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80 anni fa, Pieve Santo Stefano quasi distrutta dalle truppe naziste in ritirata

Una sofferenza indicibile, uno stillicidio di dolore senza senso

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I segni sono ancora evidenti. Forse troppo. Immagini ancora impresse nella mente di coloro, oggi ancora in vita, che in vario modo hanno affrontato quei momenti di distruzione. Pieve Santo Stefano, nell’agosto del ’44, subì la distruzione quasi completa del paese; è una Pieve diversa quella oggi tutti noi vediamo, dove di quel tempo restano solamente pochi elementi. 80 anni fa, quindi, Pieve Santo Stefano subì la deportazione di tutti gli abitanti verso nord ma soprattutto sopportò innumerevoli vittime sia oggetto di efferate uccisioni in diverse parti del territorio, sia sotto i bombardamenti ma anche e soprattutto a causa delle centinaia di mine disseminate sul territorio dai nazisti che hanno causato numerosi vittime, di cui moltissime anche a lunga distanza dalla fine della guerra. Tra la fine di agosto e l’inizio di settembre, infatti, tutto ciò è stata racchiuso all’interno di una mostra fotografica che ha ospitato anche scatti inediti insieme a convegni e incontri con storici locali, i quali hanno affrontato l’argomento sotto vari aspetti. In prima linea, insieme al Comune di Pieve Santo Stefano e tante associazioni del territorio, il Centro Studi Storici e Ricerche Archeologiche della presidente Fioralba Errera.

Il progetto nasce a venti anni dalla pubblicazione del libro dal titolo "Pieve 1944: il paese cancellato" sul quale avevano lavorato più associazioni, che oggi sono ritornate in questo sforzo comune per non dimenticare gli avvenimenti del passato di Pieve Santo Stefano. Il Centro Studi Storici e Ricerche Archeologiche, fondato nel 1989 per valorizzare il territorio comunale e la Valtiberina a ridosso della catena degli Appennini e il fiume Tevere, è intervenuto, in questo caso, con una ricerca minuziosa di documenti, presenti nell'Archivio  Storico Comunale, per dare un quadro abbastanza ampio delle esperienze vissute dagli abitanti del paese nel periodo tra le due guerre, in cui la demografia era stagnante e l'economia si basava per circa il 70% sull'agricoltura mezzadrile. In tutta la Provincia di Arezzo, negli anni dal 1921 al 1931, soltanto la Valdichiana e il Valdarno incrementavano gli abitanti per la sorgente industria e lì cominciavano le prime lotte socialiste per migliorare il lavoro delle classi subalterne. Le violenze fasciste contro le Camere del Lavoro iniziarono a fare vittime e con la marcia su Roma (1922) e l'avvento del fascismo si tendeva a sottomettere i coloni con il "Contratto collettivo di lavoro per la conduzione dei fondi rustici" (1929). Questo quadro mette in risalto che l'analfabetismo, diffuso nelle campagne, non permetteva ai mezzadri di giostrarsi tanto facilmente nella stipula del contratto con il padrone, sulle modalità  della mezzadria, che spesso il colono firmava con una croce, non sapendo né leggere né scrivere. Al momento della dichiarazione di guerra contro la Francia e l'Inghilterra l'Italia era gravata dall'autarchia, per le sanzioni del 1935 a causa delle occupazioni italiane in Africa Orientale. Le nazioni estere avevano attuato l'embargo sulle merci destinate all'Italia e per la mancanza di molti prodotti, il regime cominciò a controllare i loro prezzi e la loro circolazione. I divieti e le sanzioni non riuscirono a fermare la borsa nera, perché parte delle derrate non veniva conferito tutto all'ammasso comunale, ma si disperdeva sottobanco. Venivano censiti i produttori di grano, i mulini, i rivenditori e gli ambulanti presso i quali i cittadini potevano acquistare al prezzo stabilito, soltanto con se muniti di tessere annonarie. Nel frattempo arrivavano le notizie dei primi caduti in Grecia e in Albania, poi quelli in Russia e Nord Africa, poi i prigionieri catturati e morti in Germania. Sono stati censiti 50 caduti in totale. Dopo l'Armistizio l'8 Settembre 1943, con l'occupazione nazista cominciarono le prime uccisioni di civili tra le frazioni di Pieve Santo Stefano e molti cippi ne ricordano ancora oggi il sacrificio, mentre gruppi di uomini, renitenti al reclutamento repubblichino, si rifugiarono tra le campagne cercando armi, asilo e viveri. Molte vittime (111 si dice essere state in totale) ci furono contando anche quelle perdite a causa delle mine lasciate dai tedeschi prima di ritirarsi sulla Linea Gotica. Dall'archivio fotografico di Lidio Livi sono state estratte immagini della vita contadina delle famiglie coloniche, mentre quelle scattate nel centro di Pieve Santo Stefano mostrano le parate dei giovani e le giovani italiane o le adunate fasciste per i XX anni dalla vittoria della Prima Guerra Mondiale. Le foto scattare alle scuole elementari e all'asilo infantile con gli alunni, gli insegnanti e le suore riproducono invece una società  gerarchica. Il racconto prosegue con le voci narranti dei testimoni, che nel 2004 lasciarono le loro testimonianze del tempo di guerra, dello sfollamento e del ritorno. Nella sala al piano superiore sono state proiettate le foto scattate da Lidio Livi appena rientrato a Pieve, dopo essere stato sfollato, come tanti altri cittadini, mentre i tedeschi minavano ogni casa per far saltare tutto l'abitato. Le immagini delle macerie sono agghiaccianti e per molti mesi non c'era un tetto per proteggere dal freddo le famiglie che tornavano in paese. Mentre nel nord d'Italia la guerra continuava fino all'aprile del 1945, la Pieve era liberata dai tedeschi, ma distrutta completamente. Gli alleati iniziarono a comparire verso i primi di settembre e a sminare i campi. Quelli che tornavano dalla guerra o dallo sfollamento non trovarono più la loro casa, il lavoro, soltanto la fame e la miseria li univa tutti nello stesso dolore. Poi riuscirono insieme a ricostruire le case e recuperarono le porte nello stile antico, che ancora oggi orna l'ingresso di ogni famiglia superstite. L'obiettivo di questo progetto è di non dimenticare le vittime, ma anche il sacrificio di tante persone che hanno risollevato una comunità sociale capace di produrre cultura e benessere.  

