Rubrica Lazio

Alla scoperta dei Dolmen di Pozzo del Diavolo

Per molti secoli la gente di Arsoli ha qui festeggiato i riti legati al passaggio delle stagioni

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La Valle dell’Aniene custodisce alcuni tra gli scorci più suggestivi del Lazio, e tra questi troviamo i Dolmen di Pozzo del Diavolo. Inoltre, i balzi delle acque, la vegetazione lussureggiante, ma anche gli antichi cenobi e i conventi posti a strapiombo sulle gole, affascinano da sempre il viaggiatore come fu per il vecchio paesaggio del Grand Tour.

Presso Arsoli, uno dei centri più interessanti della zona, dominato dalla mole del turrito Castello Massimo e circondato da boschi, ulivi e cipressi, questo scenario pittoresco assume tinte assolutamente singolari. Nelle immediate vicinanze del borgo medievale, infatti, tramite una breve passeggiata si può scoprire un angolo segreto e semi-sconosciuto.

I Dolmen o Rocce della Femmina Morta

Poco sotto la Via Tiburtina, quasi all’apice del Vallone Bagnatore, si ammira uno straordinario “fenomeno naturale”. Si tratta di due veri e propri torrioni calcarei, dalla forma snella e affilata, di circa 15 metri ognuno. Localmente noti come le “Rocce della Femmona morta”. Appaiono all’improvviso nel bosco, l’uno di fronte all’altro, seguendo il sentiero del “Pozzo del Diavolo”. Questo si svolge lungo una parte del corso del Torrente Bagnatore, tra orridi, speroni e massi rocciosi, cascatelle e lecci secolari.

Uno di questi “dolmen” ha la forma di una lama sguainata e borda il sentiero alla destra di chi lo percorre. L’altro, un po’ più alto e coperto alla base dalla fitta macchia, è davvero inquietante. Se ci si sofferma ad osservarlo bene ricorda vagamente un “Moai” dell’Isola di Pasqua. Sembra, del resto, scolpito dalla mano dell’uomo e, guardandolo di profilo, vi si riconoscono chiaramente un occhio (formato da una cavità), il naso, la fronte, la bocca con tanto di labbra, ed il mento. Il tutto coronato da un misterioso berretto che lo fa sembrare una specie di stregone. Molte leggende popolari sono legate a questo luogo, fortemente caratterizzato dal carsismo, che vi ha formato grotte e inghiottitoi (tra cui quello che ha dato il nome allo stesso sentiero).

La leggenda dei Dolmen di Pozzo del Diavolo

C’è chi afferma, sulla scia di vecchi racconti, che si tratti di due demoni maledetti o di due amanti tramutati in pietra per volere divino, stranamente insieme al loro cagnolino (che corrisponderebbe al piccolo torrione mozzato che si intravede affianco al dolmen più grande); ma c’è invece chi pensa che siano antichissime sculture degli equi (popolo che abitava queste terre in epoca pre-romana) con una valenza di tipo religioso od astronomico.

Per molti secoli, del resto, la gente di Arsoli ha qui festeggiato i riti legati al passaggio delle stagioni. L’emozione, quando si arriva alla fine del percorso, è ad ogni modo indescrivibile. Mentre lo sguardo spazia, dall’alto, sulla selvaggia forra scavata dal Bagnatore, struggente è l’immagine dei due guardiani di pietra. Questi, per l’eternità fisseranno quel panorama superbo ed incanteranno il visitatore che venga a fargli visita.

Come visitare i Dolmen di Pozzo del Diavolo

La visita ai Dolmen di Pozzo del Diavolo è libera. L’itinerario (segnato da tabelloni e bordato da una staccionata), tra andata e ritorno è lungo circa 2 km e richiede un paio d’ore. È abbastanza ripido e presenta un dislivello di quasi 300 metri. Si raccomanda di fare attenzione ad alcuni tratti un po’ esposti. Ricordiamo che il Sentiero del Pozzo del Diavolo è a volte chiuso per lavori di ripristino e manutenzione. È possibile però ammirare ugualmente i dolmen e la forra del Bagnatore dall’alto, affacciandosi con cautela dalla Via Tiburtina. Il punto migliore si trova all’altezza di una curva presso un piccolo spazio per parcheggiare (a destra). Questo è raggiungibile proseguendo poche centinaia di metri dopo l’abitato (qui è peraltro l’ingresso superiore del sentiero natura).

Notizia tratta da lazionascosto.it
© Riproduzione riservata
22/06/2020 05:12:19


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