e produttive che non necessitano per forza di una laurea. Per le aziende è molto importante la formazione, così come credo nel percorso universitario ma al tempo stesso sono convinto che si possano prendere strade formative pure all’interno delle stesse aziende. Oggi ci sono tante opportunità di lavoro per i giovani che escono dalle scuole superiori e che non sono convinti di proseguire negli studi: dato importante è che il 70% dei ragazzi che escono dalle superiori provano a fare l’università ma solamente un 15% di loro arriva a termine. Probabilmente perdono anni importanti che invece potrebbero dedicare alla formazione in azienda”.
· Secondo lei, quali saranno le professioni più richieste nel mondo del lavoro nei prossimi anni?
“Credo che con l’espansione dell’intelligenza artificiale ci saranno cambiamenti importanti nel mondo del lavoro. Probabilmente alcune figure verranno sostituite o ridotte, però come dicevo prima, credo che le professioni più richieste per il futuro saranno i mestieri manuali. Il saper fare cose di qualità con le mani sarà il valore aggiunto del domani; l’invito ai giovani è quello di non vedere il lavoro manuale come una seconda scelta, ma come un’opportunità. Il mondo chiede all’Italia i nostri prodotti che ci rendono famosi, investire nella manualità può essere una scelta vincente perché ci sono mestieri che stanno per scomparire”.
Davide Gambacci
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