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Oltre 20 musei nell'Altotevere e 11 opere in mostra nell’anno del Cinquecentenario

Un biglietto ridotto per ammirare le maggiori opere di Signorelli e scuola in Alto Tevere Umbro

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Tra le fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento, in questa parte dell’Umbria Nord che comprende gli otto comuni di Città di Castello, Umbertide, San Giustino, Citerna, Monte Santa Maria Tiberina, Montone, Pietralunga, Lisciano Niccone, si muovono, senza mai incontrarsi di persona, due grandi del Rinascimento: Signorelli e Raffaello. La Valle di Signorelli è una mostra di Vallata, che abbraccia le opere prodotte dai due artisti e dalla loro influenza sui committenti, tra cui la Pala di San Sebastiano e il ciclo di affreschi nell’Oratorio di San Crescentino a Città di Castello, la Deposizione nella chiesa di Santa Croce ad Umbertide, che dell’attivissima scuola di Signorelli che ha lasciato importanti attestazioni nel museo del Duomo, a Citerna, a Castello Bufalini di San Giustino, a Montone. Oltre ad un biglietto agevolato per la mostra di Vallata, nel 2023 l’Alto Tevere proporrà un calendario congiunto di animazione culturale, rievocazioni storiche, eventi ispirati alla figura di Luca Signorelli e proiettati nella Contemporaneità di questo territorio a cui Alberto Burri, il maestro dell’Informale, dei sacchi e del cretto di Gibellina, ha lasciato i suoi tre musei.
 
Firmato oggi, martedì 28 marzo 2023, a Città di Castello, alla presenza del sindaco del comune di Città di Castello Luca Secondi e degli altri sindaci e rappresentanti istituzinali e della Diocesi, il protocollo di intesa del progetto “La valle di Signorelli”, promosso dai Comuni dell’Alto tevere e dai musei del territorio in occasione dei Cinquecento anni della morte di Luca Signorelli e Pietro Perugino. L’Alto Tevere umbro fu una seconda patria per Signorelli che qui ebbe prestigiose committente di cui sono espressione le undici attestazioni rimaste nel territorio in cui furono realizzate. L’inaugurazione della Mostra di Vallata è prevista per sabato 1 aprile alle ore 11.00 in ogni struttura interessata dal progetto.
“Luca Signorelli e Raffaello Sanzio: c’è un momento magico, alla fine del Quattrocento, in cui i due grandi artisti condividono senza mai incontrarsi la stessa città, le stesse strade, incontrano le stesse persone, guardano lo stesso paesaggio, lasciando dietro di sé opere senza tempo. Quel luogo è l’Alto Tevere Umbro I Comuni dell’Alto Tevere nell’anno del Cinquecentenario della morte dedicano a Luca Signorelli e alle sue opere un calendario di con eventi culturali e itinerari culturali”, dichiarano i firmatari del progetto, i sindaci e vicesindaci degli otto comuni dell’Alto tevere, il rappresentante della diocesi di Città di Castello, i rappresentanti delle venti strutture museali coinvolte ed anche il Vice-Sindaco del comune di Cortona, Francesco Attesti, presente in sala consilare.  “La Valle di Signorelli né un invito a conoscere questa parte dell’Umbria in cui il Rinascimento convive con la Contemporaneità e in cui il panorama delle grandi opere del Rinascimento è ancora rimasto intatto. In coordinamento con il progetto Perugino e Signorelli, con le iniziative di Assogal e del Gal Alta Umbria, l’Alto Tevere Umbro per la prima volta propone una mostra di Vallata, un primo tentativo di “Valle Museo”. Lo scopo è promuovere il territorio attraverso i beni culturali in modo coordinato, mettendo a sistema tutte le eccellenze artistiche di questa zona. In Alto Tevere il Rinascimento di Luca Signorelli e Raffaello Sanzio convive con la Contemporaneità dei musei del grande artista Alberto Burri. Originario di Città di Castello, nel 1973 l’artista tifernate Alberto Burri, vincitore del Premio Feltrinelli per la Grafica, devolse l’intero importo assegnatogli dall’Accademia dei Lincei al recupero e al restauro degli affreschi di Luca Signorelli nell’Oratorio di San Crescentino, a Morra. Nel 2023 i Comuni di Città di Castello, Umbertide, San Giustino, Citerna, Montone, Pietralunga, Monte Santa Maria Tiberina e Lisciano Niccone sono uniti nel nome di Signorelli, l’artista che, insieme a Raffaello, ha contribuito a rendere grande l’Alto Tevere Umbro.
 