UNO STILLICIDIO DI DOLORE SENZA SENSO

Nell'agosto del '44 - 80 anni fa - Pieve Santo Stefano subì quindi la distruzione quasi completa del paese, la deportazione di tutti gli abitanti verso nord ma soprattutto sopportò innumerevoli vittime sia oggetto di efferate uccisioni in diverse parti del territorio di Pieve, sia sotto i bombardamenti ma anche e soprattutto a causa delle centinaia di mine disseminate sul territorio dai nazisti che hanno causato numerose vittime, di cui moltissime anche a lunga distanza dalla fine della guerra. Una sofferenza indicibile, uno stillicidio di dolore senza senso causato dalle truppe naziste in ritirata. Pieve purtroppo era uno dei capisaldi della famosa "Linea Gotica" che nelle intenzioni del generale Kesserling, capo delle forze armate tedesche in Italia, avrebbe dovuto bloccare l'avanzata degli alleati verso nord. Il paese distrutto faceva parte del piano, ovvero fare "terra bruciata" del territorio, un enorme cumulo di macerie senza soluzione di continuità, costellato da eccidi, fucilazioni ed atti efferati. Un piano poi del tutto inutile, vanificato dall'avanzata angloamericana lungo le coste, che in pratica bypassò la linea gotica nell'inverno ’44 - ’45 e costrinse i tedeschi alla ritirata che si trasformò rapidamente in rotta. A dimostrazione delle indicibili sofferenze patite dalla popolazione locale il Comune di Pieve, nel 1957, fu insignito della "Croce di Guerra al Valor Militare" con la seguente motivazione: “Durante la guerra di liberazione sopportò, con la fiera tenacia della sua gente, persecuzioni, deportazioni ed intense offese aeree e terrestri che causarono numerose perdite tra la popolazione e gravi dolorose distruzioni. Tanto sacrificio, serenamente affrontato con indefettibile dedizione alla propria terra, contribuì ad esaltare e a rinsaldare la fede nei destini della Patria. Pieve Santo Stefano - Val Tiberina, luglio - agosto 1944”.

Si ringrazia per la collaborazione Fioralba Errera, presidente del Centro Studi Storici e Ricerche Archeologiche di Pieve Santo Stefano

Redazione
© Riproduzione riservata
17/10/2024 08:27:36


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