Olanda: scandalo bonus figli, si dimette il governo Rutte
Migliaia di famiglie sono state costrette a restituire i sussidi ottenuti
Il governo olandese del premier Mark Rutte si è dimesso sull'onda dello scandalo sui bonus figli, a causa del quale 20mila famiglie sono state accusate ingiustamente di frode. Le dimissioni della coalizione formata da quattro partiti erano attese, dopo che ieri si era già dimesso il leader del Partito laburista Lodewijk Asscher, ministro per gli Affari sociali all'epoca dei fatti (2012-2017), quando migliaia di famiglie furono costrette a restituire i sussidi ottenuti, dopo essere state accusate ingiustamente di averli ottenuti in modo illegittimo. Le elezioni in Olanda sono già previste il 17 marzo.
«Con questa decisione, il governo vuole rendere giustizia a tutti quei genitori che sono stati colpiti - ha detto Rutte in conferenza stampa - lo stato di diritto deve proteggere i cittadini da un governo onnipotente, ma in questo caso qualcosa è andato in modo terribilmente sbagliato... errori sono stati compiuti ad ogni livello dello stato, con il risultato che una terribile ingiustizia è stata fatta a migliaia di genitori». Lo scandalo ha coinvolto 26mila famiglie accusate di frode a causa di piccoli errori nella compilazione dei moduli burocratici necessari per il bonus figli. La richiesta di restituzione dei soldi ricevuti ha avuto un impatto devastante sulle persone coinvolte, molte delle quali di origine straniera. Il fisco ha ammesso che almeno 11 mila persone sono state sottoposte a revisione a causa delle origini etniche o la doppia nazionalità. Famiglie innocenti hanno perso la casa, matrimoni si sono rotti sotto la pressione degli eventi. La Bbc riferisce il caso di una madre single cui sono stati chiesti indietro 48mila euro. La donna non è più stata in grado di pagare l'affitto e le bollette. E, dopo aver perso il lavoro, il marchio di truffatrice dello stato le ha impedito di trovare una nuova occupazione. A far luce sullo scandalo è stata una commissione parlamentare, che in dicembre ha sottolineato «la violazione dei principi fondamentali dello stato di diritto». Alle famiglie rovinate verranno ora versati risarcimenti di almeno 30mila euro, ma molti ritengono che non sia abbastanza per compensare quanto è stato perduto.
Rutte era inizialmente contrario alle dimissioni del governo, in un paese duramente colpito dalla pandemia di covid-19, con un lockdown in vigore almeno fino al 9 febbraio. Ma il passo indietro è diventato politicamente inevitabile dopo che ieri si è dimesso dal suo incarico il leader del partito socialista Asscher, ora a capo dell'opposizione ma all'epoca dei fatti ministro per gli Affari Sociali in un altro governo guidato da Rutte. «E' importante assumersi la responsabilità politica per il contenuto del rapporto e l'ingiustizia arrecata ai genitori», ha detto Sigrid Kaag, ministro per il Commercio estero e leader del partito liberale D66. Mentre il ministro delle Finanze Alexandra van Huffelen ha sottolineato l'importanza di prendersi cura dei bambini delle famiglie coinvolte. Re Guglielmo Alessandro ha accettato le dimissioni di Rutte e lo ha invitato a rimanere in carica per gli affari correnti fino alle elezioni, che erano già previste per il 17 marzo.
A capo di un esecutivo di centro destra formata da quattro partiti, Rutte è premier dal 2010. Questo è il suo terzo governo, tutte coalizioni nate in un contesto politico frammentato. Ed è probabile che sia ancora lui a guidare l'Olanda dopo il voto. Il suo partito liberale Vvd è al momento in testa ai sondaggi con almeno il 30%, almeno il doppio del secondo partito, la formazione anti immigrati del leader dell'estrema destra Geert Wilders.
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