Usando la rete interattiva dei musei, RIM Altotevere, ed i canali social collegati, comuni e musei hanno organizzato un calendario comune e un ingresso agevolato a tutte le strutture dove si trovano le opere, tra di loro distanti pochi chilometri, così da offrire un itinerario culturale circoscritto e ricco di arte, particolarmente adatto ai fine settimana e ai ponti lunghi che caratterizzano la primavera 2023. Per questo “La valle del Signorelli” si avvale sia nella webapp www.rimaltotevere.it, nel depliant e nei manifesti di un QRcode guida dei siti e di un QRcode che rimanda ad un calendario aggiornato in modo progressivo.
“Ci siamo inseriti nelle iniziative dei GAL dell’Umbria, che hanno investito nella guida di Repubblica, e del GAL Alta Umbria con il Festival del Medievo e il supporto alle manifestazioni – precisano i firmatari del protocollo di intesa - abbiamo messo a leva la nostra rete dei musei, ormai collaudata, per costruire un percorso e raccontarlo in modo da valorizzare l’arte di Signorelli, così presente in tutto l’Alto Tevere. Per promuovere questa visita è stato realizzato anche un video, con i contributi di una dei più grandi esperti di Signorelli, Tom Harry, e di Bruno Corà, presidente della Fondazione Burri, perché in questa frontiera dell’Umbria, il Rinascimento convive con la Contemporaneità”. Il presidente della Fondazione Burri Collezione Palazzo Albizzini,  Bruno Corà, intervenendo alla firma del protocollo e nel video che accompagna la campagna, sottolinea come “il rapporto tra Luca Signorelli e Alberto Burri esiste ed è legato a numerosi fattori, il primo è che entrambi sono vissuti in questo territorio: rispetto alla loro pittura ci sono analogie formali, confronti; Burri in realtà appartiene interamente alla modernità ma ci sono molti aspetti classici, nel metabolismo di Burri, Signorelli è entrato e va cercata nell’elemento storico, geografico-culturale. Questa è una chiave di lettura possibile”, conclude Corà.  “Abbiamo scommesso sulla Valle Museo, che a parole è una buona idea ma metterla in pratica diventa molto complesso perché è stato attivato ex novo un coordinamento, che pensiamo stia portando risultati importanti. Il più importante è che il territorio sta pensandosi come qualcosa di organico, integrato nel quale l’unione fa la forza” dichiarano i rappresentanti istituzionali e della Diocesi che hanno siglato la storica intesa: “la Valle di Signorelli si base sul rapporto speciale che ebbe con l’Alto Tevere a cui ha lasciato alcune delle sue opere più belle e conosciute. Sebbene visse e morì a Cortona, Città di Castello e l’Alto tevere Umbro divennero una seconda casa per l’artista”.   
 
