Tonino Guerra e l’Erbhosteria di Rofelle
Il primo incontro con Tonino
Quell’ultimo giorno di giugno del ’64, lo ricordo come fosse ieri, fu un giorno speciale, uno di quei giorni che rimangono impressi nella mente per tutta la tua vita Ultimo giorno delle scuole elementari e ultimo giorno della prova d’esame, poi sarei passata alle Scuole Medie. Ero elettrizzata e soddisfatta per il buon risultato. All’interno del giardino che circondava l’edificio scolastico giocavo felice con i miei compagni di scuola, quando all’improvviso qualcosa rapì la mia attenzione: al di là della strada un gruppo chiassoso di persone si stava avvicinando alla vecchia osteria della mia famiglia. Come si può ben immaginare il piccolo borgo di Rofelle, terra aretina ma di confine tra Toscana, Emilia Romagna e Marche non era molto frequentato e qualsiasi novità in tema di visitatori erano motivo di interesse.
Per questo motivo e, considerato che la curiosità è stata da sempre una mia caratteristica, senza pensarci due volte, trafelata e senza alcun indugio, mi misi a correre in direzione di quel gruppetto, ansiosa di conoscere l’identità di quelle persone così allegre.
Non mi notarono, tanto erano concentrati nel loro chiacchiericcio , ragione per cui mi intrufolai fra loro e sgusciando tra l’uno e l’altro riuscii a percepire il sussurro di un nome pronunciato da un signore alto dai capelli bianchi: Monica. Monica vieni qui, Monica guarda qui, Monica stai attenta a non cadere.
E lì mi partì un’intuizione illuminante che mi fece capire che quella bella signora bionda e dalla voce un po’ rauca era proprio Monica Vitti famosa attrice e il signore con i capelli bianchi altri non era se non Michelangelo Antonioni il regista dell’incomunicabilità.
Mi ci volle poco tempo per il riconoscimento anche degli altri componenti del gruppo: Tonino Guerra, Michelangelo Antonioni, Bernardo Bertolucci, Carlo di Palma,
In seguito venni poi a sapere che altri non erano che il regista, lo sceneggiatore, il protagonista e il responsabile alla fotografia del film ‘Deserto Rosso’, film che poi vinse il Leone d’oro al Festival di Venezia. Tonino Guerra li aveva portati in giro per la Valmarecchia, per far loro conoscere questa terra così aspra, ricca di torri bizantine e antiche chiese, di tradizioni e di storia, di guerre e battaglie sanguinarie, ma anche di buona cucina.
Questo fu il mio primo incontro con il Maestro Tonino Guerra e di quel giorno il ricordo più bello fu il mio lungo dialogo con Monica Vitti, parlammo di tante cose, del mio sogno recondito di fare la ballerina di danza classica e delle mie scarpe rovinate sulle punte, perché mi allenavo con quello che avevo. Parlammo dei suoi film e dei suoi personaggi. Ricordo la mia mamma agitatissima che tirava la sfoglia e che era più interessata alle sue tagliatelle che ai personaggi famosi che avevamo ospiti e ricordo ancora mio padre Augusto che infilava la lepre nello spiedo del vecchio girarrosto meccanico, alternandola con patatine e pezzettini di pane.
Ricordo anche che, mentre la carne si cuoceva sul focolare, il gruppo si era spostato in cantina dove, tra l’odore acre di vino e il forte odore degli insaccati appesi, mio padre affettava a mano il nostro prosciutto di casa, fatto stagionare per lungo tempo. Non faceva in tempo a farne una fettina, che le mani impazienti degli illustri ospiti, guidate da una fame prorompente, s’infilavano vicino alla lama facendogli esclamare ‘state attenti altrimenti vi affetto le dita’. E tutti giù a ridere divertiti a cominciare da mio padre.
Da quel giorno in poi non seppi più niente del Maestro se non che era a Roma ed era famoso. Poi, un giorno di ottobre del 1985, ricomparve all’improvviso a Rofelle, insieme all’Avv. Gianluigi Berti. Era una di quelle giornate soleggiate e miti in cui ti sembra che l’estate non se ne voglia andare e l’autunno stenti ad arrivare.
-L’aspettavo – gli dissi rivolgendomi al maestro ancora sul ciglio della porta e lui, dopo un attimo di sorpresa per questa affermazione, sorridendo riprese il discorso lasciato ventuno anni prima , come se il tempo intermedio non fosse esistito. Da quel momento ebbe inizio la seconda parte e secondo me la più importante, per il rapporto di amicizia tra Tonino Guerra e l’Erbhosteria di Rofelle. Fu lui a coniare il nome del ristorante.
