Mogol: "La paura della morte, la lettera che mi ha cambiato"
L'ottantottenne re dei parolieri italiani porta in tour le storie e le canzoni del grande Lucio
Mogol che racconta Battisti, Mogol che racconta le grandi canzoni che ha scritto e che restano nella storia della nostra musica. Accade da tempo e succederà anche questa estate, con le date che vedono impegnato Giulio Rapetti insieme alla Emozioni Orchestra. E se i tempi più recenti hanno segnalato soprattutto la guerra feroce anche per vie legali fra Mogol e Grazia Letizia Veronese per la gestione del repertorio co-firmato con Lucio Battisti, ora è tempo di rituffarsi nella memoria. E di fare i conti col tempo che resta.
Il modo migliore di sconfiggere la morte
Sull'idea di lasciare questo mondo, l'88enne Giulio Mogol dice al Corriere della Sera: "Mogol: "Non ho paura della morte. Se hai paura non puoi vivere in modo corretto". E quale sarebbe: "Crearsi l'autostima aiutando gli altri. E' così che sparisce la paura della morte. Io faccio di tutto". Compresi i progetti artistici per i detenuti e l'ospitare due famiglie di ucraini".
La lettera del nonno e il mistero de L'Arcobaleno
Nel ricordare e commentare le cose che contano, Mogol torna all'affrontare l'idella morte. Nel parlarne con la madre, si trovò di fronte a un "reperto" familiare che gli cambiò, ancora giovanissimo, la vita. Questa la testimonianza del re dei parolieri musicali pop italiani: "Un giorno chiesi a mia madre perché stesse piangendo. Era una donna semplice che era rimasta orfana da piccola. Aveva cinque sorelle e l'ultima non era ancora nata quando morì il loro papà...un uomo meraviglioso. Una volta scoprìì una sua lettera indirizzata alla famiglia. La scriveva un uomo di 32 anni che aveva 4 figli, una in arrivo, e purtroppo la loro mamma era invalida. Era di un livello...eccezionale".
Una storia che continua a dividere chi la sente
Ma a proposito di chi se n'è andato via ma è sempre qui, resta nella memoria di molti il racconto di Mogol di come nacque la canzone L'Arcobaleno, bellissima e cantata da Adriano Celentano, scritta assieme a Gianni Bella. Secondo Mogol, una medium lo avrebbe contattato per fargli sapere che aveva visto Battisti nello specchio di una casa sua, a chiederle di scrivere un pezzo intitolato L'Arcobaleno che solo il paroliere avrebbe potuto scrivere, a rappresentare i sentimenti del cantante scomparso verso di lui. L'incredulo Mogol pensava di lasciar perdere, poi ricevendo via fax una copertina che raffigurava Battisti e un arcobaleno, si mise al lavoro sul brano. Completato in auto fra Milano e Lodi mentre andava ad incontrare Celentano assieme a Gianni Bella. Una storia che divide in modo netto, da sempre, le persone che la sentono raccontare.
Commenta per primo.