La storia
Il suo arrivo nel centro tifernate è legato all’intensa politica culturale della famiglia Vitelli e della loro cerchia. Furono i Vitelli probabilmente a chiamare in città il pittore, le cui opere potevano essere state apprezzate a Firenze: i signori di Città di Castello erano infatti alleati dei Medici e l’artista cortonese era in contatto con i pittori verrocchieschi che troveranno spazio nella corte di Lorenzo il Magnifico. È ipotizzabile che i Medici abbiano incoraggiato gli amici tifernati a sostenere Signorelli che eseguirà una serie di ritratti di alcuni dei componenti più importanti della dinastia castellana che esercitavano la lucrosa attività di uomini d’arme.
Nella Pinacoteca Comunale di Città di Castello, oltre al “Martirio di San Sebastiano”, realizzato nel 1498 per la chiesa di San Domenico e che impressionerà profondamente il giovane Raffaello, si può ammirare un frammento di affresco, molto rovinato, raffigurante “San Paolo”, staccato dalla Torre del Vescovo e che documenterebbe la prima formazione pierfrancescana di Luca. Tra le opere perdute anche uno stendardo per la locale Confraternita di Santa Maria del Gonfalone grazie al quale il pittore ottenne nel 1488 la cittadinanza onoraria di Città di Castello per sé e per i suoi eredi. All’attività di Signorelli nell’Alta Valle del Tevere si deve il costituirsi di una scuola locale ispirata alla sua produzione e che ha lasciato traccia in alcuni centri della vallata – Citerna, Montone, San Giustino - mentre un cantiere signorelliano è attivo nella chiesa tifernate di San Giovanni Decollato. Allo scadere del XV secolo il pittore si allontana da Città di Castello, perché impegnato ad Orvieto fino al 1504, per poi tornare a Morra, non lontano dal centro cittadino, dove affresca insieme agli allievi le pareti dell’Oratorio di San Crescentino. Questi dipinti rappresentano una sorta di riconquista del territorio altotiberino da parte del pittore dopo la parentesi orvietana, che aveva offerto un’opportunità di lavoro nel centro tifernate al giovane Raffaello. Alcuni degli episodi raffigurati a Morra sono forse frutto dell’attività di qualche seguace che può avere operato in modo autonomo, forse, anche dopo la morte di Luca, avvenuta nel 1523. Nel 1973 Alberto Burri, vincitore del Premio Feltrinelli per la Grafica, devolse l'intero importo, assegnatogli dall'Accademia dei Lincei, al recupero e al restauro degli affreschi di Signorelli nell'Oratorio di San Crescentino, ora proprietà della Diocesi che nel museo del Duomo conserva l’opera di scuola signorelliana di Giovanni Battista da Città di Castello, Madonna con Bambino in trono tra san Giovanni Battista, san Girolamo e il beato Giovanni Colombini.  Nel Salone San Giovanni Decollato sono visibili altri due affreschi di scuola signorelliana. Ad Umbertide la Confraternita della S. Croce ordinò a Luca Signorelli la Deposizione, opera di straordinaria bellezza che il pittore realizzò nel tra 1516 e 1517, in età ormai avanzata. Dopo un lungo restauro, la pala è nella Chiesa di S. Croce, oggi museo. A Montone nel complesso museale San Francesco si trova l’Annunciazione e i santi Fedele e Lazzaro, opera su tavola datata 1532[9] che rispecchia una delle varianti della cultura tardo-raffaellesca in Umbria. Il dipinto venne realizzato dal cortonese Tommaso Bernabei detto il Papacello, allievo e discepolo di Luca Signorelli, in collaborazione con Vittore Cirelli, pittore di probabili origini montonesi[9]. L'opera, un dipinto ad olio su tavola, raffigura l'Annunciazione tra i santi Fedele e Lazzaro; il primo soggetto è raffigurato con la mitria e con il pastorale vescovile, mentre san Lazzaro tiene in mano il martelletto usato dai lebbrosi per avvisare della loro presenza. Il santo, infatti, assieme a san Rocco, è il protettore dal terribile flagello della peste. L'opera proviene dalla chiesa di San Fedele. Nella Chiesa di San Francesco di Citerna, che ospita la Madonna di Donatello, una nicchia con un pregevole affresco della Vergine con Bambino, affiancata da San Michele Arcangelo e San Bernardino da Siena, riconducibile alla scuola di Luca Signorelli (forse di Tommaso Bernabei detto il Papacello, 1490/1500 - 1559). Dalla mano differente tra i santi decorati in basso e gli angeli della volta, si nota che i primi sono mano del Papacello mentre gli angeli di ottima finitura sono opera dello stesso Signorelli che ha utilizzato un bozzetto già utilizzato a Città di Castello. A San Giustino a Castello Bufalini si conserva una tavola attribuita a Luca Signorelli e bottega, proveniente dalla chiesa di Sant'Agostino a Città di Castello. L'opera raffigura all'interno di una nicchia architettonica la Madonna con Bambino e con ai lati i santi Cristoforo, col Bambino sulle spalle e bastone nella mano sinistra, e Sebastiano trafitto da frecce.

Redazione
© Riproduzione riservata
28/03/2023 14:33:50


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