Ergastolo per lʼassassino dellʼitalo-senegalese uccisa a Manchester
Il padre della vittima: "Sono soddisfatto della sentenza, ma nessuno mi riporterà mia figlia"
E’ stato condannato all’ergastolo Mustapha Dia, ritenuto colpevole dell’omicidio di Lala Kamara, la 26enne bresciana, di origini senegalesi, uccisa il 9 marzo a Manchester, dove cercava lavoro come infermiera. L'imputato, un 22enne senegalese, era il fratello del fidanzato della vittima e ha confessato di averla strangolata perché sorpreso a rubare in casa. Alla sentenza, il padre della giovane ha commentato: "Sono soddisfatto della giustizia britannica, ma nessuno mi riporterà mia figlia".
La ragazza era stata trovata senza vita nell’appartamento che condivideva con delle amiche nel quartiere di Denton Court. L’assassino aveva problemi di tossicodipendenza e durante il processo ha confessato di aver cercato di rubare a Lala un tablet e del denaro. Quando è stato scoperto, prima l’ha minacciata con un coltello per farsi dare la password del suo conto online, poi l’ha uccisa. Poche ore dopo l'omicidio Dia è stato arrestato e accusato di omicidio volontario.
Inizialmente, era stato fermato dagli inquirenti anche il cugino dell'assassino, un 25enne, che però è stato scagionato nel corso delle indagini per insufficienza di prove.
Prima di trasferirsi in Gran Bretagna nel 2016, Lala Kamara viveva con la sua famiglia in provincia di Brescia. Nel Regno Unito voleva coronare il suo sogno di diventare infermiera. Il giorno successivo alla sua morte avrebbe dovuto iniziare a lavorare in ospedale dopo aver completato gli studi e vinto un concorso.
Il padre della vittima, che ha seguito tutte le fasi del processo, ha dichiarato al Giornale di Brescia di essere soddisfatto della sentenza, anche se, ha concluso, "nessuno mi riporterà la mia Lala".
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