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In Iran uccisa Hadis Najafi, la “ragazza della coda” simbolo delle proteste

Elon Musk: “Garantiremo la connessione con i satelliti Starlink ai manifestanti”

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Capelli biondi e niente velo: si chiamava Hadis Najafi, aveva appena 20 anni ed è stata uccisa dalle forze di sicurezza iraniane, ieri sera, durante le proteste nella città di Karaj, vicino a Teheran. Secondo vari account Twitter, la ragazza è stata raggiunta da sei colpi di proiettile che l'hanno raggiunto al petto, in viso e al collo. La giovane era diventata una delle ragazze simbolo delle proteste: quando affrontava la polizia, era senza velo perché contraria all'hijab obbligatorio e alle leggi discriminatorie della Repubblica islamica. In un video che era circolato sui social, si vedeva chiaramente la giovane legarsi i capelli con l'elastico prima di unirsi ai manifestanti. Un gesto comune a tante ragazze occidentali, fatto ogni giorno, ma che in Iran si può pagare con la vita. 

Nel paese sono più di quaranta le persone che hanno perso la vita dopo essere scese per le strade e le piazze dell'Iran per denunciare la morte di Mahsa Amini, 22 anni, deceduta dopo essere stata arrestata dalla polizia morale con l'accusa di non indossare il velo in modo corretto. Manifestazioni di centinaia di migliaia di persone che la polizia iraniana ha represso nel sangue, come chiarisce il bollettino diffuso dall'emittente televisiva Irib che parla di 41 morti. Le manifestazioni in corso in Iran sono le più grandi da quelle del novembre 2019, causate dall'aumento del prezzo della benzina, nel pieno di una grave crisi economica, e duramente represse. Secondo Amnesty International, allora i morti furono oltre 300. Questa volte le proteste sono continuate per tutta la notte e nelle prime ore di oggi a Teheran e in altre città iraniane, come dimostrano i diversi video condivisi sui social. Come hanno riferito testimoni nella capitale, sia le forze della sicurezza, sia i manifestanti stanno diventando sempre più violenti. La polizia spara sempre di più contro i manifestanti e questi, soprattutto i più giovani, stanno diventando più aggressivi contro gli stessi agenti, ma anche danneggiando edifici pubblici o dando alle fiamme auto. I manifestanti hanno anche intonato slogan come ''Morte al dittatore'', ''Questo è l'anno dello spargimento di sangue'' e ''Moriremmo piuttosto che continuare a essere umiliati". Il capo della magistratura iraniana ha intimato di "non usare alcuna indulgenza" nei confronti dei manifestanti.

Il Ceo di Tesla e SpaceX, Elon Musk, ha annunciato l'attivazione di Starlink per tentare di garantire la connessione internet all'Iran, sullo sfondo delle restrizioni alla Rete imposte dalle autorità per reprimere le proteste anti-governative in corso nel Paese. Come annunciato dallo stesso Musk all'autorevole analista iraniano-americano Karim Sadjadpour, «Starlink e' attivo in Iran, ma affinché gli utenti possano utilizzarlo, e' necessario avere appositi terminal all'interno del Paese». Sadjadpour, su Twitter, ha spiegato di aver parlato con Musk il quale ha ammesso di «dubitare che il governo iraniano sosterrà tali terminal». «Ma se qualcuno può portarli all'interno dell'Iran, funzioneranno», ha assicurato il miliardario. Come spiegato dall’analista, i problemi per far arrivare in Iran gli Starlink sono di due tipi: economici e logistici. La problematica economica è superabile, nonostante garantire migliaia di kit per la connessione wi-fi costerebbe milioni di dollari. La logistica è un vero ostacolo, in quanto l’amministrazione Biden non sa come far arrivare a destinazione la strumentazione: in Ucraina l’installazione di quei kit è stata facile perché Kiev ha cooperato, le autorità iraniane, invece, non saranno così disposte a farlo. 

Le «donne e i cittadini iraniani» meritano la «loro dignità e i loro diritti». Lo ha detto il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan, in un'intervista alla Abc, commentando le proteste in Iran. «Non possiamo prevedere perfettamente quando le proteste si trasformano in cambiamenti politici, e non possiamo prevederlo perfettamente seduti da qui. Quello che posso dire è che riflettono un convinzione radicata e diffusa tra la popolazione iraniana, i cittadini all'estero, le donne iraniane, che meritano la loro dignità e i loro diritti», ha affermato Sullivan, aggiungendo che la Casa Bianca ritiene che diplomazia e pressione politica possano andare di pari passo. «Il fatto che siamo in trattative con l'Iran sul nucleare non ci sta in alcun modo fermando dal parlare e agire a nome del popolo iraniano» – ha affermato Sullivan –  «Non rallenteremo di un centimetro la nostra difesa dei diritti delle donne e dei cittadini dell'Iran»

Anche l’Unione Europea, attraverso l’Alto rappresentante per la politica ester, Josep Borell si è schierata dalla parte dei manifestanti attraverso un comunicato: «L'Unione Europea e i suoi Stati membri esortano le autorità iraniane ad attenersi strettamente ai principi contenuti nel Patto internazionale sui Diritti Civili e Politici, del quale l'Iran è parte pertanto, ci aspettiamo che l'Iran fermi immediatamente la violenta stretta sulle proteste e assicuri l'accesso a internet, cosi' come al libero flusso di informazioni». «Inoltre, ci aspettiamo che l'Iran chiarisca il numero dei morti e degli arrestati, liberi tutti i dimostranti non violenti e garantisca un giusto processo a tutti i detenuti», afferma ancora Borrell. «Inoltre, l'uccisione di Mahsa Amini deve essere indagata in modo appropriato e chiunque sia provato responsabile della sua morte deve risponderne. Prendiamo atto della dichiarazione del presidente iraniano, a tale proposito. L'Unione Europea continuerà a considerare tutte le opzioni disponibili in vista del prossimo Consiglio Affari Esteri per affrontare l'uccisione di Mahsa Amini e la maniera in cui le forze di sicurezza iraniane hanno risposto alle successive manifestazioni», conclude il comunicato.

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
25/09/2022 20:09:43


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