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“Appendino e Castelli hanno mentito”: il pm chiede 9 anni per Pasquaretta

E' l'ex portavoce della sindaca di Torino

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«Pasquaretta non ha mai svolto il lavoro di supporto alla Fondazione del Libro per il quale è stato pagato. Nessuno lo ha visto in sala stampa, i comunicati non erano né prodotti né supervisionati da lui. Quell’incarico è stato una messa in scena per consentirgli di guadagnare più soldi, cosa che lui stesso aveva sollecitato, ma per un lavoro che non ha mai svolto: ha solo accompagnato pedissequamente Appendino, ruolo per il quale era già pagato dal Comune . Tanto che - e questo ce lo dicono i tabulati e i badge - quando Appendino è al Salone lui si trova lì, quando la prima cittadina è altrove lui risulta presente in Comune. Quel pagamento da 5 mila euro è solo stato un modo di aggirare il tetto stipendi che il Movimento Cinquestelle riteneva per motivi di immagine (di discontinuità con la giunta Fassino) insuperabile». È stata durissima la requisitoria del pm Gianfranco Colace che oggi in aula ha chiesto la condanna dell’ex portavoce della ex sindaca di Torino, imputato di peculato, traffico di influenze e tentata estorsione (ad Appendino e Castelli che però non si sono costituite parte civile). Proprio su quest’ultima ipotesi di reato Colace ha argomentato: «Pasquaretta, una volta scoppiato il bubbone politico sull’inopportunità di quell’incarico, e divenuta pubblica l’inchiesta a suo carico, comprendendo che il
Movimento era contro di lui e avrebbe dovuto lasciare l’incarico in Comune, inizió a minacciare»: «disse - ha spiegato il pm- all’ex assessore Sacco che si era preso un avviso di garanzia per gli altri. E che non se ne sarebbe andato fino a quando non fosse saltato fuori in incarico di pari stipendio. E così avvenne quando - naufragata l’operazione di diventare portavoce dell’ europarlamentare Beghin - l’onorevole Castelli decise di aumentare lo stipendio a Pasquaretta da 600 a 2000 euro al mese».

«La scelta era arrivata dopo una conversazione - riportata da Sacco ad Appendino come “minacce” - per cui Pasquaretta - ha concluso il pm - disse che avrebbe fatto ciò che avrebbe dovuto fare da tempo». Poi l’affondo su Castelli e Appendino: «Hanno mentito». Il pm ha chiesto al tribunale di trasmettere gli atti alla procura per falsa testimonianza. «Non hanno omesso di sapere qualcosa hanno detto bugie palesi».

«Restiamo attoniti di fronte alla ricostruzione della procura del tutto sganciata dalle prove assunte a dibattimento – si legge in una nota degli avvocati Claudio Strata e Stefano Caniglia -. Ed ancor più attoniti di fronte alle accuse mosse a Chiara Appendino e Laura Castelli le cui dichiarazioni ovviamente rendono impossibile la condanna di Luca Pasquaretta. La procura aveva creduto a Chiara Appendino e aveva chiesto l’archiviazione del procedimento a suo carico: il presupposto era chiaro, aveva detto la verità, sia quando aveva detto che non sapeva della consulenza, sia quando aveva detto che non si era mai sentita minacciata da Luca Pasquaretta. Ora la procura si accorge che però la tesi non tiene, ma anziché chiedere l’assoluzione come già aveva fatto il Dr. Pacileo per il processo cd di Parco Dora, chiede la condanna e gli atti per falsa testimonianza. Siamo davvero molto sorpresi».

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
30/05/2023 18:50:45


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