Sport Mondiale Automobilismo (Mondiale)
Intervista al pilota Ferrari Charles Leclerc
L'uomo su cui Maranello ripone grandi speranze per la rinascita
«Non sono uno sveglia presto... Fino a poco tempo fa ero vergognoso, mi svegliavo alle undici, adesso ho anticipato alle nove e mezza». Il predestinato è anche un dormiglione. Non si direbbe a ripercorrere la vita breve, ma intensa di Charles Leclerc, l'uomo su cui la Ferrari ripone grandi speranze per la rinascita.
Dopo un 2019 da sogno è precipitato in un incubo chiamato SF1000, ma ha dimostrato di saper sguazzare anche nelle difficoltà, senza arrendersi mai, anzi cercando di trascinare la squadra fuori dalla crisi con i suoi colpi di genio. Qualche volta gli è andata bene, qualche altra volta ha combinato dei pasticci come in Austria e nel secondo Gran premio in Bahrain o in Turchia dove all'ultimo giro ha rovinato quella che poteva diventare una delle sue gare più belle. Prendere o lasciare. Leclerc è fatto così. «Deve imparare a gestire la sua irruenza» gli manda a dire Mattia Binotto. Ma è proprio quell'irruenza, quella capacità di inventarsi sorpassi unici che lo ha fatto diventare il predestinato. L'irruenza si può gestirla, non averla neppure può diventare invece una zavorra per i sognatori.
Sei davvero convinto che, nonostante la mancanza di pole e di vittorie, il 2020 sia stata una stagione migliore del 2019?
«Molto, molto meglio dell'anno scorso perché quest'anno ho perso molte meno opportunità dello scorso anno. È stato un anno molto difficile perché l'auto non aveva le performance che speravamo, ma sono stato molto più consistente e più spesso sono riuscito a dare il mio cento per cento».
Mattia dice che devi imparare a gestire l'irruenza...
«L'aggressività che mi è costata il podio in Turchia e mi ha portato all'incidente nella seconda gara in Bahrain è anche quella che mi ha permesso durante la stagione di ottenere dei risultati e fare tanti punti quando proprio non ce lo aspettavamo».
In che cosa credi di essere migliorato di più quest'anno? Nella gestione delle gomme?
«È stato proprio questo il grande step che ho fatto. Ho anche imparato ad aver pazienza dopo che all'inizio dell'anno volevo tutto subito perché cercavo a tutti i costi di riavere le performance dell'anno prima».
Sei sempre molto severo nel giudicarti. Che cosa hai imparato dagli errori di quest'anno?
«Ogni volta mi insegnano qualcosa di diverso. Con Seb in Austria ho capito che lui non mi poteva vedere perché era solo un mezzo sorpasso. Nella seconda gara in Bahrain ho sbagliato ancora, ma è stato diverso. Non serviva attaccare così per passare chi poi mi avrebbe ripassato comunque perché aveva una macchina migliore».
Meglio rischiare all'ultimo giro... in Turchia però hai rovinato una delle tue gare più belle proprio ala fine...
«Succede. Volevo finire più avanti possibile una gara che fin lì era stata molto buona... È stata una delle mie gare più belle e un errore così ci sta..., anche se sul momento, lo avete sentito alla radio, mi sono arrabbiato parecchio».
Qual è stato il momento più bello della stagione?
«Il giro in qualifica nella seconda gara in Bahrain. Perfetto».
Che cosa ti hanno insegnato questi due anni con Vettel?
«Vederlo lavorare con il team è stato utilissimo. Il suo modo di rapportarsi con la squadra, lavorare sui dettagli... E poi lui è velocissimo e mi ha spinto a dare il massimo ad ogni gara».
Come cambierà la tua vita con un compagno giovane come Sainz?
«Credo di aver capito ormai la differenza che può esserci in pista o fuori nel rapporto con il mio compagno. Credo che anche Carlos la veda come me. Quando chiudiamo la visiera vogliamo essere i più veloci...».
