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Tumore epatocellulare: ogni anno 13mila nuovi casi in Italia

Si tratta di un tumore del fegato

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Prevenzione, diagnosi precoce e multidisciplinarietà sono le tre parole chiave nella lotta al carcinoma epatocellulare. Si tratta di un tumore del fegato che ogni anno colpisce 13mila persone nel nostro Paese ed è caratterizzato da una bassa sopravvivenza (20% a 5 anni e 10% a 10 anni). E questo avviene nonostante negli anni siano notevolmente migliorate le possibilità diagnostiche e terapeutiche. Alla neoplasia è dedicato il convegno che si terrà mercoledì 30 marzo presso il Teatro delle Muse di Ancona. Sarà presentato, a tutti i medici marchigiani coinvolti nella cura di questi pazienti, il Percorso Diagnostico-Terapeutico-Assistenziale (PDTA) in atto presso gli Ospedali Riuniti di Ancona.

“Per la cura del carcinoma epatocellulare abbiamo nuove terapie a disposizione - sottolinea la prof.ssa Rossana Berardi, Professore Ordinario di Oncologia dell’Università Politecnica delle Marche e Direttore della Clinica Oncologica degli Ospedali Riuniti di Ancona e Consigliere Nazionale AIOM - Associazione Italiana di Oncologia Medica -. La vera rivoluzione però è nella gestione multidisciplinare dei pazienti che si è imposta negli ultimi anni ed è la più efficacie arma a disposizione per ridurre la mortalità. A seconda delle caratteristiche del paziente e del tumore, infatti, abbiamo trattamenti diversi che vanno dal trapianto di fegato, alla resezione del tumore, ai trattamenti loco-regionali, fino alle terapie sistemiche o chemioterapie. Il paziente può ricevere più di un trattamento per arrivare all’obiettivo finale, la guarigione. Dobbiamo stabilire un vero e proprio progetto terapeutico che viene identificato già al momento della diagnosi in apposite riunioni. Infatti è proprio la multidisciplinarietà il segreto della guarigione del paziente, come avviene agli Ospedali Riuniti di Ancona grazie alla collaborazione costante tra epatologi, chirurghi, radiologi, ed oncologi. Oggi questo è possibile anche attraverso la piattaforma di telemedicina del Centro Oncologico e di Ricerca delle Marche (CORM), utilizzabile da tutti i medici a beneficio dei pazienti (www.corm-marche.it)”.

“Nelle Marche sta crescendo sempre di più una rete oncologica che coinvolge tante discipline diverse e ottiene tangibilmente risultati importanti soprattutto in patologie come i tumori primitivi del fegato che purtroppo fanno osservare una sensibile crescita dell'incidenza in tutti i Paesi Occidentali - sottolinea Filippo Saltamartini, Assessore alla Sanità della Regione Marche -. Stiamo lavorando, come Regione, per consolidare le esperienze più avanzate come il CORM che rappresenta la rete anche virtuale che consente la condivisione del miglior percorso di presa in carico dei pazienti tra tutte le oncologie marchigiane, gli specialisti e i medici di medicina generale”. “Lavoriamo come Dipartimento Salute della Regione Marche per rafforzare l’efficienza e l’efficacia delle reti cliniche attraverso strumenti moderni come i PDTA regionali che devono costituire la trama della nuova sanità, così da agire con più appropriatezza verso un futuro digitale che, attraverso la nuova legge ed il nuovo Piano Socio-Sanitario, meglio incontri i bisogni di salute della popolazione” sottolinea il dott. Armando Gozzini, direttore del Dipartimento Salute della Regione Marche.  “L’affinamento anche culturale degli strumenti di governo clinico a livello aziendale e di rete regionale che abbiamo messo in campo, ci permettono oggi di avere un’efficacia metodologica sicura nell’approccio sistemico alle varie patologie. Parlo dei PDTA degli Ospedali Riuniti che sono da qualche anno alla base della certificazione di qualità ISO 9000-visione 2015 posseduta in Italia solo da noi come intera organizzazione. Al repertorio dei PDTA si aggiunge oggi quello del carcinoma epatocellulare grazie a un prezioso lavoro di squadra che ha coinvolto tutti gli interessati di AOU e che, grazie alla piattaforma CORM, diventa subito uno strumento dell’intera rete oncologica marchigiana. Numeri e skills in rete ci permetteranno di dare un contributo decisivo ala lotta ad una malattia con incidenza in crescita e a proporre know-how avanzato per tante altre patologie” rileva il dott. Michele Caporossi, Direttore Generale dell’AOU Ospedali Riuniti di Ancona.

 “Patologie complesse  come i tumori primitivi del fegato richiedono expertise e formazione adeguate degli operatori  sanitari. Una valida formazione disciplinare, di base e specialistica, unitamente alla capacità di lavorare in team rappresentano obiettivi importanti del percorso universitario della Facoltà di medicina e chirurgia dell’Università Politecnica delle Marche  al fine di supportare il lavoro interdisciplinare in sanità” aggiunge il prof. Mauro Silvestrini, Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Politecnica delle Marche.

“Il carcinoma epatocellulare ha enormi possibilità di cura ma il cardine rimane la prevenzione  - sottolinea Gianluca Svegliati Baroni, Professore Associato in Gastroenterologia dell’Università Politecnica delle Marche e Responsabile dell’Unità di Danno Epatico e Trapianti presso gli Ospedali Riuniti di Ancona - Questo è il primo aspetto da sottolineare del nostro PDTA, dobbiamo essere consapevoli che tutti i pazienti con danno epatico vanno valutati da uno specialista per definire il grado di danno al fegato. Da qui, tutti i malati con o a rischio di cirrosi devono eseguire lo screening per una diagnosi precoce, screening basato su una semplice ecografia, da fare ogni sei mesi”. Il passo successivo nella diagnosi precoce del tumore, in presenza di un quadro sospetto all’ecografia dell’addome, è l’esecuzione di indagini radiologiche di secondo livello (TAC o Risonanza Magnetica) che in mani esperte permettono di arrivare ad una diagnosi definitiva e quindi ad individuare le possibilità di trattamento per ogni singolo caso.

Agli Ospedali Riuniti di Ancona ogni anno vengono valutati circa 300 pazienti con lesioni focali del fegato che in più della metà dei casi risultano essere affetti dal tumore. Di questi, il 30% proviene da fuori Regione, sottolineando il ruolo di punto di riferimento degli Ospedali Riuniti nella gestione dei pazienti con malattia di fegato avanzata. La provenienza di questi pazienti pone però anche il problema della loro valutazione a distanza, fin quando possibile, per evitare spostamenti faticosi e costosi, situazione che la tecnologia presente presso gli Ospedali Riuniti, inclusa la piattaforma di telemedicina del CORM, permette di affrontare alla pari dei centri più avanzati in Italia nella cura di questa patologia. Al convegno interverranno anche come relatori il Dr. Roberto Papa, esperto di metodologia nella preparazione del PDTA, il Prof. Marco Vivarelli, Direttore della Clinica di Chirurgia Epatobiliopancreatica e dei Trapianti di Fegato, il Prof. Andrea Giovagnoni, Direttore della Clinica di Radiologia, il Dr. Roberto Candelari, Direttore della Radiologia Interventistica, ed infine i Professori Rimassa, dell’Istituto Humanitas di Milano, Piscaglia, dell’Università di Bologna.

Notizia tratta da Tiscali.it
© Riproduzione riservata
31/03/2022 17:56:58


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