Mattarella omaggia Don Milani e il valore della scuola
“Mai mettere a tacere qualcuno, tanto meno un libro o una presentazione”
Don Lorenzo Milani, la sua scuola di campagna tra le montagne a Barbiana, un esilio che diventò un faro. Accadeva nell'Italia degli anni 50 e 60, ma vale tanto anche per l’oggi. Per il centenario della nascita arriva Sergio Mattarella, con il cardinale Matteo Zuppi, e Rosy Bindi presidente del comitato per le celebrazioni. «Un grande italiano», lo definisce il Capo dello Stato.
«Se il Vangelo era il fuoco che lo spingeva ad amare, la Costituzione era il suo vangelo laico. “Ho imparato che il problema degli altri è eguale al mio. Sortirne insieme è la politica. Sortirne da soli è l’avarizia”. Difficile trovare parole più efficaci», scandisce.
La lezione di don Milani era l’inclusione, il confronto, imparare dagli altri. Specie dagli ultimi. E da chi è diverso da noi. Cosi il Capo dello Stato coglie l'occasione per dare una severa bacchettata agli intolleranti, di ogni colore e latitudine, con un trasparente riferimento a chi ha contestato la presentazione del libro della ministra Eugenia Roccella, a Torino, al Salone del Libro, pochi giorni fa: «Cercava di infondere la voglia di imparare, la disponibilità a lavorare insieme agli altri. Cercava di instaurare l’abitudine a osservare le cose del mondo con spirito critico. Senza sottrarsi mai al confronto, senza pretendere di mettere a tacere qualcuno, tanto meno un libro o la sua presentazione. Insomma, invitava a saper discernere». Contestatori e contestatrici sono serviti.
La ministra ha apprezzato molto l’intervento del presidente della Repubblica: «Ho molto apprezzato le parole del presidente Mattarella, soprattutto in una giornata significativa come il centenario della nascita di Don Milani e in un contesto particolare come la scuola di Barbiana. Mai mettere a tacere nessuno, mai mettere a tacere un libro. Spirito critico e libertà di espressione sono valori che i nostri giovani devono imparare a coltivare insieme».
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