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Dissidenti M5s vengono cacciati: nasce l'idea di un gruppo con Italia dei Valori

Si lavora sui numeri e sulla fattibilità del progetto

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Un nuovo gruppo con Italia dei valori. È l'ultima suggestione di alcuni dissidenti del Movimento 5 Stelle al Senato. L’annuncio dell’espulsione da parte del reggente Vito Crimi di 15 esponenti grillini ha spalancato la strada alla scissione.

E questa volta potrebbe essere una fuoriuscita di massa, organizzata con l’approdo presso altri lidi. Serpeggia la tentazione di bussare alla porta dell’Idv, oggi guidato da Ignazio Messina dopo l’addio del fondatore Antonio Di Pietro. Da quanto riferiscono alcune fonti a IlGiornale.it, infatti, i parlamentari pentastellati a Palazzo Madama stanno valutando tutti gli sbocchi. Il più probabile è quello l’Idv, ma non è l'unico, perché occorre studiarne la fattibilità pratica e di regolamento.

Il confronto è aperto. Un deputato anti-Draghi puntualizza: "Nessun passo per la costituzione di un gruppo": Il motivo? "La situazione è più veloce dei nostri movimenti". Conferme ufficiali, dunque, non ci sono. "Del resto queste operazioni si annunciano a cose fatte", annota un parlamentare. E in serata alla Camera c'è stata un'ulteriore spaccatura. Sono sedici i deputati che hanno votato contro il governo: Corda, Sapia, Spessotto, Testamento, Volpi, Baroni, Cabras, Colletti, Costanzo, Forciniti, Giuliodori, Maniero, Russo, Sarli, Termini e Vallascas. Mentre quattro, Villarosa, Paxia, Raduzzi e Sodano, si sono astenuti. Altri undici non hanno parrtecipato al voto. Questo l'elenco Corneli, Ehm, Masi, Menga, Penna, Romaniello, Suriano, Tucci, Zanichelli, Campana e Schirò.

I fari sono quindi puntati sull'ex partito di Di Pietro. "Facile immaginare che il senatore Elio Lannutti (con un passato da parlamentare eletto nell’Idv, ndr), possa fungere da punto di raccordo per la soluzione più agevole", spiega una fonte M5S. La richiesta del simbolo, tuttavia, sarà avanzata a Messina solo quando il pallottoliere segnerà i dieci senatori necessari alla costituzione di un gruppo o comunque quando ci sarà un quadro più chiaro. Al momento il segretario dell’Idv è in stand-by, non può confermare né smentire per assenza di elementi.

L'indiscrezione, però, ha già provocato ripercussioni nei corridoi della Camera. “Un nuovo gruppo di opposizione avrebbe pieno di diritto di chiedere le presidenze delle commissioni di garanzia”, spiegano da Fratelli d’Italia che avrebbe potuto ottenerle tutte, essendo finora l’unica opposizione tra Camera e Senato. Si parla di Copasir e Vigilanza Rai, non proprio cose di secondo piano, che vengono presiedute da un esponente dell'opposizione.

A fari spenti, c’è chi sogna di convincere Alessandro Di Battista ad aderire all’iniziativa. Sarebbe un inizio col botto. Solo che Dibba non ha intenzione di passare ad altri partiti, preferendo un ruolo di “oppositore libero”. Lo ha detto pubblicamente e non vuole tradire la coerenza che rivendica in ogni intervento. E ora lo fa anche sui social. "Ci sono cose da dire. Scelte politiche da difendere. Domande a cui rispondere ed una sana e robusta opposizione da costruire. Ci vediamo sabato alle 18.00 con #DiBattistaLive su Instagram. Coraggio!", scrive su Facebook Dibba. Quindi l’operazione dovrebbe essere condotta in Parlamento, tra i futuri espulsi. A Palazzo Madama Mattia Crucioli ha ammesso di essere al lavoro per un nuovo gruppo di opposizione. Il nodo è che la pattuglia di dissidenti non è un monolite, anzi.

Il presidente della commissione Antimafia, Nicola Morra, è intenzionato a dare filo da torcere ai vertici del Movimento per contestare l’espulsione. Improbabile che salga a bordo del gruppo targato Idv. Matteo Mantero, da sempre su posizioni indipendenti, è un altro senatore che attende cosa decideranno i 5 Stelle. Non è indicato tra i papabili dell'operazione. C'è poi l’ex ministra del governo gialloverde, Barbara Lezzi, che è una delle più attive contro la nascita del governo Draghi. E non lesina attacchi a Crimi. Tuttavia, è l’esponente più legata alle posizioni di Dibba ed è probabile che non voglia uscire dal Movimento.

I papabili del nuovo gruppo al Senato

Così servono altre sponde. Bisogna capire l'orientamento di Bianca Laura Granato, pasionaria della prima ora del “No Draghi”. C'è poi il “nucleo campano”, composto da Laura Angrisani, Fabio Di Micco, Silvia Giannuzzi e Vilma Moronese. Con la loro adesione, la costituzione del gruppo sarebbe quasi a un passo, perché tra i possibili interlocutori ci sono anche Rosa Abate, Margherita Corrado, Cataldo Mininno, Virginia La Mura e Fabrizio Ortis. Un numero consistente. Molto difficile che i “contiani doc”, come Emanuele Dessì, possano abbracciare un progetto scissionista. Anche perché sono risultati assenti al voto di fiducia e potrebbero scampare l'espulsione.

Ma per quale motivo i dissidenti dovrebbero rivolgersi all’Italia dei valori? La questione è tecnica e attiene al regolamento del Senato. Per la costituzione di un gruppo serve un simbolo presente alle ultime elezioni Politiche e l’Idv ha partecipato nella lista Civica popolare. Insomma, bisogna valutare tutte le procedure regolamentari, che non rendono agevole l'operazione. Esiste, inoltre, un piano politico ad animare il dibattito: "È vero che l’Italia dei valori era molto vicina a noi all’inizio. Ma da allora è cambiato molto", fa notare un parlamentare lealista del Movimento 5 Stelle, che voterà Draghi.

Alla Camera la questione è diversa: per il gruppo servono venti deputati, senza la necessità di avere a disposizione un simbolo. Per questo si vedrà nelle prossime ore, dopo il voto di fiducia a Draghi che ha mostrato un ampio dissenso: "In caso di spaccatura profonda, un gruppo autonomo è necessario", ribadiscono nell'area dei dissidenti. La motivazione è strategica: "Può attirare sempre più scontenti del Movimento 5 Stelle. Perché all'inizio magari i voti contrari saranno meno delle aspettative, ma giorno dopo giorno aumenteranno i malpancisti".

Notizia e foto tratte da Il Giornale
© Riproduzione riservata
19/02/2021 06:14:31


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