Alluvioni, siccità e incendi: l'effetto serra colpisce più l'Europa che il resto del mondo
Il riscaldamento globale avanza in tutto il mondo, in Europa, due volte più veloce
Mezzo continente squassato dalle alluvioni e l'altro mezzo da siccità e incendi. Se pensate che il riscaldamento globale sia un problema soprattutto di remote lande dell'estremo nord, dove il ghiaccio si squaglia, o giù ai tropici o all'equatore, dove a squagliarsi sono uomini e animali, e che, insomma, dell'ennesima conferenza sul clima, in corso, in questi giorni, a Sharm el Sheik, vi interessa solo fino ad un certo punto, vi sbagliate. Il riscaldamento globale avanza inesorabile in tutto il mondo, ma, nel nostro continente, in Europa, due volte più veloce. La temperatura, cioè, sta salendo più in fretta in Grecia e in Finlandia, che nel Ghana o nel deserto australiano. Quindi, quando gli scienziati dicono che un aumento della temperatura media del pianeta di oltre 2 gradi, rispetto all'era preindustriale, comporta disastri e catastrofi, tenete conto che le medie sono un concetto astratto e la realtà concreta è molto diversa. Altro che due gradi rispetto al '700. In Europa, la temperatura è aumentata di un grado e mezzo solo negli ultimi trent'anni, dal 1991 a oggi. E i disastri cominciano ad arrivare: il 2021 è stato un anno di alluvioni e tempeste, che hanno colpito mezzo milione di persone e fatto danni per 50 miliardi di euro.
Il rapporto
L'ultimo rapporto sullo Stato del Clima in Europa, pubblicato dal Wmo (l'Organizzazione meteorologica mondiale) riguarda il 2021 e non è una lettura per ottimisti. Ad un italiano, apprendere che in Islanda si è toccato il caldo record di 30 gradi e che l'Irlanda ha sofferto, per la prima volta, due "notti tropicali" (ovvero due notti con temperature minime sopra i 20 gradi) non fa molto effetto. Ma questo caldo, eccezionale a quelle latitudini, scassa il clima e l'equilibrio ecologico. Ed è simmetrico al record europeo registrato, negli stessi giorni, vicino Siracusa: 48,8 gradi. In Sicilia, non ha mai fatto così caldo. E la cosa non si ferma al termometro. Era la seconda settimana d'agosto. Negli stessi giorni, in Italia, bruciavano, in contemporanea, 500 incendi.
Cosa accade
In altre parole, non si scappa. Al nord, il caldo aumenta l'evaporazione, caricando di umidità l'atmosfera, che si scaricherà in piogge torrenziali. Al sud, lo stesso caldo eccezionale dissecca aria e terra, creando le condizioni in cui esplodono gli incendi.
Andrà sempre peggio
La notizia che ci dà il rapporto del Wmo è che, in Europa, andrà sempre peggio. A prescindere dall'andamento delle temperature medie globali, da noi il termometro continuerà, comunque, a salire più in fretta. Ci illudevamo di essere soprattutto spettatori del cambiamenti climatico. Invece, siamo i battistrada. Questo vuol dire che pioverà sempre di più, in inverno, nel Nord Europa e sempre meno, in estate, intorno al Mediterraneo. E le ondate di calore (periodi di almeno tre giorni con temperature superiori alle medie stagionali) saranno sempre più frequenti. Lo sono già ora: dal 1950 ad oggi, il nostro continente ha sperimentato 23 grandi ondate di calore. Ma solo 7 nei primi 50 anni. Le altre 16 sono tutte dopo il 2000.
Siamo un continente di età media elevata e il caldo colpisce di più gli anziani. Ma le modifiche all'equilibrio ecologico aumentano, in generale, i pericolo di malattie. Un quarto degli europei adulti e un 30-40 per cento cento di bambini soffre di allergie, comprese forme gravi di asma, che le temperature aggravano, mentre aumentano le possibilità di incontro con insetti e batteri contro cui siamo poco preparati.
Abbiamo bisogno degli altri
C'è un paradosso amaro in questa storia. Perché il continente che sta modificando più in fretta il proprio clima è anche il più virtuoso. L'Europa, in questi anni, ha ridotto del 31 per cento le emissioni di anidride carbonica. Ecco perché Sharm el Sheik è importante: da soli possiamo fare poco. L'allarme dell'Organizzazione meteorologica mondiale ci dice che abbiamo disperatamente bisogno degli altri.
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