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Quanto ci costa l’Intelligenza Artificiale? L’impatto ambientale, tra energia e CO2

Come coniugare sviluppo tecnologico e sostenibilità ambientale?

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Non è di certo un segreto: l’Intelligenza Artificiale è ormai entrata con prepotenza nelle nostre vite digitali, per rendere più semplici tante necessità quotidiane. E non bisogna pensare soltanto agli strumenti in grado di generare autonomamente testi e immagini, ma anche delle piccole e “silenziose” funzionalità che da tempo arricchiscono i nostri smartphone, a partire dalla semplice gestione dei nostri appuntamenti o al miglioramento dei nostri selfie. Ma quanto ci costa tutta questa comodità, quale impatto ha sull’ambiente?Non è facile rendersene conto, ma ogni volta che ci avvaliamo dell’Intelligenza Artificiale, le nostre richieste vengono inoltrate a server remoti, che le elaborano per fornirci risultati sempre più precisi e mirati. E così sono nate numerose server-farm dove sono presenti migliaia e migliaia di computer, attivi 24 ore su 24, che consumano quindi energia e rilasciano grandi quantità di CO2. Un vero e proprio dramma per l’ambiente, ma come coniugare sviluppo tecnologico e sostenibilità ambientale?

Ci siamo ormai da anni abituati a sentir parlare di Intelligenza Artificiale e tecnologie Cloud – anche grazie a martellanti campagne di marketing – che non ci domandiamo più cosa sia quella famosa “nuvola” che ci permette di fare di tutto e di più, almeno sul fronte digitale.Eppure quella nuvola, così come quell’Intelligenza Artificiale che risponde a tutti nostri quesiti, non è un’entità astratta. È rappresentata da milioni di server sparsi in tutto il mondo, costantemente attivi per soddisfare ogni nostra richiesta, 24 ore su 24. E ciò comporta:

Intelligenza Artificiale: una fame enorme di energia

  • enormi quantità di energia necessaria al funzionamento degli stessi server;
  • enormi quantità di energia per il loro raffreddamento e la climatizzazione delle server-farm in cui sono inseriti.

Secondo la Vrije Universiteit di Amsterdamentro il 2027 i datacenter che ospitano server per l’IA potrebbero consumare dagli 85 ai 134 terawattora di energia all’anno, pari al fabbisogno energetico dell’intera Argentina. E non è tutto, poiché secondo l’Università di Washington, non solo una richiesta all’AI richiede 5 volte più energia di una normale ricerca sul Web, ma i colossi di questo settore – come, ad esempio, ChatGPT – possono arrivare a consumare anche 1 gigawattora al giorno. L’equivalente di una cittadina medio-grande della provincia italiana.

Delle cifre che non possono non destare preoccupazione, anche perché l’IA consuma energia prima ancora che sia disponibile agli utenti, nella sua fase – a volte della durata di anni – di addestramento e machine learning. E i numeri sono pertanto allarmanti: entro il 2050, la richiesta energetica dell’Intelligenza Artificiale potrebbe essere 1.000 volte quella attuale e, almeno con le tecnologie di produzione di energia attuali, non è ben chiaro come si riuscirà a sostenerla.

Intelligenza artificiale tra emissioni di CO2 e consumo d’acqua

Come facile intuire, il problema energetico è direttamente collegato a come si produce energia per alimentare le server-farm. E, almeno su questo fronte, l’Intelligenza Artificiale non sembra ancora così intelligente: si fa ancora enorme ricorso ai combustibili fossili, anziché alle fonte rinnovabili, seppur la loro quota sia in aumento anche in ambito informatico.Questo si traduce in un aumento sensibile delle emissioni di CO2, così come confermato dalle stime elaborate dall’Università del Massachusetts: nel 2019, addestrare un’Intelligenza Artificiale generativa richiedeva l’emissione di una quantità di anidride carbonica tra le 280 e le 620 tonnellate. E questo prima ancora di finire nelle mani degli utenti finali, con un ovvio aumento di rilascio di gas climalteranti.Secondo alcune stimeChatGPT genera 8.4 tonnellate di CO2 ogni anno. Una quota che però aumenta più l’IA acquisisce competenze e più gli utenti la utilizzano. Non è perciò casuale l’allarme lanciato dalla Danish Data Science Community che, per lo scenario più pessimista – ovvero una crescita esponenziale di questi servizi, con una produzione di energia quasi esclusivamente da fonti fossili – prevede un miliardo di tonnellate di CO2 nei prossimi venti anni. Se così fosse, si tratterebbe di un vero e proprio dramma ambientale e climatico.

Se ciò non fosse già spaventoso, spesso per alimentare l’Intelligenza Artificiale serve molta acqua, impiegata nei sistemi di raffreddamento. Secondo un recente studio, fra pochi anni servizi come ChatGPT potrebbero consumare fino a 7 miliardi di metri cubi di acqua potabile.

Come fare per ridurre l’impatto dell’IA sull’ambiente

Ma dobbiamo forse rinunciare all’Intelligenza Artificiale per salvaguardare l’ambiente? Rispondere non è semplice, perché – come ho spiegato in apertura – spesso l’IA è integrata nei dispositivi e nei servizi che usiamo tutti i giorni, senza nemmeno la possibilità di rendersene conto.Di certo, un ricorso consapevole da parte del singolo può fare la differenza. Ad esempio:

  • evitare di far generare risposte e contenuti multimediali all’IA, per questioni che si trovano facilmente con una normale ricerca Web, decisamente meno inquinante;
  • parlare dell’argomento, approfittando anche dei social network, affinché le aziende produttrici adottino approvvigionamenti più sostenibili di energia elettrica. I “big” tecnologici sono sempre molto attenti alle reazioni del pubblico – si tratti di questioni sociali, politiche e ambientali – anche semplicemente di finire in polemiche che potrebbero danneggiarne la fama. Insieme, si possono convincere queste aziende a usare, almeno, energia generata esclusivamente da fonti rinnovabili;
  • richiedere che le aziende trasformino il calore prodotto dai data-center in una risorsa preziosa per le comunità circostanti, ad esempio con il teleriscaldamento. Un progetto sostenuto anche da Equinix, società che elabora programmi di Heat Export – ovvero di esportazione del calore – dai data center a usi civili. Il gruppo ha di recente lanciato un appello affinché sempre più autorità pubbliche, società di servizi energetici e operatori di rete sposino questa filosofia.

In definitiva, l’Intelligenza Artificiale migliora la nostra quotidianità ma rischia di ipotecare il futuro ambientale del Pianeta: ne vale davvero la pena? Senza parlare degli altri rischi legati all’instabilità politica e sociale che può comportare una sua non corretta gestione.

 

Notizia tratta da tiscali.it
© Riproduzione riservata
15/07/2024 10:42:07


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