Influenza 2024, ritorno a scuola e picco
Allarme per il long flu: sintomi fino a 11 settimane
L'influenza continua a farsi sentire e "con il ritorno a scuola dei bambini e dei ragazzi, la ripresa a pieno ritmo del lavoro e gli autobus di nuovo pieni, possiamo aspettarci una piccola impennata di casi", spiega all'Adnkronos Salute Massimo Ciccozzi, responsabile dell’Unità di Statistica medica ed epidemiologia della Facoltà di medicina e chirurgia del Campus Bio-Medico di Roma. Del resto "ancora non è stato raggiunto il picco dell'epidemia stagionale", precisa l'esperto. La ripresa delle attività scolastiche "favorirà la diffusione non solo dell'influenza ma anche dei tanti virus respiratori che stanno circolando, come l'adenovirus, i sinciziali respiratori, ma anche patogeni gastrointestinali".
Ma quando arriverà il picco dell'influenza nel 2024?
Per quanto riguarda il picco, invece, "non è stato raggiunto: per averne la certezza serve avere dati che certifichino la discesa dei casi. E questo non sta avvenendo. I dati dell'Istituto superiore di Sanità sono chiari, è tutto ancora in aumento. Aspettiamo di vedere cosa succederà con l'apertura delle scuole e quando comincerà la discesa", conclude Ciccozzi che però invita ancora a vaccinarsi: "pensare che si è vicini al picco quindi il vaccino non serve è assolutamente sbagliato. Anche quando comincia la 'discesa' dei casi, infatti, siamo sempre di fronte a contagi e ci si può ammalare con tutte le conseguenze".
Influenza e rientro a scuola, cosa dicono gli esperti
Sono diversi gli esperti che pensano che il rientro a scuola possa far aumentare i casi di influenza o comunque far ritardare il calo dei contagi. Per l'epidemia influenzale "il peggio sembra essere passato", anche se "il rientro a scuola e al lavoro potrebbe ritardare il calo dei casi", afferma all'Adnkronos Salute Pier Luigi Lopalco, docente di Igiene all'Università del Salento. "Siamo ormai nel pieno del picco stagionale. Durante le vacanze i contatti sociali sono stati comunque molto intensi. La ripresa delle attività potrà prolungare la durata di questa fase, ma è difficile che si verifichi una impennata ancora maggiore", conclude sottolineando che "resta ancora valido il richiamo alla vaccinazione sia per influenza che per Covid-19. Quest'ultimo in particolare ha un andamento diverso e assai difficilmente prevedibile".
"Stiamo viaggiando molto alti come circolazione dei virus influenzali, mi auguro che la scuola non faccia da volano alla diffusione di virus influenzali, parainfluenzali e di altri microrganismi. Si deve dare una raccomandazione forte alle mamme e ai papà: se i figli non stanno bene di tenerli a casa o di mandarli a scuola con la mascherina. Perché il rischio è che questa settimana si possano disseminare ulteriormente i virus respiratori con bambini che si infettano o si reinfettano a scuola e portano a casa il problema. Abbiamo davanti questa incognita importante, speriamo bene", ha affermato Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive ospedale policlinico San Martino di Genova.
Il long flu
Uno studio della Queen Mary University di Londra, pubblicato sulla rivista EClinicalMedicine edita da The Lancet svela che si possono manifestare sintomi a lungo termine anche dopo infezioni respiratorie acute che risultano negative al test Covid-19. Tra i sintomi più comuni di quella che in inglese è stata chiamata “long cold” (in italiano semplificato in “long-raffreddore”) vi sono tosse, mal di stomaco e diarrea a distanza di oltre 4 settimane dall’infezione iniziale. I risultati suggeriscono che potrebbero esserci impatti a lungo termine, attualmente non riconosciuti, sulla salute a seguito di infezioni respiratorie acute non Covid, come raffreddori, influenza o polmonite.
La ricerca
La ricerca ha confrontato la prevalenza dei sintomi a lungo termine dopo un episodio di Covid rispetto a un’altra infezione respiratoria acuta, analizzando i dati di 10.171 adulti. “Abbiamo indagato 16 sintomi diversi segnalati nel long Covid”, ha spiegato all’Ansa l’autrice Giulia Vivaldi: tosse eccessiva, disturbi del sonno, di memoria, difficoltà di concentrazione, dolore muscolare o articolare, disturbi di gusto o olfatto, diarrea, dolore addominale, cambiamenti nella voce, perdita di capelli, battito cardiaco accelerato insolito, svenimenti o vertigini, sudorazione insolita, mancanza di respiro, ansia o depressione e affaticamento”. Il tempo medio trascorso dall’infezione era diverso tra i due gruppi: i guariti dal Covid segnalavano i loro sintomi in media 44 settimane dopo l’infezione, mentre le persone con infezioni non Covid segnalavano i loro sintomi in media 11 settimane dopo l’infezione. “Per ora”, conclude, “non abbiamo prove che questi ‘lunghi raffreddori’ abbiano gravità e durata simili al long Covid “.
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