Un rapporto costante che perdurerà per quasi dieci anni. Un periodo ricco di incontri importanti, perché al Maestro piaceva portare personaggi famosi a mangiare a Rofelle , consapevole che questo avrebbe accresciuto il nome del locale, ma fatto anche di momenti densi di emozioni soprattutto quando veniva da noi in famiglia solo o con suo figlio Andrea o con Lora sua moglie. Allora tutto diventava magico e indimenticabile.
Ogni domenica mi chiamava e mi chiedeva se c’era stata gente a pranzo, se avevamo lavorato bene e se avevamo guadagnato abbastanza. Ma la sua premura non si fermava a questo. Spesso mi chiamava per dirmi che aveva mangiato una cosa buona e cercava di descrivermela. Ricordo che un giorno mi telefonò per dirmi che aveva mangiato delle patate ripiene dal sapore meraviglioso e si era fatto dire pressappoco come erano fatte per poi passarmi questo piccolo segreto.
Tonino Guerra era anche questo: non tralasciava niente, nemmeno le piccole cose e per questo motivo ti sentivi che facevi parte del suo mondo, che diventava anche il tuo. Egli ha saputo scovare e valorizzare negli abitanti della Valmarecchia la creatività insita in ogni persona, che fosse un contadino o una massaia, che fosse un falegname o un oste. Di tutti ha fatto artisti e ha insegnato a vedere e non a guardare , con altri occhi la bellezza di questa valle.
Amava la crema di porcini, un piatto delicato che l’Erbhosteria propone ancora e che ha tutto il sapore della montagna e della terra. Amava i piatti semplici e non elaborati, era curioso ma parco e moderato.
Non poteva mangiare tutto per motivi di salute e allora quando un piatto era troppo pesante : assaggialo tu- mi diceva- così mi sembrerà di averlo mangiato anch’io. -. Le erbe e i fiori in cucina lo incuriosivano, ma tante volte mi sono chiesta se gli piacessero davvero o se piuttosto affermasse di amarli per farmi piacere o per incoraggiarmi a raccontare le storie che queste creature si portavano dietro. Si divertiva e ascoltava. Ascoltava curioso e prendeva . Tutto quello che sentiva lo prendeva per farne patrimonio della sua arte.
Scritto da Mara Valentini nel libro "TONINO GUERRA, IL CIBO E L'INFANZIA" scritto da Graziano Pozzetto e edito da "Il Ponte Vecchio"
Mara Valentini
Mara Valentini - Mara Valentini è nata e cresciuta a Rofelle, frazione del Comune di Badia Tedalda, e in questo contesto, ha imparato ad amare la terra e il mondo delle piante e dei fiori. Dopo esseri diplomata al Liceo Scientifico di Sansepolcro, si è laureata presso l’ Università di Urbino. Ama cambiare, intraprendere nuove sfide in un rinnovamento continuo. Da sempre impegnata in politica, per combattere le ingiustizie e difendere i più deboli. Nel 1989 è cominciata la sua storia nella Repubblica di San Marino, dove è stata Direttore generale del Dipartimento “Istruzione, Cultura e Università”. Membro CAHDPH Rights of Persons with Disabilites dal 2007 al 2016 presso il Consiglio d’Europa, Rappresentante della Repubblica di San Marino nel Committee of Experts on the Rights of People with disabilites (DECS-RDP), Council of Europe Strategy on the Rights of Persons with disabilites (2017-2023) a Strasburgo. Nella XXIX Legislatura è stata Parlamentare della RSM poi Commissario della Commissione Parlamentare I - Affari Istituzionali, Pubblica Amministrazione, Affari Interni, Protezione Civile, Giustizia, Istruzione, Cultura, Università e Ricerca Scientifica, poi Commissario della Commissione Parlamentare IV - Sanità, Sport, Territorio e Ambiente. Sindaco di Governo. Membro (UIP) Unione Internazione Parlamentare a Ginevra. Capo Delegazione (PAM) Parliamentary Assembly of the Mediterranean delle Nazioni Unite. Tra le sue passioni, la scrittura e la cucina: collabora con la rivista “Giardino Antico” dove ha una sua rubrica personale dal titolo “La cucina delle foglie”.
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