Lo conosci bene?
«Non ancora bene, ma credo che andremo d'accordo».
Si può avere un rapporto d'amicizia con gli altri piloti?
«Certo. Io faccio una grande differenza tra quello che succede in auto e quello che succede fuori. Un amico particolare è certamente Pierre (Gasly ndr) con il quale ho avuto sempre un grande rapporto prima di arrivare in F1...».
Hai sempre detto che a Hamilton invidi la consistenza. Credi ti sia superiore solo in questo o anche in altro?
«La consistenza, il modo in cui riesce sempre a estrarre il massimo dalla sua auto. È però una cosa che si può imparare».
E come ti senti rispetto agli altri giovani... Verstappen, Russell, Norris?
«Abbiamo tutti il talento per ottenere buoni risultati in Formula 1, poi tutto dipenderà da tante cose. Bisogna vedere come ci comporteremo quando avremo tutti una macchina per battagliare per il campionato».
Ai suoi tempi Enzo Ferrari diceva che macchina e pilota si dividevano i meriti di una vittoria al 50%... adesso è cambiata la percentuale?
«Le cose con il tempo sono cambiate, ma non credo siano così diverse... Uno non va senza l'altra... Però Lewis non vince solo perché ha la macchina giusta, ma perché è un pilota incredibile che ci mette sempre del suo».
Vero però appena Russell è salito sulla sua auto ha quasi vinto e l'avevi previsto.
«Credo che qualcuno avesse dei dubbi. Io avrei scommesso sulla sua vittoria e quando l'ho detto in tanti hanno riso... Conosco George dai kart e so quanto sia veloce. L'ho avuto come compagno nel 2011 e le cose non cambiano, anche 10 anni dopo se eri veloci lo resti».
Sei ancora così giovane però hai già dovuto sopportare delle perdite molto importanti come tuo papà, Jules Bianchi e Anthoine Hubert. Come ti ha fatto crescere il dolore?
«Con Jules ho avuto il primo choc, una cosa difficile da capire e accettare. La perdita di papà che mi aveva aiutato tantissimo per la carriera, mi ha fatto crescere tanto perché non averlo più vicino da un giorno all'altro mi ha caricato di responsabilità, facendomi crescere come persona. Con Anthoine poi è stato sconvolgente come con Jules... mi ha ricordato quanto sia pericoloso correre».
Quando hai visto le immagini del fuoco di Grosjean che cosa hai pensato? Si può aver paura?
«Paura di tornare in macchina no. Non l'ho avuta e non voglio averla. Però paura per lui sì».
Che inverno ti aspetta, ancora tanto simulatore o ti dedicherai un po' anche alla tua fidanzata?
«Cercherò di bilanciare le due cose... (Risata...). Mi prenderò un tempo off per lei e per riposarmi, poi...».
Quando capisci se una macchina è buona?
«Qualcuno dice che gli basta sedersi in auto e fare pochi giri... ma onestamente quello che conta è il cronometro e fino a che tutti non hanno spinto...».
Qual è la tua giornata tipo a Montecarlo?
«Quando finalmente mi alzo dal letto faccio colazione, poi penso all'allenamento fisico. O al mattino o al pomeriggio... Quando non mi alleno provo a vedere gli amici, la famiglia e sto con la mia ragazza».
Quando non l'hai chiusa fuori perché stavi giocando...
«È successo una volta, dai... e poi era lei ad aver dimenticato le chiavi».
Qual è il tuo rapporto coi social? Li gestisci da solo o hai chi lo fa per te?
«Mi piace gestirmeli perché li vedo come una cosa personale. Ma l'anno prossimo ci sarà una persona ad aiutarmi non per i post, ma per regalare più contenuti fotografici».
Non ti capita più di non essere riconosciuto dai tassisti come dopo la vittoria di Monza?
«Non so, non ho più preso un taxi... Però credo che le cose siano un po' cambiate».
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