Rubrica Gossip

Arisa: “I fallimenti in amore, l’uomo che mi ha voluto bene e la preghiera che faccio ogni notte”

La cantante oggi è una donna che sta bene e che può raccontare la sua storia con serenità

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Certo, parlare di svolta mistica sarebbe eccessivo e probabilmente pure un po’ blasfemo. Ma certo, la Arisa dell’altra sera alla Basko Arena di Genova è una donna pacificata con se stessa, mai così matura, mai così serena, mai così felice anche nel raccontare momenti di ormai trascurabile infelicità. Ed è lei stessa a raccontarlo, anche con un repertorio che arriva all’Ave Maria di Gounod, che non è il primo brano che ci si aspetta a un concerto di Arisa. Ma che qui ci sta, ci sta tutto.

Arisa e i genovesi

Forse è anche la storia personale di Arisa con lei, lucana, che è nata a Genova per un caso: “Ho passato qui i primi sei giorni della mia vita e io e la mia mamma, se siamo qui, lo dobbiamo proprio all’ospedale Gaslini”.
Ed è quasi una scusa per raccontare i genovesi, ma soprattutto per raccontare se stessa, con una serie di aggettivi che sono un suo autoritratto che mai aveva fatto, mai così diretto: “Chi viene da questa città è anticonvenzionale, libero, menefreghista per ciò per cui vale la pena esserlo, con la cultura dei rapporti, carino, simpatico e altruista, mi piacete molto”.

I fallimenti amorosi 

Ma è chiaramente il racconto di come si sente lei, Rosalba Pippa, oggi. Ed è per l’appunto una donna che sta bene e che può raccontare la sua storia con serenità. Anche i fallimenti amorosi. E così racconta con ironia e swing “l’uomo che non c’è”, che è la storia di un amore inventato, “l’amore può finire, un matrimonio può finire”, ma la storia di quest’uomo perfetto raccontato ai parenti è esilarante, quasi un racconto della sua storia: “Nessuno mi ha voluto così bene come l’uomo inventato”.

Quando c’erano le lire

Così come il racconto della sua storia da ragazza, quando non c’erano i cellulari e “quando c’erano le lire”: “Ve lo ricordate? Aspettavamo con ansia che arrivassero le tre del pomeriggio perché era l’ora in cui lui ci aveva promesso di telefonare…” e anche in questo caso l’autobiografia si sposa con suoni swing, ironia e autoironia, con anche un piccolo siparietto di impegno civile: “Visto che stiamo parlando di ciò che rimpiangiamo e si va perdendo ora vi canto una canzone che si chiama “La democrazia””.

La nostalgia

Ma, anche in questo caso, le parole di Arisa sono assolutamente leggere, non cattive, e soprattutto più sociali che politiche: “Vi ricordate l’educazione, la pace, la serenità che c’era spesso nelle nostre famiglie? Ecco mi piacerebbe rivederle anche nella nostra comunità”.
E qui arriva Gounod, ma anche una versione quasi intimista di “Sweet dreams” degli Eurythmics, che è quasi una risposta a distanza a quella scatenata del tour di Annalisa, di cui è un passaggio fondamentale. Tanto Annalisa ne fa un kolossal, una cosa da blockbuster americano, tanto Arisa ne fa un film da cineforum, quasi sussurrata con la sua splendida voce e arrangiata quasi in un medley con “Russians” di Sting e in qualche modo è il cerchio dei ricordi che si chiude.

Un concerto da boy-scout

È quasi un concerto da boy-scout quello di Arisa a Cornigliano, a un passo dalle acciaierie di Genova. Passa un treno notturno e lei saluta e ringrazia il macchinista, sulla strada accanto passa un’ambulanza a sirene spiegate e lei si mangia un gelato, dialogando col pubblico, che la ama. L’ultima hit, “Baciami stupido”, va nella stessa direzione, quella dell’ironia e di un ritorno al passato, anche ai valori del passato.
E così nell’”Ave Maria”, che rimane il brano più inatteso e sorprendente del concerto, Arisa racconta: “La intervallo con piccoli momenti di silenzio per indirizzare pensieri guardando il cielo”. Ed è lei stessa a dirlo guardando le stelle, con un effetto anche scenico molto forte.

La preghiera notturna

Il resto viene di conseguenza, anche il canto: “Eppure sai che ogni notte, io che ho preso tutto da mia nonna, faccio una preghiera a Dio”.
E tutto, anche le canzoni sanremesi, anche “Controvento”, che vinse nel 2014 il Festival, hanno un’altra declinazione, così come il racconto di quello che è male di vivere interiore: “La vita lascia i lividi”, “certe volte è più un combattimento”, “c’è quel vuoto che non sai, che poi non dici mai, che brucia nelle vene come se il mondo è contro te e tu non sai il perché, lo so me lo ricordo bene”.

Le due vittorie a Sanremo

E c’è anche il ricordo dell’emozione di quelle due vittorie a Sanremo, quella all’esordio nelle Nuove proposte con “Sincerità”, quando Rosalba sembrava un fumetto, e per l’appunto quella di “Controvento”, “e qui devo ringraziare solo voi, solo il pubblico, perché se non ci foste stati voi a cliccare con i vostri ditini per farmi andare avanti e vincere, non sarebbe successo. Non me lo dimentico”.
Vittoria che non arrivò invece per la canzone più amata, “La notte”, che a Sanremo fu seconda, toccante ed emozionante come “Meraviglioso amore mio”: “Ragazzi, questa vi piace, eh…”.
E così nel concerto c’è la disperazione, ma anche la speranza nel racconto dell’amore dopo il lockdown e “Ortica”, che ha scritto proprio lei, alternando italiano e napoletano e che spiegò così, presentando la canzone: “”Ortica” è una canzone che parla d'amore, quello vero che quando finisce brucia. Quand'ero piccola una volta sono caduta in un cespuglio di ortiche. La sensazione che ho provato è ancora viva dentro di me e si ripropone ogni volta che l'amore si rompe, ogni volta che ho paura, ogni volta che mi sento fraintesa come donna ed essere umano. L'ortica ha un odore dolce, le foglie dell'ortica hanno una forma che ricorda molto l'organo sessuale femminile, ricoperto di peli. Quando questi peli si spezzano però, emanano un odore acido e da questi fuoriesce una sostanza urticante. Un po' come diventiamo noi quando ci accorgiamo di non essere amate abbastanza, un po’ come ci trattano quando non ci amano più”.
Ecco, in questa ragazza, in questa donna, c’è un po’ di tutto. Ma moltissimo che va oltre le fotografie o i meme di cui è protagonista sui social. Il racconto di vittorie e sconfitte, tante canzoni d’amore, ma soprattutto di fine dell’amore, che però non portano alla rinuncia assoluta, ma anzi sempre una nuova speranza.

Notizia tratta da tiscali.it
© Riproduzione riservata
22/07/2024 17:35:53


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